Scavi di Ercolano, è nuovo allarme occupazione, sono a rischio circa 40 posti di lavoro. Il caso, adesso, arriva in Parlamento. Un’interrogazione ad hoc presentata dai deputati del M5s, Caramiello e Amato, è stata infatti rivolta al Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano.

A sollevare l’ennesimo sos lavoro, sia presso il Parco archeologico di Ercolano che di Pompei, è l’ultimo bando di gara che, a stretto giro, affiderà in concessione integrata i servizi di accoglienza, informazione e orientamento per il pubblico, bookshop e biglietteria a società esterne (vedi precedente link all’articolo pubblicato sul nostro portale, ndr). Le società subentranti presso il Parco di Ercolano, secondo Domenico Blasi, rappresentante sindacale Usb, non garantirebbero gli attuali livelli “stipendiali e salariali”.

Scavi di Ercolano, è nuovo allarme occupazione: sono a rischio circa 40 posti di lavoro

Un allarme condiviso, oggi, dai parlamentari % Stelle: “La società Opera Laboratori Fiorentini, che gestisce i servizi aggiuntivi di molti siti archeologici e culturali italiani (dalla biglietteria elettronica fino al call center multilingue, ndr), ad oggi impiega circa 50 unità presso gli Scavi di Pompei ed il Parco archeologico di Ercolano. Le maestranze sono legate ad un contratto di lavoro a tempo pieno ed indeterminato, con uno stipendio medio corrispondente al IV livello d’inquadramento, con annessi scatti d’anzianità”.

Eppure, con determina del 12 gennaio 2023, Consip spa, per conto del Ministero della cultura, ha deliberato di affidare in concessione i servizi museali integrati presso il Parco Archeologico di Ercolano. “Tuttavia – spiegano sempre Caramiello e Amato nell’interrogazione ad hoc rivolta al ministro competente – come denunciato dall’organizzazione sindacale Cobas Lavoro Privato, che rappresenta molti dipendenti della società Opera Laboratori Fiorentini, il disciplinare di gara garantirebbe il cosiddetto ‘passaggio di cantiere’ solo ad 8 lavoratori del precedente concessionario, un numero esiguo rispetto al perimetro delle attività gestite dal prossimo concessionario.

“Un percorso di stabilizzazione dei lavoratori in oggetto”

Risulta che, in data 27 gennaio 2023, a seguito di un incontro avuto col direttore del Parco archeologico di Ercolano, i lavoratori in oggetto, che contano un’esperienza ventennale, non hanno ricevuto esaustive rassicurazioni circa il loro futuro occupazionale“. Da qui, poi, l’ultima richiesta al ministro Sangiuliano: “Chiediamo al Ministro se, al fine di garantire gli attuali livelli occupazionali, condivida l’opportunità di sostenere un percorso di stabilizzazione dei lavoratori in oggetto, attraverso procedure selettive per l’internalizzazione dei servizi, dando seguito ad analoghe iniziative intraprese da altri Ministeri”.

Ad Ercolano, del resto, è già scattata la minaccia dello sciopero. “Riteniamo che l’unica soluzione per garantire l’attuale occupazione nel Parco Archeologico di Ercolano e di Pompei – si legge nell’ultima nota di protesta firmata da Domenico Quintavalle (Esecutivo Cobas) – sia l’avvio di un naturale e logico percorso di stabilizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori che operano da decenni in appalto, attraverso procedure selettive per la internalizzazione dei servizi e, quindi, l’assorbimento di questi lavoratori negli organici del ministero”. Sono circa 50 – tra Pompei ed Ercolano – i dipendenti della società Opera Laboratori Fiorentini che, al momento, occupano in regime di appalto i servizi di biglietteria, accoglienza, guardaroba e visite guidate.

La situazione, a detta dei sindacati, rasenterebbe il dramma occupazionale

“Comprendo le preoccupazioni che questa nuova gara possa procurare – ha già risposto ai sindacati il direttore del Parco di Ercolano Sirano – questa gara è nata, in primis, da un obbligo di legge”. La situazione, a detta dei sindacati, rasenterebbe il dramma occupazionale. A diminuire, inoltre, sono anche le spese complessive in termini di competenza autorizzate dal disegno di legge di bilancio 2023-2025 per lo stato di previsione del Mic – Ministero della cultura, che infatti presentano un decremento in termini assoluti pari a 63,5 milioni di euro, ossia a 58,6 milioni in termini di spese finali. Si tratta di un’ulteriore riduzione della quota percentuale designata all’ambito culturale, che si abbassa dallo 0,5% del 2022 allo 0,4% della spesa finale del bilancio statale del 2023.

Salvatore Piro

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