È finita la stagione del Napoli, un’annata che verrà ricordata per sempre, un’annata magica, fatta di gioie, emozioni, gol, calcio spettacolo e lacrime per uno Scudetto che viene riconsegnato ai figli di Partenope dopo 33 anni.
Correva il giorno 29 aprile 1990 l’ultima volta che il Napoli si aggiudicò lo scudetto, il secondo della sua storia, ma il capitano Diego Armando Maradona non poté alzare nel cielo di Fuorigrotta la gloriosa coppa, perché all’epoca la Lega non organizzava una cerimonia nello stadio dopo l’ultima partita di campionato, cosa che cominciò dal campionato 2005.
Nell’87 e nel ’90, davanti agli altri colleghi, fu il presidente azzurro Corrado Ferlaino a ricevere negli uffici della Lega a Milano il trofeo realizzato nel 1960 dall’artista Ettore Calvelli.
Quella coppa che è già da un po’ a Napoli, esposta fino ad oggi in Piazza dei Martiri. Bella, splendente.
Impossibile resisterle. Sembra un quadro, nella sua forma, nella sua lucentezza, ma potrebbe essere anche la più brutta, poco importa. L’importante è che è tornata, è a Napoli, in mezzo ad un popolo che vorrebbe tenersela a braccetto, dormire con lei a fianco, un popolo che ha fatto fatica a non toccarla e baciarla.
Domani sarà il 4 giugno 2023, il giorno in cui sarà passato già un mese da quella gioia, scoccata alle 22:37, quando capitan Di Lorenzo calciò in aria quel pallone, l’ultimo di quella lunghissima astinenza, in cui gli anni di sofferenza fra Serie B e Serie C sono stati ripagati tutti. Una data da tatuarsi sulla pelle, perché si sa che resterà a vita nella storia azzurra.
Ma ci sono delle differenze rispetto ai primi due acuti. Domani la coppa non la alzerà Maradona, ma l’argentino ci sarà, eccome: sarà dall’alto, a guardare la festa del suo popolo in uno stadio a lui intitolato. Fisicamente non lo vedremo, ma le sue vibrazioni si potranno percepire all’interno di ogni singolo cuore azzurro, pronto a battere all’impazzata.
La alzerà Di Lorenzo, e dopo di lui tutti gli artefici di questo capolavoro: Kvaratskhelia, genio che incontra talento, appena premiato come MVP del campionato, Osimhen, il miglior attaccante, Kim, il miglior difensore, e i vari Lobotka, Rrahmani, Zielinski, Mario Rui. Tutti hanno contribuito a rendere questa stagione meravigliosa.
Ma il primo a dover essere ringraziato è Luciano Spalletti, colui che ha fatto di questa squadra un’opera d’arte e che domani si godrà l’ultimo abbraccio di un pubblico che lo onorerà come un dio. È arrivata l’ora di dirsi un triste addio, con delle lacrime che si mischiano fra gioia e tristezza: la gioia nel veder risplendere il tanto atteso trofeo, la tristezza nel dover salutare l’uomo che lo ha riportato dove merita di stare. L’uomo che diventerà cittadino onorario di Napoli. L’uomo che si è cucito questa gloria sulla pelle, e non la dimenticherà mai.
Domani, dopo aver sollevato lo Scudetto, lo Stadio Maradona, i cui 55mila biglietti sono stati polverizzati nel giro di poche ore, diventerà palcoscenico di un grandissimo spettacolo: un po’ come Napoli-Fiorentina, ma molto più in grande. Una rappresentazione della città di Napoli: perchè i napoletani sono così. A loro piace esagerare, divertirsi, e se si tratta di difendere il nome della SSC Napoli loro sono sempre pronti.
Sono tanti i cantanti che avranno l’onore di prendere parte allo show, la maggior parte ovviamente napoletani, come Gigi D’Alessio e suo figlio LDA, Geolier, Clementino, Nino D’Angelo e Stash. Spazio anche a star come Arisa, Emma e Noa. La conduzione della festa invece sarà affidata a Stefano De Martino, di Torre Annunziata ma di verace fede azzurra, e Belen Rodriguez. E tra gli ospiti vip potrebbe esserci anche Claudia Villafane, ex moglie di Maradona, con la figlia Giannina.
Sarà festa ovunque: a Napoli e in altri 17 comuni dell’area metropolitana verranno allestiti dei maxischermi per assistere al momento tanto atteso. Poi questa stagione verrà lasciata alle spalle. Ma non sarà mai e poi mai dimenticata. Alle porte c’è un futuro incerto, ma a quello si penserà da lunedì: domani, per un’ultima volta, sarà la notte di Napoli, la notte del Napoli. E, prossimamente, la maglia azzurra, che sa di essere amata, avrà finalmente il tricolore cucito sul petto. Con un solo obiettivo: difenderlo.
Giuseppe Garofalo