Se quella di 6 giorni fa sembrava una serata da dimenticare, stasera neanche San Gennaro avrebbe potuto aiutare il Napoli. Non ne va letteralmente una dritta, tra un rigore sbagliato, altri non assegnati e azioni non andate a buon fine.

E gli azzurri ne pagano le amare conseguenze, dicendo addio al sogno Champions a cui si credeva e non poco. E’ un 1-1 ad eliminare definitivamente i partenopei, in una partita più che stressante, termine riduttivo per un tifoso azzurro.

Quella che si prospettava una serata infernale, con il Napoli pronto alla storica rimonta, si è rivelata una grande serata solo sugli spalti, dove il pubblico ha dato spettacolo con una stupenda coreografia, senza però ricevere in cambio la semifinale dagli azzurri.

Tanto, tantissimo il rammarico per 180 minuti di dominio partenopeo che comunque non danno i frutti sperati. Il Milan si dimostra più forte dal punto di vista della difesa, che cede solo al terzo minuto di recupero, quando per il Napoli è ormai troppo tardi. E la strada per Istanbul si interrompe.

Ora è ovvio rammaricarsi, ma bisogna comunque ringraziare la squadra, che ha virtualmente conquistato dopo 33 anni lo Scudetto e che per la prima volta nella storia ha giocato a viso aperto un quarto di finale di Champions League. Chissà, magari può essere interpretato come prova per l’anno prossimo, chissà. Ma in casa Napoli, al di là di tutto, si sorride.

Una partita intensa per il Napoli dal punto di vista dell’attacco, per il Milan sul piano difensivo. Durante i primi 10 minuti, spinti da un pubblico galvanizzato, gli azzurri mandano il Diavolo all’inferno, eppure il gol non arriva.

Tante le azioni e le trame di gioco disegnate dagli azzurri, che spesso e volentieri cercano Osimhen in area di rigore: i rossoneri si oppongono non bene, ma benissimo, Kvara troppo egoista, qualche occasione di troppo cestinata e il gol finisce per non arrivare.

Lo avevamo detto nel pre-partita: se il gol non fosse arrivato ad inizio gara, il match avrebbe assunto aspetti molto pericolosi. E così è stato. Il Milan si accende gradualmente, resta chiuso come un guscio negli ultimi 30 metri della sua metà campo e quando può riparte facendo uso della velocità di uno straordinario Rafa Leao.

Niente panico: doveva essere questa la parola d’ordine in caso di mancato gol nei primi minuti, ma lo sconforto si fa sentire lecitamente. Per una squadra che non ha mai giocato partite del genere farsi prendere dall’agitazione è cosa non da poco.

E i rossoneri, proprio con l’uomo chiave Leao, conquistano un calcio di rigore. Dal dischetto si presenta Giroud: rigore non eccellente da parte del francese, che trova i guantoni uniti di Meret a tenere vivo il Napoli.

A questo punto gli azzurri hanno la ghiotta chance di viaggiare sulle ali dell’entusiasmo, dopo il rigore parato, ma il gioco si ferma continuamente causa vari infortuni: sono costretti a dare forfait dopo mezz’ora Mario Rui e Politano. Juan Jesus, anche lui acciaccato, riesce a giocare anche se con un’enorme fasciatura alla testa. E ovviamente il Napoli perde l’entusiasmo e l’intensità con cui avrebbe potuto affondare l’1-0. Avremmo visto un’altra partita.

Verso la fine del primo tempo, poi, tutto inizia ad andare storto: prima un rigore madornale non assegnato agli azzurri. Fallo nettissimo da parte di Leao, che prende in pieno la caviglia di Lozano, l’arbitro, dopo un consulto col VAR, lascia giocare clamorosamente.

Pochi minuti dopo arriva il gol del Milan, un fulmine a ciel sereno: coast to coast spettacolare di Leao, che con una velocità dirompente corre per 60 metri prima di depositare la sfera sui piedi di Giroud, che a porta sguarnita segna il gol valevole la semifinale. Qui però gravi responsabilità per la difesa azzurra, colpevole di non aver speso un fallo tattico sacrosanto per evitare il peggio. Non è la prima volta che succede.

Il primo tempo si conclude dopo 6 minuti di recupero, a causa delle tantissime interruzioni. Si conclude con un complessivo 2-0 a favore del Milan, che il Napoli deve recuperare in soli 45 minuti. Scenario apocalittico, anche per come si è messa la partita.

Nel secondo tempo la storia non cambia: i rossoneri restano ancora più ingabbiati nella propria metà campo, il Napoli non riesce a trovare l’ossigeno, un varco per riaprire la partita. Kvaratskhelia perennemente marcato da Calabria e Krunic, Osimhen nelle tasche di Kjaer e Tomori. Con queste due mosse Pioli toglie a Spalletti le sue due carte fondamentali.

E il gioco ne risente parecchio: la difesa da parte dei Diavoli è talmente organizzata che sembra una partita senza Osimhen. Su questo nulla da dire: poco calcio divertente, ma tantissima qualità messa in campo dal Milan, almeno per quanto riguarda la difesa. L’attacco, poi, ha saputo rispondere presente al momento del bisogno.

Poche occasioni nitide per il Napoli, spesso cestinate quando si poteva fare molto di più. Si comincia ad avvertire anche tanta stanchezza, specialmente per Kvaratskhelia, che ha provato in tutti i modi a sfondare la retroguardia rossonera, eppure non c’è riuscito, come nelle altre due partite.

Ma all’81’, momento in cui la partita sembra comunque ancora recuperabile, si presenta l’evento che può svoltare tutto: calcio di rigore per il Napoli. Dal dischetto va Kvaratskhelia: tutto da dimenticare. Tiro poco angolato e basso, parata facile per un portiere come Maignan. Sembra ormai finita.

Lo è davvero. Serve a poco il gol di Osimhen nel recupero, che segna praticamente alla prima palla decente che gli è arrivata. Nulla da fare: a festeggiare sotto la pioggia battente del Maradona è il Milan.

Si interrompe la corsa al sogno Champions: tutti ci eravamo per un attimo illusi, tutti avevamo immaginato per un attimo Di Lorenzo che solleva la coppa ad Istanbul. Ma non sarà così. Resta il fatto che tutti però devono rendere onore a questo Napoli. Tifosi e non.

Giuseppe Garofalo

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