Chernobyl, 26 aprile 1986, 37 anni fa: esplode uno dei quattro reattori della centrale nucleare situata a 104 chilometri a Nord della capitale Kiev e a 16 chilometri dal confine con la Bielorussia. Dopo pochi secondi dalla prima avviene una seconda esplosione, ancora più forte. La nube radioattiva si alza per oltre un chilometro sopra la centrale. Una pagina tragica che Paolo Mieli rilegge con il professor Leopoldo Nuti a “Passato e Presente” in onda oggi alle 13.15 su Rai 3 e alle 20.30 su Rai Storia.
Chernobyl, 26 aprile 1986: oggi 37 anni dalla tragedia
A un primo ed immediato bilancio le vittime sono 31, oltre 500 i feriti, ma gli effetti del materiale radioattivo rilasciato nell’atmosfera colpiscono come un killer invisibile le aree limitrofe. La città più vicina alla centrale è Pripyat, a soli 3 chilometri. Le autorità sovietiche decidono di evacuare tutti i 50mila abitanti.
Viene mobilitato l’esercito e organizzato un convoglio di 1.200 autobus. In poche ore Pripyat diventa una città fantasma. Nei giorni successivi la nube tossica sorvola gran parte dell’Europa, costringendo i governi di molti stati a prendere misure precauzionali per la salute delle popolazioni. Gli effetti delle radiazioni si faranno sentire per molti anni, causando danni irreparabili alla salute fisica e mentale di migliaia di persone.
Zelensky: “Evitare che Mosca utilizzi le centrali nucleari per ricattare il mondo”
L’Ucraina ricorda oggi il disastro nucleare di Chernobyl, avvenuto nel 1986 e considerato il peggiore della storia, e avverte sul rischio che persiste a causa dell’offensiva militare russa. “37 anni fa, l’incidente alla centrale nucleare di Chernobyl ha lasciato un’enorme cicatrice in tutto il mondo“, ha ricordato il presidente Volodymyr Zelensky sul suo account Twitter, alludendo all’esplosione che diffuse una nube radioattiva.
“È passato più di un anno dalla liberazione dell’impianto dall’invasore. Dobbiamo fare di tutto per evitare che lo stato terrorista utilizzi le centrali nucleari per ricattare l’Ucraina e il mondo”. I timori di un nuovo disastro sono aumentati in modo esponenziale dopo che le forze russe hanno sequestrato alcune delle principali centrali dell’Ucraina dopo l’invasione. Nelle prime settimane arrivarono a controllare la zona dell’impianto di Chernobyl, e dall’inizio di marzo controllano la centrale nucleare di Zaporizhia, che con sei reattori è considerata la più grande d’Europa.