Degli indomiti eroi su due ruote resta solo il ricordo. Delusione al Giro, tifosi traditi

Il Giro d'Italia condizionato da App meteo che non funzionano e ciclisti che non vogliono pedalare e la 13esima tappa da frazione epica si trasforma in "tappetta" insignificante e inutile

La tredicesima tappa del Giro d’Italia ha deluso le aspettative degli appassionati, perdendo gran parte del suo fascino epico. Dopo due settimane caratterizzate da cronometro e una tappa relativamente tranquilla, l’attesa per questa tappa era alta, con le salite del Gran San Bernardo, della Croix de Coeur e di Crans Montana che promettevano di offrire uno spettacolo mozzafiato. Tuttavia, quello che si è visto è stato un vero e proprio fallimento che ha compromesso la reputazione e la credibilità della Corsa Rosa.

La 13esima da tappa epica a “tappetta” insignificante

Il ciclismo è stato privato della sua sacralità e il pubblico non è stato rispettato. I tifosi, che avevano atteso lungo le strade con grande sacrificio, si sono sentiti sopraffatti, ingannati, delusi. Le paure relative alle possibili avverse condizioni meteorologiche, che si sono rivelate infondate, hanno portato a modifiche nel percorso per accontentare chissà chi, con chilometri risparmiati, salite saltate e tracciati che hanno perso di importanza. L’azione agonistica è stata praticamente inesistente.

La tappa si è trasformata in una “tappetta” breve di soli 74,6 chilometri: l’ascesa iniziale è stata neutralizzata poiché nessun ciclista di rilievo ha attaccato, anche perché dopo il Gran Premio della Montagna c’è stata una discesa seguita da 22 chilometri di terreno pianeggiante. In queste condizioni, l’ultima salita che porta all’arrivo a Crans Montana si è rivelata troppo poca cosa per creare selezione, e i corridori di classifica sono giunti insieme al traguardo.

L’errore delle App meteo, in cima al Gran San Bernardo non pioveva

La delusione è palese non appena sono cominciate a circolare le immagini della cima del Gran San Bernardo dove non pioveva, e la temperatura era di circa 6 °C. La tappa è iniziata con un cielo nuvoloso e l’asfalto era asciutto, quindi non ha piovuto nemmeno nelle ore precedenti. La salita della Croix de Coeur è stata affrontata in condizioni meteorologiche perfette, con una temperatura di circa 8 °C in cima. Le uniche gocce di pioggia sono state osservate debolmente nei primi 3-4 chilometri della discesa, ma la situazione era tutt’altro che pericolosa. In cima a Crans Montana è addirittura spuntato un raggio di sole con temperature intorno ai 10 °C. In sostanza, le condizioni meteorologiche estreme non si sono presentate.

Oggi, il ciclismo è stato condizionato da App meteorologiche che non hanno funzionato e da una votazione condotta la sera precedente alla tappa, seguita da negoziati mattutini che hanno stravolto la frazione, riducendola, dilaniandola e rendendola insignificante. Gli organizzatori non sono da biasimare: hanno dovuto soddisfare determinate richieste avanzate dai ciclisti attraverso l’Associazione Internazionale dei Ciclisti. E’ stato invocato il protocollo UCI “Weather Extreme“, adottato in caso di grandine, temperature estreme, accumuli di neve o aria irrespirabile.

Indubbiamente, gli errori sono stati commessi dalle App e, soprattutto, da coloro che le hanno seguite, senza considerare che sarebbe stato meglio andare effettivamente in strada e valutare come si sviluppava la situazione. Tuttavia, se fosse successo qualcosa lungo il percorso, l’organizzazione sarebbe stata criticata duramente e messa alla gogna.

Merckx: “Se hai paura del vento e della pioggia, allora…”

Molti ciclisti non volevano affrontare questa tappa, dimenticando che lo sport ciclistico comporta sforzi all’aperto e dipende dalle variabili meteorologiche. “Se hai paura del vento e della pioggia, allora lascia perdere il ciclismo“, è una delle celebri frasi pronunciate da Eddy Merckx, una delle grandi icone nella storia del ciclismo. Il Cannibale non aveva peli sulla lingua e, in un’occasione, rivolgendosi a coloro che si lamentavano delle condizioni ambientali prima di una gara, suggerì che chiunque avesse problemi con il meteo dovesse appendere la bicicletta al chiodo e dedicarsi a un piacevole gioco di carte nel calore di casa propria.

Indubbiamente, si tratta di un’epoca diversa del ciclismo, in cui i veri e indomiti eroi erano abituati a superare gli ostacoli e ad affrontare ogni tipo di difficoltà. In passato, pochi si lamentavano all’interno del gruppo, poiché la durezza della corsa è anche influenzata dai capricci del tempo, e bisogna semplicemente accettarlo.

Filippo Raiola

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