Niente arresto per Michele D’Alessandro ed Ettore Spagnuolo: la Cassazione ha infatti respinto il ricorso presentato dalla Procura Antimafia, in merito all’episodio di tentata estorsione ai danni di un imprenditore ittico di Volla. Nell’ambito dello stesso procedimento, è stato negato anche il sequestro nei confronti di pescherie, bar, agenzie di scommesse e società attive nel mercato ittico, riconducibili ai due colonnelli del clan scanzanese.
Castellammare, tentata estorsione del clan a Volla
In particolare, l’Antimafia aveva configurato la responsabilità di Michele D’Alessandro (figlio di Luigi, alias Gigginiello, per anni reggente della cosca) e di Ettore Spagnuolo in merito alla gestione di diverse attività commerciali a Castellammare di Stabia, che sarebbero state intestate a proprietari fittizi. Secondo il gip, tuttavia, non c’erano prove sufficienti per sostenere che quelle attività fossero oggetto di riciclaggio di soldi sporchi. Una tesi che è stata adesso confermata dalla Corte di Cassazione.
Niente arresto per Michele D’Alessandro ed Ettore Spagnuolo
Michele d’Alessandro, figlio di Gigginiello, era accusato dall’Antimafia di essere il vero proprietario (con la moglie) di una società ittica con sede legale a via Meucci, da cui partirebbe la volontà di Scanzano di imporre il monopolio sul settore. Sulla carta l’azienda è però intestata ad un 49 anni di Boscoreale, che con questa accusa è nell’inchiesta. Come un altro stabiese di 29 anni, che risultava tra il 2019 e il 2020 essere il proprietario di una pescheria a piazza Spartaco, che invece per l’Antimafia sarebbe sempre di Michele d’Alessandro.
Stesso meccanismo che Ettore Spagnuolo avrebbe invece usato con un bar in villa comunale intestato alla nipote, mentre l’agenzia di scommesse di Piazza Giovanni XXIII risultava essere di proprietà di uno stabiese quando a fare profitti con le scommesse sarebbe stato lo stesso ras Spagnuolo. Accuse che però sono state respinte dalla Corte di Cassazione.