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Castellammare, così i prestanome della camorra investono in negozi e aziende: l’inchiesta dell’Antimafia

Castellammare, così i prestanome della camorra investono in negozi e aziende: l'inchiesta dell'Antimafia

I tentacoli della camorra di Castellammare di Stabia su negozi e aziende: è quanto emerge da un nuovo filone d’inchiesta dell’Antimafia partenopea, mirata a scoprire e intercettare il flusso di denaro della malavita organizzata stabiese. Dalle prime risultanze investigative, sarebbe emerso che i clan comprano esercizi commerciali sul territorio cittadino, aprendo nuove attività. E così molti esercenti decidono di gettare la spugna a causa della nuova concorrenza.

Castellammare, così i prestanome della camorra investono in negozi e aziende: l’inchiesta dell’Antimafia

E adesso c’è l’inchiesta che fa tremare gli uomini del clan D’Alessandro e i suoi prestanome, perché accende i fari per la prima volta in maniera decisa sull’impero economico della cosca di Scanzano. Tutto parte dall’esame dei cosiddetti “prestanome”, che s’intestano nuove attività commerciali e che sarebbero gestiti appunto dalla camorra. E i magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli si chiedono come può una persona che non ha mai lavorato (e magari non ha mai ottenuto nemmeno un finanziamento) aprire un’attività commerciale.

Oppure come fa a diventare titolare di un’impresa o, comunque, possedere più appartamenti e altri beni. Partendo da qui, l’Antimafia sta provando a risalire al flusso dei soldi, scavando anche nei redditi di camorristi e prestanome, con il serio sospetto che (in realtà) quel denaro non sia altro che una parte del guadagno accumulato negli anni con estorsioni, traffici di stupefacenti e altre attività illecite. E così a Castellammare anche l’economia reale sarebbe inquinata dalla criminalità organizzata.

L’emergenza Covid e la crisi economica

“È cambiato il modo di fare camorra – afferma un esercente – oggi c’è una criminalità che investe e Castellammare non è immune dal fenomeno. Qui, come in molte altre realtà, ci sono attività che sono riferimento diretto dei camorristi”. Una situazione che si sarebbe aggravata dopo l’emergenza Covid e in seguito alla crisi economica, che ha portato molti esercenti e piccoli imprenditori a vendere le proprie attività.

Senza tralasciare un altro aspetto, ovvero che molti altri commercianti sono costretti a chiudere le proprie attività a causa proprio della nuova concorrenza gestita dalla camorra, che può investire molti più soldi e riesce quindi ad offrire più servizi. E tutto ciò assesterebbe un duro colpo anche alle prospettive di sviluppo economico e sociale di una città ancora sotto il giogo della criminalità organizzata.

(Foto Roberto Lee Cortes da Pixabay

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