Il Garante per la protezione dei dati personali ha sanzionato, alcune settimane fa, un’azienda di abbigliamento a causa di alcune violazioni in merito al Regolamento europeo, del Codice privacy e dello Statuto dei lavoratori.
Per la società, presente in Italia con oltre 160 negozi, si tratta di pagare la somma di euro 50.000 (cinquantamila) a titolo di sanzione amministrativa pecuniaria, dell’art. 58, par. 2, lett. i) del Regolamento. Il Garante privacy ha rivelato l’illiceità del trattamento effettuato dall’azienda d’abbigliamento ai sensi dell’art. 143 del Codice, per la violazione degli artt. 5, par. 1, lett. a), 88 del Regolamento e 114 del Codice. Nello specifico, come anticipato sopra, le telecamere violavano il Regolamento europeo, il Codice privacy e lo Statuto lavoratori.
L’indagine del Garante ha avuto inizio dopo la segnalazione di un sindacato che rendeva noto del trattamento illecito di dati personali attraverso sistemi di videosorveglianza presso alcuni punti vendita della società multata, tra l’altro con un numero rilevante di dipendenti coinvolti (oltre 500). Durante l’istruttoria viene fuori che l’azienda non aveva rispettato la normativa in materia di controllo a distanza, che era inoltre in assenza di autorizzazione o di accordo con le rappresentanze sindacali. Quindi, secondo quanto scritto dal Garante, la normativa “prevede che l’installazione di impianti audiovisivi non possa avvenire in assenza di un accordo con i rappresentanti dei lavoratori o di una autorizzazione dell’Ispettorato del lavoro, procedure indispensabili anche per bilanciare la sproporzione esistente tra la posizione datoriale e quella di lavoratore”.
Nel frattempo però la ditta si era giustificata, riguardo l’installazione delle apparecchiature, motivando la necessità di difendersi da furti e di garantire la sicurezza dei dipendenti e del patrimonio aziendale, evitando così accessi non autorizzati. Ma, sostiene sempre il Garante privacy: “Non è sufficiente limitarsi ad informare gli interessati della presenza dell’impianto e del suo funzionamento attraverso informative affisse nelle zone antistanti quelle oggetto di ripresa”.
Leggiamo dunque dalla nota dell’Autorità amministrativa indipendente italiana (appunto Garante privacy): “Gli accertamenti del Garante privacy hanno evidenziato che tutti i negozi erano dotati di almeno 3 videocamere, attive 24 ore al giorno 7 giorni su 7, nelle aree riservate ai lavoratori e ai fornitori. Nei punti vendita più grandi arrivavano fino a 27. Le immagini venivano conservate 24 ore e poi sovrascritte. In numerosi punti vendita l’installazione dei sistemi di videosorveglianza non aveva però, come detto, rispettato la normativa in materia di controllo a distanza”. (Il provvedimento del GARANTE PER LA PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI).