Lo stadio Maradona è stato lo scenario di un’apoteosi, dove il Napoli ha sigillato lo scudetto già conquistato con una vittoria per 1-0 sulla Fiorentina. Bandiere al vento, cori, pianti, applausi, esplosione di petardi e fuochi d’artificio ovunque: dentro e fuori lo stadio e in tutta la città.
La festa allo stadio è stata un vero e proprio show da Oscar e quella infinita in città è partita già dalle prime ore del giorno nelle strade invase dai turisti, tanti quelli che indossavano la maglietta o un vessillo del Napoli, mentre fuochi d’artificio, cori e trombe facevano da sfondo alla visione della gara sugli schermi allestiti nei bar o nel tempio laico di Largo Maradona, ai Quartieri Spagnoli.
Ma è stato durante il riscaldamento della squadra che la festa è entrata nel vivo: ai bordi del campo sono stati esposti cartelli con i nomi dei calciatori, tenuti alti ognuno da un grande pallone volante. Colorata la coreografia delle curve: l’intera curva A è stata rivestita di un tricolore con un enorme 3 al centro, mentre la curva B è stata un trionfo di bianco e azzurro.
In curva A è stato srotolato uno striscione: “Un popolo nato sotto un cielo azzurro e in riva al mare ha il diritto di sognare, grazie di aver dato a noi e a chi non c’è più un’altra data da ricordare”, mentre la curva B ha risposto con: “E ora Napoli goditi la tua inimitabile festa”. Il sostegno è stato incessante: si è ballato e si è cantato sugli spalti del Maradona, in un tripudio di bandiere.
Alla lettura delle formazioni i nomi dei protagonisti sono stati accolti da veri e propri boati. Osimhen e Kvarastskhelia hanno fatto il pieno di decibel. Della partita ha interessato relativamente: Spalletti ha dato spazio a chi ha giocato meno lungo l’anno mescolando le carte e il Napoli ha controllato ma non ha affondato contro una ordinata Fiorentina che non ha regalato nulla.
Osimhen ha sbagliato un calcio di rigore, ma al 73′ ha avuto una seconda chance che non ha fallito. Lo stadio è impazzito, il Maradona è esploso in un enorme boato. È finito 1-0, ma alla fine è contato poco.
È scattata la festa allo stadio, ma anche fuori, dove a distanza di tre giorni dalla conquista del titolo non si è mai fermati. In migliaia – quelli che non hanno trovato posto tra gli spalti – sono rimasti fuori dal Maradona per vivere le emozioni dei 90 minuti a stretto contatto con i propri beniamini.
Al triplice fischio finale dell’arbitro Marchetti di Ostia la squadra ha cominciato un interminabile giro di campo sventolando le magliette azzurre e un gigantesco tricolore tra fumogeni azzurri e fuochi d’artificio, mentre Tommaso, lo storico magazziniere del club azzurro, al centro del campo ostenta il tabellone delle sostituzioni fisso sul numero 3, quello degli scudetti vinti dagli azzurri.
Sul maxischermo dello stadio viene inquadrato anche il presidente del club Aurelio De Laurentiis, che assiste commosso alla festa che andrà avanti all’interno dello stadio fino a tarda serata per i calciatori, le loro famiglie, vip e autorità. Ma anche nelle piazze e nei vicoli della città, pronti a bissare i festeggiamenti di giovedì’ scorso. Per un’altra lunga notte di estasi azzurra.
In campo artisti napoletani da Clementino a Liberato e sulla pedana tricolore proprio tutti. Dal premio oscar Paolo Sorrentino al presidente Aurelio De Laurentiis, dal capitano Giovanni Di Lorenzo ai magazzinieri, allo staff medico e tecnico, dalla squadra al completo all’artefice principale della vittoria azzurra il tecnico di Certaldo, Luciano Spalletti.
E non è finita qui, ancora quattro partite e ancora tanta festa per un popolo che attendeva questa gioia da ben 33 anni.
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