“Vedo stelle che cadono, è la notte dei desideri”, recita il testo di una famosa canzone di Jovanotti, che si può adattare alla magica partita di stasera, una notte in cui il popolo azzurro continua a sognare, perchè è bello e non costa nulla.
Le stelle che cadono sono le meraviglie che gli azzurri lasciano sul prato del Maradona, i desideri sono quelli già coronati e quelli che ancora devono arrivare. Fra torce accese e cori cantati a squarciagola l’atmosfera è romantica, e accompagna il Napoli alla storia.
E’ storia, sì, gli azzurri battono 3-0 il Francoforte (5-0 in totale) e si qualificano per la prima volta ai quarti di finale di Champions League nella stagione dei record. E’ da brividi pensare che neanche Maradona riuscì a portare i colori azzurri a questi livelli in Europa. Con questo ovviamente non si vuole scomodare il mostro sacro argentino, il cui altare ai Quartieri Spagnoli pare essere in pericolo.
A Napoli, infatti, la festa è solo in campo: oggi a scombussolare la giornata della città partenopea è stata la vergognosa tifoseria dell’Eintracht Francoforte, resasi protagonista di vari scontri con la polizia e vigliaccherie in giro per il capoluogo campano. Ma questo è un altro paio di maniche di cui inevitabilmente si dovrà parlare in un articolo a parte.
Primo tempo difficile, giocato sul piano fisico
Detto questo, partita straordinaria da parte del Napoli, che passeggia sui tedeschi dopo 40 minuti equilibrati. Poi però un’occasione, un gol, e tutto è cambiato.
Partita molto fallosa da parte della formazione di Glasner, che cerca di giocare sul piano fisico esagerando però dal punto di vista del fair play. Di conseguenza il match è molto spezzettato e le ammonizioni in casa Francoforte non tardano ad arrivare.
Il Napoli soffre il pressing alto da parte degli ospiti, che fanno in modo di interrompere le trame azzurre. Ci riescono per una mezz’oretta abbondante, poi il Napoli straripa e inizia a prendere il sopravvento.
“Mi chiamo Victor: risolvo problemi!”
A siglare il gol del vantaggio è il solito Victor Osimhen, rimasto a secco contro l’Atalanta e quindi ancora più affamato di gol. Lobotka inventa una palla al bacio per Politano, che serve al nigeriano l’assist dell’1-0. E’ ancora una volta Air Victor: l’ascensore sale al terzo piano e scende per festeggiare il gol del vantaggio.
Si va negli spogliatoi con il Napoli avanti di una rete a zero, ormai ad un passo dalla qualificazione ai quarti, tant’è che nella ripresa l’atteggiamento dell’Eintracht sembra quasi rinunciatario, di fronte alla formazione azzurra che non smette di disegnare calcio.
E allora al minuto 53 è ancora Osimhen ad aggiornare il tabellino: doppietta personale del numero 9 partenopeo, che a porta sguarnita deposita in rete un pallone su cui c’è solo scritto “spingere”.
Attimi di paura per un piccolissimo infortunio al polso, dovuto ad una caduta goffa, ma, quando la voce di Decibel Bellini rompe il silenzio creatosi in quegli istanti, si capisce al volo che tutto è andato per il meglio. 2-0 ed è praticamente fatta.
Il 3-0 su rigore: c’è gloria anche per Zielinski
Dieci minuti dopo c’è tempo anche per il 3-0: parapiglia in area di rigore, in un modo o nell’altro il Napoli conquista il tiro dagli 11 metri. Kvaratskhelia si era fatto ipnotizzare all’andata, presumibilmente motivo per cui l’uomo designato per la battuta del penalty è stato Zielinski. Il polacco calcia centrale ma supera Trapp per il gol che archivia la pratica.
Ultima mezz’ora in scioltezza, con la consapevolezza che serve solo un cataclisma per essere eliminati e il pubblico che continua ad accompagnare i suoi ragazzi verso l’ennesimo successo di questa stagione.
Ferma la condanna per quanto accaduto in città
Dopo una giornata di scontri e tensioni in città, quello che serviva per distrarsi era proprio una bella vittoria del Napoli. Anche se questo, purtroppo, non cambierà il clima che si respira fra le vie di Napoli, con la paura di un assalto notturno da parte dei tedeschi. E’ doveroso chiudere questo post-partita dicendo che QUESTO NON E’ CALCIO. Gente del genere va radiata non solo dagli stadi, ma ovunque. Vergogna.
Giuseppe Garofalo