Sciopero agli Scavi, più disagi e code a Pompei che ad Ercolano:

“Chiediamo un incontro urgente con la Direzione generale dei musei e con i direttori dei parchi archeologici di Pompei, Ercolano e della Reggia di Caserta, per ricevere i dovuti chiarimenti circa la salvaguardia dei livelli occupazionali e retributivi“. Questa la perentoria richiesta spedita, tra gli altri, anche al direttore dei musei statali, l’ex Sovrintendente per Pompei Massimo Osanna, dal rappresentante dell’Esecutivo nazionale Cobas Lavoro Privato, Domenico Quintavalle.

“Un incontro urgente con i Parchi di Pompei, Ercolano e Caserta”: la perentoria richiesta dei Cobas

La richiesta segue lo sciopero andato in scena lo scorso 1 aprile, indetto dagli stessi Cobas per salvaguardare i circa 50 addetti della società esterna Opera Laboratori Fiorentini Spa: tutti precari che, a partire dal 15 marzo 2000, si occupano della gestione dei cosiddetti servizi aggiuntivi museali, dalla biglietteria “on-site” al controllo accessi, passando per l’accoglienza, l’infopoint, l’ufficio per gestire le visite guidate. Ad agitare i Cobas e i precari è stato, dapprima, il nuovo appalto che ora prevede l’affidamento a privati dei servizi di biglietteria e affini del Parco Archeologico di Ercolano.

Il bando della discordia, pubblicato a gennaio scorso, prevede una nuova organizzazione per i servizi di biglietteria, controllo degli accessi, call center e 5 distributori automatici per i ticket, oltre che un nuovo servizio guide. Tuttavia, il servizio dovrebbe essere affidato a una nuova azienda e il passaggio di cantiere per i lavoratori sarebbe a oggi di appena otto unità. Oltre al nuovo bando per Ercolano, adesso, c’è ben altro.

Il possibile dramma occupazionale potrebbe estendersi

“L’obiettivo – si legge infatti nell’ultima richiesta sindacale – è quello di arrivare alla vendita del tutto online dei biglietti per i musei”. Secondo i Cobas, dunque, il possibile dramma occupazionale potrebbe estendersi. Per questo motivo, i rappresentanti sindacali da ultimo hanno richiesto spiegazioni ufficiali a dirigenti locali e vertici ministeriali. La dg musei ha però chiarito che la nuova piattaforma online, denominata Ad Arte, “va a integrare un’enorme lacuna”. Su 498 luoghi della cultura, infatti, solo 75 sono gestiti da un concessionario.

“Così – si legge in una nota DG del 9 maggio scorso – chi non ha biglietteria avrà un canale digitale, aperto anche a tutti gli altri”. L’accesso ai luoghi della cultura, cioè il titolo di ingresso, si potrà quindi ottenere direttamente online attraverso applicazioni mobile (iOS/Android) e sito web ma, così hanno già spiegato dalla dg, la piattaforma “non è concepita come esclusivo canale di biglietteria online ma è predisposta in modo da potersi interfacciare con altri provider di bigliettazione online per consentire ai luoghi della cultura che hanno già un concessionario e hanno in essere sistemi di e-ticketing di continuare a utilizzarli”.

Inoltre, collegata alla piattaforma, vi sarà una app grazie alla quale i visitatori potranno interagire con il museo prima, durante e dopo la visita. Per quanto riguarda poi la questione del personale, la comunicazione ufficiale della dg musei ribadisce “che la normativa vigente consente a coloro che volessero internalizzare il servizio tramite Ales s.p.a. il ricorso alla clausola sociale, che permetterà di mantenere tutti gli operatori attualmente in servizio”. Sarà. Ma i sindacati, per ora, sono sul piede di guerra.

Salvatore Piro

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