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Castellammare, funzionava così il supermarket della droga nel centro antico: l’inchiesta dell’Antimafia

Un supermarket della droga in vico Licerta, nel cuore del centro antico di Castellammare di Stabia, gestito dal gruppo Vitale. E proprio questi ultimi, meglio conosciuti come i “mariuoli”, pagherebbero una sorta di tassa ai D’Alessandro (clan egemone a Castellammare) per continuare ad effettuare l’attività illecita. È quanto emerge dall’inchiesta coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia, che proprio pochi giorni fa ha portato ad oltre 60 anni di condanne in primo grado per i capi e i gregari dei Vitale.

Castellammare, funzionava così il supermaket della droga nel centro antico: l’inchiesta dell’Antimafia

Secondo gli inquirenti, a vico Licerta sarebbe attiva una vera e propria centrale dello spaccio nel cuore della città stabiese. Una zona caratterizzata da un dedalo di vicoli, trasformata in supermarket dello spaccio, con affari milionari e incassi giganteschi. Base operativa del gruppo la zona del rione Licerta, epicentro degli affari illeciti dei Vitale.

Il deposito della droga poi venduta ai pusher, invece, sarebbe stato realizzato a Gragnano e gestito da altri indagati. Agli atti dell’inchiesta, ci sono i verbali di alcuni collaboratori di giustizia, i quali hanno parlato ai magistrati dei legami tra i Vitale e i D’Alessandro. E anche della tassa che il gruppo del centro antico pagherebbe ai boss di Scanzano. E soprattutto del fatto che il legame tra le due organizzazioni si sarebbe rafforzato in seguito ad un omicidio.

Il legame tra le due organizzazioni si sarebbe rafforzato in seguito ad un omicidio

Si tratta del delitto costato la vita – nel 2017 – all’ex collaboratore di giustizia, Antonio Fontana, assassinato ad Agerola. Delitto irrisolto che sarebbe stato realizzato, secondo diversi collaboratori, proprio dai D’Alessandro per punire i legami tra Fontana e il clan Omobono-Scarpa. Appena pochi giorni fa l’organizzazione criminale del centro antico fu oggetto di diverse condanne, da parte dei magistrati del tribunale di Napoli, dove si è svolto il processo per gli imputati che hanno scelto il rito abbreviato.

Le condanne più pesanti sono state inflitte a Maurizio Vitale (17 anni) e Ciro Vitale (16 anni e 8 mesi), accusati di essere i promotori, dirigenti ed organizzatori del sodalizio criminoso. Insieme a loro sono stati condannati Ciro Salvato (8 anni e 10 mesi), Massimo Fiorillo (8 anni e 6 mesi), Domenico Sorrentino (8 anni e 4 mesi) e Salvatore Valanzano (2 anni). Secondo i magistrati i Vitale dettavano le linee strategiche del gruppo, con il compito di rifornirsi di droga,decidere ruoli, compensi e distribuire le “mesate” – gli stipendi – per gli affiliati liberi e per le famiglie dei detenuti.

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