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Spaccio di droga, blitz dei carabinieri: otto ordinanze cautelari tra Gragnano e Sorrento. Il figlio del boss sfugge ai militari (I NOMI)

Otto ordinanze cautelari sono state notificate ieri pomeriggio tra Gragnano e i Comuni della penisola sorrentina. L’operazione è stata effettuata dai carabinieri e riguarda sentenze emesse per reati inerenti lo spaccio di stupefacenti. In manette sono finiti Massimo Terminiello (42 anni, già condannato per altri reati e ritenuto vicino al clan D’Alessandro dagli inquirenti); Colomba Breglia, Enza Breglia e Luigi Gargiulo. Per tutti e quattro si sono aperte le porte del carcere.

Spaccio di droga, blitz dei carabinieri: otto ordinanze cautelari tra Gragnano e Sorrento

Sono stati relegati invece agli arresti domiciliari Gabriela Ortu, Raffaele Apuzzo e Valeria Carsana (di Gragnano), con l’applicazione del braccialetto elettronico per il solo Apuzzo. È scattato invece il divieto di dimora sul territorio di Napoli e provincia per Antonio Carfora (residente a Gragnano, figlio del ras Nicola Carfora e già detenuto). Nell’ambito della stessa operazione, effettuata ieri pomeriggio tra l’area dei Monti Lattari e la penisola sorrentina, risulta latitante invece Vincenzo Di Martino. Si tratta del 40enne figlio del ras Leonardo, scarcerato di recente, e adesso ricercato dalle forze dell’ordine.

A fare scalpore in questa operazione è il ruolo delle donne

I carabinieri non lo hanno infatti trovato nella sua abitazione di via Iuvani. Tra le figure principali di questa operazione, a finire in manette è stato Terminiello. Si tratta del braccio destro di Nino Spagnuolo (alias “capastorta”), ritenuto una figura di primo piano del clan D’Alessandro di Castellammare di Stabia. A fare scalpore in questa operazione è il ruolo delle donne, integrate nel sistema dello spaccio di sostanze stupefacenti sul territorio.

In passato, altre inchieste delle forze dell’ordine avevano portato alla luce l’interesse del clan D’Alessandro anche sulla movida della penisola sorrentina, attraverso giovanissimi insospettabili della zona. Al punto da imporre dj di propria fiducia nei locali della zona e pestando anche chi si rifiutava di sottostare ai diktat della cosca.

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