L’alcol denaturato di illecita provenienza estera era apparentemente destinato alla sanificazione ma in realtà utilizzato per produrre bottiglie di liquore contraffatte: c’è anche questo retroscena nel blitz che questa mattina ha portato all’arresto di 12 persone, al sequestro di 250mila euro e all’apposizione dei sigilli a sei fabbriche nelle province di Napoli e Salerno. L’operazione è stata effettuata dalla guardia di finanza e dagli uomini Ispettori dell’Ispettorato Centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari (Icqrf) del ministero dell’Agricoltura.
Alcolici e olio d’oliva contraffatti, sgominata associazione a delinquere nelle province di Napoli e Salerno: 12 arresti
Le forze dell’odine hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali e reali emessa dal gip del Tribunale di Napoli Nord, su richiesta della Procura della Repubblica. Tre persone sono finite in carcere e nove ai domiciliari. Per loro le accuse sono di adulterazione e contrabbando di prodotti alcolici, sottrazione all’accertamento ed al pagamento dell’accisa sull’alcool e sulle bevande alcoliche, frode in commercio, ricettazione, autoriciclaggio, trasferimento fraudolento di valori, contraffazione di marchi, segni distintivi e valori di bollo in associazione tra loro.
Sono stati sottoposti a sequestro un liquorificio di Giugliano in Campania, una tipografia di Cava de’ Tirreni, una casa vinicola di Pagani e tre opifici clandestini siti in Sant’Antimo, Sarno e Pagani, per un valore stimato di oltre 10 milioni di euro. In precedenza, nel corso delle indagini, erano state sottoposte a sequestro, tra l’altro, circa 22mila bottiglie di bevande alcoliche varie, 650 bottiglie di champagne contraffatto, 900 bottiglie di olio recanti segni distintivi falsi, 800 bottiglie di liquore e di grappa risultate oggetto di furto e oltre 300mila contrassegni di stato contraffatti, nonché punzoni e cliché necessari per la produzione di etichette tipiche di champagne e distillati di pregio, prodotti da note marche nazionali ed internazionali.
Il sodalizio ha sfruttato il contesto emergenziale connesso alla pandemia
Il sodalizio criminale strutturato aveva ramificazioni anche al di fuori della regione Campania, ed era formato da soggetti pluripregiudicati che interagivano tra loro mediante un ben collaudato modus operandi. In particolare è stato possibile accertare come l’associazione per delinquere, attiva tra le province di Napoli e Salerno, anche sfruttando il contesto emergenziale connesso alla pandemia da Covid-19, si sia procacciata ingenti quantitativi di alcool denaturato di illecita provenienza estera, mediante la predisposizione di documenti di trasporto falsi e l’utilizzo di società fittiziamente intestate a terzi, al fine di introdurre nel territorio dello Stato, in regime di contrabbando, un prodotto in apparenza destinato alla sanificazione.
L’alcool denaturato di provenienza illecita veniva poi impiegato per la realizzazione di bevande alcoliche contraffatte ed adulterate, che venivano realizzate all’interno di opifici clandestini (ubicati in Sant’ Antimo, Sarno e Pagani) presso cui avveniva anche la materiale contraffazione del prodotto, attraverso l’utilizzo di materiale falsificato utile all’imbottigliamento (segni distintivi, tappi ed etichette). Le bevande contraffatte ed adulterate dall’associazione venivano, poi, immesse in commercio in evasione dell’Iva e dell’accisa sui prodotti alcolici, attraverso attività di vendita realizzate in favore di cantine, distillerie, grossisti e rivenditori al dettaglio siti in Campania, Puglia e Calabria.
Materie prime non idonee al consumo umano e pericolose per la salute
Le analisi chimiche eseguite dai laboratori dell’Icqrf sulle bottiglie sottoposte a sequestro hanno permesso di rilevare un titolo alcolometrico diverso da quello riportato nelle etichette apposte sui prodotti. Oltre a far emergere l’aggiunta di materie prime non idonee al consumo umano e pericolose per la salute, riconducibili ad un mercato occulto e parallelo. Le sostanze nocive riscontrate all’interno delle bevande commercializzate dall’associazione (alcool ¡sopropilico e metiletilchetone) sono tipiche, infatti, della composizione dell’alcool destinato alla produzione di disinfettanti chimici, sicché si tratta di sostanze non utilizzabili nel ciclo produttivo dei prodotti alimentari.
In un caso, la manipolazione dei vini spumanti e degli alcolici sequestrati è avvenuta rimuovendo i sigilli apposti ad una cisterna sequestrata in precedenza dall’autorità giudiziaria, sottraendo l’alcool ivi contenuto e sostituendolo con quello denaturato fornito dagli associati, avente requisiti fisici ed organolettici non idonei allo scopo commerciale. L’articolata attività investigativa ha evidenziato, inoltre, la contraffazione dei contrassegni di stato che devono essere apposti per legge sui prodotti alcolici, in quanto i tagliandi utilizzati dall’associazione venivano materialmente contraffatti da una stamperia gestita da un coindagato, il quale si occupava di realizzare contrassegni che recavano plurime difformità rispetto a quelli originali, come accertato dalle perizie redatte dal personale appartenente all’Istituto Poligrafico Zecca dello Stato.
L’attività illecite di falsificazione di bottiglie di champagne
Gli esiti delle indagini hanno fatto emergere non solo la produzione di bevande contraffatte contenenti alcool lavorato con materie pericolose per la salute umana, ma anche attività illecite di falsificazione di bottiglie di champagne apparentemente recanti nomi di noti marchi internazionali; bottiglie che, pur esponendo abusivamente il marchio Dop, in realtà contenevano solo vino spumante “generico”, e recavano etichette prive delle indicazioni prescritte dalla normativa europea di settore.
In alcuni casi, peraltro, le bottiglie immesse in commercio dagli associati costituivano provento di furto, come certificato dalle case madri produttrici delle bevande alcoliche rinvenute nella disponibilità dell’associazione. Le attività di perquisizione e sequestro eseguite nel corso dell’indagine hanno consentito di riscontrare, altresì, la realizzazione è l’immissione in commercio di olio d’oliva non genuino e non conforme agli standard tipici di tale alimento. In particolare, gli accertamenti tecnici sul contenuto delle bottiglie rinvenute all’interno dei locali nella disponibilità degli indagati hanno dimostrato che, a dispetto della dicitura “olio d’oliva”, esse contenevano in realtà olio di semi.
L’olio d’oliva era in realtà olio di semi
La falsità di tale alimento non atteneva solo alla natura ed all’origine, ma anche al confezionamento del prodotto, poiché l’olio di semi era inserito in bottiglie apparentemente identiche a quelle prodotte e commercializzate dalle rispettive case madri, sulle quali erano anche apposte etichette false. Oltre alla dubbia qualità delle materie prime impiegate, sia per proprietà organolettiche che per ignota provenienza, l’utilizzo di etichettature con la mendace indicazione “Made in Italy” e la falsa indicazione di origine delle merci impedivano al consumatore, al momento dell’acquisto, di ricevere le necessarie informazioni sulla esatta provenienza e composizione dei prodotti.
Il sodalizio oggetto d’indagine ha, inoltre, provocato un ingente danno al tessuto imprenditoriale lecito ed all’Erario, in quanto l’acquisto di alcool in regime di contrabbando e l’assenza di costi relativi ai controlli di qualità consentiva di praticare prezzi di vendita illecitamente concorrenziali, in ragione dell’evasione dell’accisa conseguente all’utilizzo di alcool non gravato da tale imposta, stante la formale denominazione di alcool denaturato funzionale alla sanificazione.
Francesco Ferrigno