Scavi di Ercolano e Pompei, i Cobas proclamano lo sciopero per l’intero turno di lavoro di “sabato 1 aprile 2023”. A renderlo noto sono i Cobas del Lavoro Privato, che attraverso il loro rappresentante, Domenico Teramo, fanno sapere di avere indetto lo “sciopero per tutti i dipendenti delle società Opera Laboratori Fiorentini addetti ai Parchi archeologici di Pompei ed Ercolano”. Si tratta di circa 50 operatori, che dal Duemila lavorano per gli Scavi in regime di precarietà a dir poco estrema. La protesta scatta ora dopo l’ultimo allarme occupazione lanciato dai sindacati lo scorso 14 marzo.
Scavi di Ercolano e Pompei, proclamato lo sciopero per sabato 1 aprile
Il “caso” Scavi, quel giorno, arrivò fino in Parlamento tramite un’interrogazione ad hoc presentata al Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, dai due deputati 5 Stelle Caramiello e Amato. Ad agitare i Cobas e circa 50 lavoratori precari è soprattutto il nuovo appalto che prevede l’affidamento a privati dei servizi di biglietteria e affini del Parco Archeologico di Ercolano. A protestare sono oggi gli addetti della Opera-Laboratori Fiorentini Spa, che gestisce i servizi aggiuntivi di molti siti archeologici italiani (dalla biglietteria elettronica fino al call center multilingue, ndr).
Il bando della “discordia” di Ercolano, pubblicato a gennaio, prevede ora una nuova organizzazione per i servizi di biglietteria, controllo degli accessi, call center e 5 distributori automatici per i ticket, oltre che un nuovo servizio di guide. Tuttavia, il servizio è affidato a una nuova azienda e il passaggio di cantiere per i lavoratori sarebbe di sole otto unità.
“Riteniamo assurdo disperdere la pluridecennale esperienza professionale del personale”
Secondo Domenico Quintavalle – referente nazionale Cobas – “l’esternalizzazione di tali servizi può avvenire solo se ciò risulta strumentale alla valorizzazione del sito. Inoltre, in considerazione della grave carenza di personale ministeriale e quindi dell’impellente necessità di assunzioni per tutte le figure professionali nel Mic, riteniamo assurdo disperdere la pluridecennale esperienza professionale del personale esternalizzato presente”. “Nella nuova gara di appalto – aggiunge Luigi Napolitano, referente locale Cobas – ai lavoratori verrà cambiato il contratto da commercio a multiservizi” con una perdita in busta paga stimata dai Cobas pari a circa 200 euro per ciascun lavoratore.
A diminuire sono del resto le spese complessive in termini di competenza autorizzate dal disegno di legge di bilancio 2023-2025 per lo stato di previsione del Mic – Ministero della cultura, che presentano un decremento pari a 63,5 milioni di euro, ossia a 58,6 milioni in termini di spese finali. Si tratta di un’ulteriore riduzione della quota percentuale designata all’ambito culturale, che si abbassa dallo 0,5% del 2022 allo 0,4% della spesa finale del bilancio statale 2023.
Salvatore Piro