Aperta un’inchiesta da parte della Procura di Napoli Nord, sulla morte di Andrea De Rosa, caduto dal capannone in disuso dell’ex zuccherificio Eridania, nella zona di Licignano di Casalnuovo. Non sono ancora chiare le motivazioni per cui il giovane 17enne Acerra si trovasse nella struttura dismessa da anni.
La caduta nel capannone abbandonato in via Giovanni Falcone 15 gli è stata fatale, morendo sotto gli occhi degli amici che erano con lui la notte di domenica 2 aprile. La dinamica è ancora da accertare, sembrerebbe che un pannello in plastica non abbia retto il peso di Andrea provocandone la caduta.
Parzialmente utili le immagini della videosorveglianza
I carabinieri della Compagnia di Castello di Cisterna, con il maggiore Pietro Barrel, sono impegnati a scoprire i motivi che hanno indotto il giovane a salire sul tetto in plastica malridotto. Le videocamere hanno registrato la presenza del solo 17enne e di un suo amico nel cortile della struttura abbandonata. Ma i Carabinieri non escludono che possa essere coinvolto qualche altro ragazzo non ripreso dalle telecamere.
Ipotesi sfida sul web a colpi di foto e video pericolosi
Fino a quando non verrà accertato il motivo per il quale Andrea è salito su quel tetto, tutte le piste resteranno valide e purtroppo, oltre a quella del fatale incidente, anche quelle di una sfida di coraggio, una challenge social o anche solo la folle moda di scattare selfie in posti pericolosi. Al momento però non è dato saperlo, anche perché l’amico, in evidente stato di choc, non avrebbe fornito delle ricostruzioni attendibili.
Il mistero sulla morte di Andrea s’infittisce se si considerano le dichiarazioni dei parenti e degli amici e di quanti conoscevano quel ragazzo che abitava in un vecchio cortile di Acerra, al corso Vittorio Emanuele.
Amici e parenti sconcertati non riescono a spiegarsi il perchè di questa tragedia
Sconcerto tra gli amici che hanno sottolineato nelle dichiarazioni rilasciate ad inquirenti e stampa che “Andrea non aveva una comitiva a Casalnuovo. Noi siamo di Acerra e tutti quelli che frequentava sono acerrani. Sappiamo che a Casalnuovo lui aveva una fidanzata, ma la conosciamo poco e pare che la sera in cui Andrea è morto lei non ci fosse”.
“Assolutamente inspiegabile – per qualche altro suo amico – cosa ci facesse Andrea in quella fabbrica, e non sappiamo chi fossero questi presunti amici con i quali si sarebbe incontrato là dentro. I suoi amici – aggiunge – siamo noi e stiamo tutti qua, a piangerlo”.
Insomma un ragazzo senza grilli per la testa, che dopo aver abbandonato lo scuola si era immediatamente impegnato nel mondo del lavoro, trovando un lavoro a Napoli come agente di prodotti per le forniture energetiche e le telecomunicazioni.
Già in passato altri gravi fatti cronaca: i provvedimenti per la messa in sicurezza dell’area
Da due anni l’intera area teatro della tragedia è stata rilevata da una nuova società. “C’è un progetto in attesa di approvazione – ha detto il sindaco Massimo Pelliccia – che renderà nuovamente produttivo il sito. Dopo la disgrazia ho chiesto ai vigili urbani una relazione sullo stato delle cose. Mi hanno riferito che l’area è chiusa e che durante la settimana dovrebbe esserci anche la vigilanza privata. Purtroppo questo incidente è accaduto di domenica”.
Ennesima disgrazia di un’area in disuso da anni in cui nel 2011 trovò la morte anche Massimo Capasso, un 14enne che, come ampiamente raccontato dalle cronache del tempo, era all’interno del capannone con altri quattro ragazzini per giocare a pallone.
In passato era stata emanata un’ordinanza di messa in sicurezza del luogo, bisognerà capire adesso se le disposizioni siano state rispettate. Torna a sollevarsi il tema della mancata sicurezza dei luoghi nella vasta area industriale di Casalnuovo. Gia nel 2015, a seguito di un incendio che divampò nell’area dell’ex Liquigas, il sindaco emanò un ordinanza in cui, tra le altre cose, impose ai proprietari della ex Liquigas di “porre in essere ogni utile intervento atto ed eliminare la possibilità di ingresso incontrollato nella sua proprietà, munendosi di ogni necessaria autorizzazione ai sensi della legge”.
Un altro incendio, di dimensioni minori, è divampato anche l’anno scorso nello stesso sito in disuso e gli agenti della polizia municipale misero sotto sequestro l’area.
Per anni si è pensato ad un modo per riqualificare l’area e riconvertire l’enorme area industriale, ma ad oggi ancora nulla sembra cambiato.
Martina Amante