“Per Giulia e il suo bambino, per tutte le donne violate e uccise” questo è il titolo della manifestazione organizzata in piazza Plebiscito il 7 giugno dalla consulta regionale per la condizione della donna del Consiglio regionale della Campania.
Un appuntamento, alle 17, che è stato postato in una storia su Instagram anche da Chiara Tramontano, sorella della ragazza, incinta di sette mesi a 29 anni, uccisa dal fidanzato a Senago, nel Milanese.
Dolore, sconcerto, incredulità. È sotto choc Sant’Antimo, il comune a nord di Napoli, circa 30 mila abitanti dove vivevano Giulia Tramontano, ma anche il suo carnefice Alessandro Impagnatiello, anche se in pochi si ricordano di lui, prima di trasferirsi alcuni anni fa in provincia di Milano.
Sant’Antimo chiede solo giustizia per Giulia
Qui, giustizia è la parola più ripetuta. Finché non c’era stata la confessione, tutti speravano che le ricerche della ragazza andassero a buon fine e che fosse restituita alla sua famiglia per poter festeggiare la prossima nascita del bambino che aveva in grembo.
In città ora si vive un clima sospeso in attesa del ritorno della salma di Giulia e della celebrazione dei funerali. Silenzio attorno all’abitazione della famiglia Tramontano, trasferitasi in questi giorni di dolore a Senago, dove si è consumata la tragedia.
La morte della giovane fa cancellare anche i festeggiamenti previsti per lo scudetto del Napoli. “Per domenica – chiede il Club Napoli Sant’Antimo – niente caroselli nè sfilate per rispetto di questo angelo volato in cielo, la nostra festa già c’è stata. Ora solo rispetto per questa famiglia“.
In contatto con i genitori è il parroco don Salvatore Coviello: attende di concordare con loro il funerale e le modalità per ricordare al meglio il sacrificio di Giulia.