Si interrompe il trend positivo del Napoli, che aveva avuto inizio l’8 gennaio a Genova contro la Sampdoria ed è proseguito fino a stasera, con la Lazio che espugna il Maradona in una partita maledetta, dai contorni di quel match contro l’Inter.

Vittoria di misura da parte dei biancocelesti, con un guizzo da favola di Vecino, l’uomo meno atteso, che ammutolisce Fuorigrotta in un momento di dominio del Napoli.

Sarri ha la meglio sull’amico Spalletti in un match molto fisico, disputato bene dalla Lazio: a differenza del solito, gioco offensivo e tanto fisico, una qualità che crea non pochi problemi al Napoli. E una delle pochissime occasioni dei capitolini viene trasformata in rete.

E’ una sconfitta che può sembrare indolore per il Napoli, che comunque si tiene stretto un vantaggio di almeno 15 punti. E’ una sconfitta che può essere vista come un incidente di percorso, e, per carità, a tutti capitano.

Ma una cosa è certa: non deve suonare come un campanello d’allarme o chissà quale guaio, d’altronde una sola sconfitta dopo una striscia positiva non è il preludio dell’Apocalisse. Serve solo lavoro da parte degli azzurri, che faranno tesoro degli errori di stasera in vista del prossimo impegno contro l’Atalanta.

Infatti contro i bergamaschi si prevede un’altra partita sulla falsariga di quella giocata stasera: è risaputo che la Dea è solita giocare un calcio aggressivo, consentito dall’ottima fisicità dei suoi giocatori. Spalletti avrà da lavorare in settimana per perfezionare i dettagli in più che sono mancati stasera.

La partita ha preso i contorni di un match stregato, uno di quelli che perdi per colpa del destino. Mettici poi un gioco macchinoso e qualche errore di troppo, contro una Lazio così ben organizzata i tre punti non vengono fuori come ci si era abituati da tempo.

Con la sconfitta di stasera il Napoli spezza una serie di imbattibilità al Maradona di quasi 11 mesi: gli azzurri non perdevano in casa da quella partita che ancora oggi fa molto male, in cui Cabral e la Fiorentina stesero i partenopei in piena corsa Scudetto. Dopo 327 giorni, arriva una battuta d’arresto casalinga per il Napoli in campionato.

La Lazio gioca bene solo il primo quarto d’ora, in cui sfiora il gol dello 0-1 dopo soli 5 minuti dagli sviluppi di un calcio di punizione: Di Lorenzo compie un miracolo e toglie letteralmente la palla dalla porta.

Poi il famoso sarrismo svanisce per lasciare spazio ad un Napoli timido, che in punta di piedi inizia a carburare per creare qualche timida occasione. Diversi spunti interessanti, ma poca concretizzazione, complice una grande difesa della Lazio.

Kvaratskhelia prova più volte ad esaltarsi sulla fascia, sbattendo contro i sontuosi Marusic e Patric. Copione simile sulla fascia opposta, dove Lozano e successivamente Politano trovano l’opposizione dell’ex Hysaj, a dir poco statuario. Osimhen non viene praticamente mai innescato decentemente.

Nella ripresa il Napoli è un fiume in piena, che però non sfocia mai in mare: il gioco c’è, ma alla fine si rivela decisamente sterile. E poi arriva il missile terra-aria di Vecino, un gol di pregevole fattura, di rara potenza e bellezza.

Da lì in poi la Lazio smette definitivamente di affacciarsi alla porta di Meret, riconsegnando la palla al Napoli e giocando con il cronometro. Spalletti getta nella mischia tutte le sue carte, Simeone, Elmas, Politano e Ndombele assieme a Osimhen e Kvaratskhelia, ma il riscontro è deludente.

Sotto la pioggia e alcuni fischi del Maradona arriva il triplice fischio di Pairetto, che condanna quindi i partenopei alla seconda sconfitta stagionale. In questo momento i punti di vantaggio sul secondo posto sono 17: la Lazio è “in testa”, per così dire, in attesa dell’Inter, che ospiterà a San Siro il Lecce.

Legittimo dispiacersi, ma non è assolutamente una tragedia. Cercando di spiegarsi il perchè di questa brusca frenata, c’è un solo ordine: NON METTERE PRESSIONE AL NAPOLI E NON PARLARE DI CALO. Anche dopo la sconfitta con l’Inter si pensava all’ennesima catastrofe, poi si sa come è andata a finire, no?

Giuseppe Garofalo

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