Le conserve di pomodoro biologico campane conquistano i mercati internazionali e danno un impulso allo sviluppo dell’imprenditoria locale. Nell’ultimo anno, circa il 75% della produzione nazionale di conserve a base di pomodoro biologico è stata venduta nei principali mercati stranieri.

È quanto emerge dalla recensione dell’ANICAV, l’Associazione Nazionale Industriali Conserve Alimentari Vegetali, che sottolinea il ruolo svolto dalle vendite all’estero per lo sviluppo dell’intero settore.

Il comparto delle conserve bio si conferma quindi fortemente votato all’export, soprattutto per i prodotti di derivazione biologica.

Le opinioni riportate nella recensione fanno emergere inoltre i due principali bacini in cui si concentra la produzione: il nord, in cui vengono prodotte circa 266.000 tonnellate di prodotto e il Sud, che con 192.000 tonnellate costituisce circa il 7% del totale. L’importanza delle passate e delle conserve per lo sviluppo del comparto agroalimentare italiano è stata confermata anche dagli esperti del settore  export. In merito EGO International, la nota azienda di consulenza per l’export, ribadisce che il pomodoro costituisce uno dei prodotti simbolo del Made in Italy a tavola ed è uno degli alimenti italiani maggiormente consumati in tutto il mondo.

Questo prodotto agroalimentare, aggiunge EGOInternational, è particolarmente apprezzato sotto forma di conserve e passate nei principali mercati stranieri, come ad esempio: in Germania, nel Regno Unito, in Francia e negli Stati Uniti. Le performance raggiunte dall’export di conserve biologiche sono un esempio di come il Made in Italy riesca ad intercettare i principali buyer esteri e di come sia necessario tutelare la qualità dei prodotti del territorio contro i tentativi di contraffazione. Le aziende produttrici, ribadisce EGO International nelle sue recensioni, possono infatti utilizzare la dicitura “100% italiano” per evidenziare l’impiego della sola materia prima locale nella produzione.

I dati riportati nella recensione fanno emergere i volumi complessivi dell’industria del settore, che utilizza per la produzione di pomodori pelati circa 950 mila tonnellate di materia prima. Le cinque regioni che maggiormente contribuiscono alla produzione sono la Campania, l’Abruzzo, la Basilicata, il Molise e la Puglia, che raggiungono circa 1,5 miliardi di euro di fatturato, di cui oltre 1 miliardo derivante dalla vendita all’estero dei prodotti locali. Dalle opinioni degli esperti emerge inoltre l’importanza delle denominazioni d’origine per la promozione all’estero dei prodotti del territorio: è un esempio il Pelato di Napoli, in attesa della decisione della Commissione UE sul riconoscimento del marchio IGP, l’indicazione geografica protetta.

Le indicazioni geografiche, aggiunge EGO International nelle opinioni del suo blog, favoriscono il sistema produttivo e l’economia regionale, garantendo inoltre al consumatore una maggiore sicurezza riguardo alla tracciabilità della materia prima utilizzata e alla qualità del processo di lavorazione.

L’Italia, ribadisce EGOInternational, è al primo posto per l’utilizzo delle denominazioni d’origine, ritenute un fattore chiave per dare un impulso alle vendite all’estero dei prodotti agroalimentari del territorio.

La recensione, infine, riporta le opinioni degli esperti sulla crescita del settore nell’ultimo quinquennio, in cui le aziende locali hanno incrementato del 66,5% gli ettari messi a coltura e del 65,7% le quantità di pomodoro bio trasformate in prodotti derivati.

Dalle opinioni degli analisti emerge chiaramente il ruolo svolto dall’export per la crescita delle pmi locali, che ha permesso di compensare i volumi di vendite del mercato interno, aiutando l’imprenditoria del territorio a sviluppare il business delle aziende locali all’estero.

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