Castellammare, straordinari rinvenimenti archeologici: ecco di cosa si tratta. I reperti emersi durante i lavori della linea Eav

Due vasche di epoca romana sono emerse a Castellammare di Stabia durante i lavori di raddoppio della linea Eav, ovvero di quella che sino pochi anni fa era la ferrovia Circumvesuviana. Il ritrovamento è avvenuto tra le stazioni di via Nocera e di Castellammare di Stabia, e dunque proprio sotto la collina di Varano. Quindi, basta scavare nell’area Vesuviana. Basta scendere qualche metro sotto terra per ritrovarsi di fronte alla Storia, per ritrovarsi davanti a quello che il Vesuvio quasi duemila anni fa sotterrò sotto milioni di metri cubi di cenere e lapilli.

Castellammare, straordinari rinvenimenti archeologici: ecco di cosa si tratta. I reperti emersi durante i lavori della linea Eav

Secondo gli esperti le vasche sarebbero elementi di un sistema di captazione delle acque di falda. Elementi databili al I secolo dopo Cristo e più dettagliatamente agli anni tra il 60 e il 65 d.C. Ovvero a quel periodo storico in cui si verificò il grande terremoto di origine vulcanica: 5 febbraio 63, allorché quasi tutta la piana vesuviana venne sconvolta dal sisma (era il Vesuvio che dava il primo segno del suo risveglio) che produsse distruzione e morti un poco dappertutto. Persino Napoli venne raggiunta dallo sciame, registrando il crollo di monumenti e edifici.

Fu in quella occasione che Nerone, mentre cantava nel teatro di via dell’Anticaglia, si vide tremare la terra sotto i piedi e assistette impotente alla fuga precipitosa dei suoi tifosi. Un dato, però, è certo. I reperti so trovano proprio al di sotto di quelle che molti metri più in alto sono le Ville della collinetta di Varano, le ville di otium della Stabiae romana: Villa San Marco e villa di Arianna. Intanto, i lavori per il raddoppio del binario, il cui costo complessivo dovrebbe arrivare a circa cento milioni di euro, dovranno necessariamente rallentare, se non proprio bloccarsi, per consentire indagini approfondite.

Dove si rinviene un manufatto archeologico ce ne stanno altri

E questo, con tutto quanto ne consegue: ritardi e spese aumentate. Anche perché la logica vuole che dove si rinviene un manufatto archeologico ce ne stanno altri. Di quale natura, potrebbero essere non si riesce a intuire. Sull’importanza, invece, nessuno osa discutere. Quando emerge un reperto archeologico c’è sempre tutta una storia da indagare e da raccontare. E quel reperto, fosse anche un pezzo di legno va a riempire la sua casella nel grande puzzle della storia del territorio e degli uomini che lo hanno abitato. Quella storia che gli archeologi, i vulcanologi e gli storici tentano di ricostruire, giorno dopo giorno.

Donazione sostieni il Gazzettino Vesuviano
Condividi
PrecedenteA Nola l’evento di divulgazione scientifica “Le Stem al Carducci”
Successivo“Alla Corte del Gusto”: nasce il Polo delle Dieta Mediterranea a Palma Campania
Il giornale “il Gazzettino vesuviano”, fondato nel 1971 da Pasquale Cirillo e attualmente diretto da Gennaro Cirillo, si interessa principalmente delle tematiche legate al territorio vesuviano e campano; dalla politica locale e regionale, a quella cultura che fonda le proprie radici nelle tradizioni ed è alla base delle tante associazioni e realtà che operano sul territorio.Siamo impegnati a garantire la massima qualità e la massima integrità nel nostro lavoro giornalistico. Ci impegniamo a mantenere alti standard etici e professionali, evitando qualsiasi conflitto di interesse che possa compromettere la nostra indipendenza e la nostra imparzialità.Il nostro obiettivo è quello di fornire ai nostri lettori notizie e informazioni affidabili su una vasta gamma di argomenti, dalle notizie di attualità ai reportage approfonditi, dalle recensioni ai commenti e alle opinioni. Siamo aperti a suggerimenti e proposte dai nostri lettori, e ci impegniamo a mantenere un dialogo aperto e costruttivo con la nostra community.