Omicidio Cerrato a Torre Annunziata, la sentenza slitta al 5 aprile. Nel frattempo, la difesa contrattacca: “Processo mediatico, la morale non entri mai in un’aula di giustizia“. Lo ha dichiarato a “Il Gazzettino Vesuviano” l’avvocato Antonio Iorio.

Il legale, che al processo sull’atroce delitto del custode degli Scavi difende due dei totali quattro imputati, ha dunque proseguito: “La mediaticità del processo, circostanza che ho evidenziato innanzi alla Corte nel corso della mia discussione, si è potuta constatare a seguito della pubblicazione dei primi articoli, condivisi sui social, e relativi al processo con i commenti vari del ‘popolo’ sulle richieste (per Francesco Cirillo, uno dei suoi assistiti, l’avvocato ha chiesto ai giudici l’assoluzione, ndr) da me avanzate.

Omicidio di Maurizio Cerrato a Torre Annunziata, la sentenza slitta al 5 aprile

Il ‘popolo’ – ha concluso – non può comprendere la tecnicità di tali richieste perché strettamente legato alla morale. Morale che non dovrà mai entrare in un’aula di giustizia”. Maurizio Cerrato, 61enne custode degli Scavi di Pompei, fu ucciso con una coltellata dopo una lite per un parcheggio all’interno di una storica autorimessa di via IV Novembre a Torre Annunziata. Il delitto fu commesso nella serata del 19 aprile 2021.

Imputati del delitto, in concorso, sono in quattro: Antonio Cirillo, che ha confessato la coltellata mortale, i fratelli Giorgio e Domenico Scaramella, accusati di aver organizzato un vero e proprio raid punitivo, e Francesco Cirillo, papà del primo, che secondo gli inquirenti (procuratore capo Nunzio Fragliasso) avrebbe aiutato ad accerchiare la vittima. La sentenza della prima sezione della Corte d’Assise di Napoli è prevista per il prossimo 5 aprile. Il pm Giuliana Moccia ha già invocato, per tutti e 4 gli imputati, la pena dell’ergastolo.

La violenta aggressione ai danni di Maurizio Cerrato, intervenuto per difendere la figlia

Secondo la ricostruzione dell’accusa, l’omicidio sarebbe maturato nell’ambito di una spedizione punitiva messa in atto dai quattro uomini per “vendicare” un parcheggio. La figlia di Maurizio Cerrato, Maria Adriana, alcune ore prima del delitto aveva infatti parcheggiato la propria auto in strada, così occupando uno spazio arbitrariamente occupato a sua volta dalla famiglia di uno degli imputati con una sedia. La ragazza avrebbe dunque spostato la sedia per fare posto alla propria auto. Al ritorno dal lavoro, Maria Adriana Cerrato avrebbe poi trovato la ruota dell’auto bucata.

Da qui, infine, sarebbe scaturita una violenta aggressione ai danni di Maurizio Cerrato, intervenuto per difendere la figlia, e poi una seconda, terminata nel ferimento a morte del 61enne custode degli Scavi, accoltellato al torace. “Maria Adriana Cerrato è inattendibile su tante cose. Ad esempio quando dichiara che Giorgio Scaramella era vicino al padre al momento della coltellata, ma dai frame video, che ho mostrato ai giudici nel corso della mia discussione durata circa tre ore, ho dimostrato l’innocenza del mio assistito” ha invece dichiarato, appena uscito dall’aula di giustizia, l’avvocato Antonio De Martino, legale di Giorgio Scaramella.

Salvatore Piro

Donazione sostieni il Gazzettino Vesuviano