Per alcuni giorni, all’inizio della settimana passata, i pensionati, ovvero coloro i quali, considerata la loro quotidiana, impegnata e ostinata presenza in piazza Pace, evitano di far venire al boschese che passa da quelle parti l’idea di ritrovarsi in una sorta di cimitero, tanto è lo squallore del luogo, i pensionati, si diceva, si sono lungamente interrogati, perplessi, su cosa fosse quella “papera che sta ncuollo a na signurina”, soggetto di un murale si stava realizzando sulla parete del Palazzo che affaccia sulla “square” cittadina.
“Na papera ncuollo a na signurina”
Nessun problema, però, perché, alla fine, le spiegazioni, i chiarimenti richiesti, sono arrivate. Le ha date qualcuno di quelli che “masticano” un poco di mitologia e di storia antica. E che con parole semplici ha dovuto chiarire al pensionato curioso, e dubbioso, che si stava mettendo su parete la famosa leggenda che vede Giove, il padre degli dei, “ travestito“ – si può dire? – da cigno, mentre si faceva il movimento con la giovane e bella regina di Sparta, Leda. Insomma… la concupiva.
Il tutto inserito nel contesto degli argenti, pure loro da disegnare e pittare, che fanno parte del Tesoro di Boscoreale ma che sono in mostra permanente a Parigi, perché colà venduto da chi il tesoro lo ritrovò nelle sue proprietà, visto che lo Stato, all’epoca, non volle cacciare una lira per comprarselo, come le vigenti leggi stabilivano.
Ora, senza nulla togliere alle indubbie qualità professionali e artistiche con le quali è stato realizzato il manufatto, quello che viene subito da considerare è lo sconcerto, e pure un poco di rabbia, che accomuna, oltre ai pensionati e a una buona e consistente fetta dei boschesi, tanto le associazioni culturali cittadine, come pro loco e simili, quanto un mezzo plontoncino formato da politici di maggioranza e opposizione.
Fatti salvi i pochi influencer della mutua e i supporter di bocca buona che si stanno spellando le mani per gli applausi, per il resto è un vero e proprio pianto greco.
Nessuno, tra quelle associazioni, dicono i loro responsabili, è stato informato di quanto si stava andando a realizzare. Né, tantomeno, si sono interpellati gli studiosi cittadini, e ve ne sarebbero, che di quel tesoro sanno tutto e sul hanno scritto altrettanto di tutto e di più.
E nemmeno è stato fatto un progetto nel quale si prevedeva il bando per un concorso di idee finalizzato alla messa in cantiere di un’opera d’arte, su spazio pubblico: la parete del palazzo comunale è della cittadinanza e non dell’amministrazione, che fosse identitaria per la città.
Insomma quel murale, che pare non piacere a nessuno – sempre fatti salvi i sopradetti “influencer della mutua”, gli altri di “bocca buona” e qualche acchiappaclick di giornata – sembra più essere stato dettato dalla ferma volontà di dimostrare, nell’imminenza delle elezioni amministrative, che la politica ha fatto qualcosa per lasciare traccia di sé nella “ridente” (come scrivono sempre loro) cittadina vesuviana. Anche se, a detta tanto delle opposizioni quanto da consistenti frange dei sostenitori (o ex?), si è trattato di risorse monetarie (20 mila e passa euro) che si sarebbero potute impiegare in altre e più interessanti e condivise iniziative. Ma tant’è.
La traccia, il solco che divide la politica attuale da quelle precedenti sta là. Immobile, e per chi sa quanto, sulla bella parete del Palazzo. Una parete che i visitatori e i turisti, che certo arriveranno in carovane di bus e pullman a Boscoreale, potranno ammirare al costo di un caffè che sicuramente prenderanno in uno dei bar che affacciano sulla piazza. Ovviamente, dopo il rituale selfie con la “papera ncuollo a na signurina” da portarsi a casa per ricordo. E da mettere sui social. Tik Tok e pure Tak.