“Di giudicare la sua scelta non c’è bisogno, onoriamo l’uomo che ha realizzato il nostro sogno. Grazie mister!”. Comincia così l’ultima puntata di questo campionato per il Napoli, in casa, al Maradona con lo striscione apparso nella curva A con cui i tifosi azzurri hanno voluto rendere omaggio a Luciano Spalletti, alla sua ultima panchina con i partenopei dopo lo storico scudetto.
In un clima di attesa per la coppa dello scudetto pronta ad essere issata al cielo, nel pre partita le premiazioni che hanno ancora una volta sottolineato la straordinaria stagione di questo Napoli che dopo troppo tempo ritorna sul tetto del calcio nazionale.
Il Napoli “piglia tutto”: le premiazioni agli eroi di una stagione magica
E allora si comincia con Luciano Spalletti, che a pochi minuti dalla sfida al “Maradona” del suo Napoli campione d’Italia, contro lo Sampdoria, è stato premiato dalla Lega Serie A come miglior allenatore dell’anno. A consegnare il trofeo l’ad della Lega Serie A, Luigi De Siervo. “Questo premio lo voglio condividere con i miei calciatori, i miei collaboratori e tutti voi, grazie del supporto”, ha dichiarato Spalletti rivolgendosi alla tifoseria partenopea che ha salutato il tecnico con una ovazione.
Ma a seguire è stata la volta dei calciatori, i gladiatori azzurri che hanno meritato il riconoscimento quali migliori di Serie A in questa stagione. Miglior difensore Kim Min Jae, che batte il compagno di squadra Giovanni Di Lorenzo e di Theo Hernandez del Milan. Miglior attaccante, nonchè capocannoniere, Victor Osimhen, che supera inevitabilmente Rafael Leao del Milan e Lautaro Martinez attaccante dell’Inter.
E poi il riconoscimento più importante, a Khvicha Kvaratskhelia il premio MVP della Serie A TIM 2022/2023 come Migliore Assoluto.
Il riconoscimento per il miglior centrocampista manca solo perchè, inspiegabilmente, nella terna dei finalisti non è stato inserito lo straordinario Stanislav Lobotka, a cui però il premio è stato simbolicamente assegnato nel corso della festa allo stadio di Fuorigrotta da Clementino che ha chiuso il suo “freestyle” proprio dicendo “’o suono che ti porta qua, miglior centrocampista d’Italia Lobotka”.
La partita, l’ultimo passo verso la storia
E alla fine si passa alla partita, al fischio d’inizio, in uno stadio tutto azzurro e pronto alla festa.
Al 3′ la prima occasione del Napoli con una galoppata centrale di Anguissa che serve alla sua sinistra Kvaratskhelia; il georgiano imbuca per Zielinski che conclude con il mancino da ottima posizione ma manda alto. Al 10′ risponde la Samp con Gabbiadini che arriva in zona trequarti ed imbuca per la corsa di Zanoli ma l’esterno blucerchiato colpisce in scivolata ma trova la risposta in due tempi di Meret.
A metà primo tempo sale in cattedra Kvaratskhelia che in pochi minuti conclude due volte verso la porta di Turk ma senza fortuna. Al 23′ è il turno di Osimhen ma di testa manda alto sulla traversa. L’occasione più ghiotta dle primo tempo arriva però per la Sampdoria: al 24′ Gabbiadini crossa verso il secondo palo dove Quagliarella è incredibilmente solo davanti a Meret, ma di testa colpisce male e manda di poco sul fondo.
I partenopei poi passano in controllo e solo nella ripresa rischia di nuovo: al 58′ Gabbiadini serve Malagrida che entra in area e prova a calciare ad incrociare, ma è bravo Meret a respingere con il corpo.
La squadra di Stankovic si scompone e al 66′ Turk nega il raddoppio ad Anguissa: cross per Osimhen che fa sponda di testa per Anguissa, il quale colpisce al volo verso la porta ma il portiere doriano respinge e blocca.
La squadra di Spalletti però non si ferma e all’85’ va a segno con Simeone con una grande conclusione dal limite. L’argentino approfitta di un lancio di Raspadori per mettere il pallone nell’incrocio dei pali e far esplodere tutto lo stadio.
All’88’ la standing ovation del Maradona arriva per l’uscita dal campo di Fabio Quagliarella.
Coppa al cielo e via alla festa allo stadio e in città
Il triplice fischio di Ermanno Feliciani è il segnale. Finisce Napoli-Sampdoria, la prima contro l’ultima che saluta la serie A, e torna, di nuovo, la festa. Una festa continua, interminabile. Napoli come Rio. Fuochi d’artificio, trombe, clacson di auto e le canzoni del cuore celebrano lo storico successo degli azzurri.
Nello stadio comincia la premiazione tra ovazioni e medaglie. Tutti calciatori, molti con i vessilli delle proprie nazioni d’origine, ritirano le medaglie fino all’ultimo a presentarsi sul palco: Giovanni di Lorenzo, il capitano. Nelle sue mani la coppa: i cori, i fuochi d’artificio e la gioia di tutta la squadra e dei tifosi mentre proprio il capitano alza il trofeo che ufficializza la vittoria. Un bacio e poi il giro di campo in trionfo con l coppa che passa di mano in mano tra i tanti campioni in azzurro.
Terzo scudetto, dopo 33 anni. Un tripudio di bandiere azzurre saluta il trionfo. Nello stadio che porta il nome del più grande calciatore del mondo, il volto di Maradona è su tantissimi vessilli e incastonato negli striscioni. È qui la festa, allo stadio, ma anche davanti al Maradona, nelle piazze dei maxischermi come il Plebiscito, a Scampia dove viveva Ciro Esposito, il tifoso ucciso prima della finale di Coppa Italia a Roma.
Festa nelle strade della città e di tutta Italia ma con un po’ di malinconia
Nelle case e in strada, tra i tanti che non sono riusciti a vincere la lotteria di un biglietto per l’ultima partita. Si esulta in provincia dove sono stati allestiti 17 maxischermi ma anche in tanti piccoli paesi. Al largo Maradona il delirio. Migliaia di persone in pochi metri quadrati.
Successo strepitoso con un po’ di malinconia. Per il mancato giro per la città con il bus scoperto che avrebbero tanto desiderato i tifosi. E perchè lascia Spalletti, il condottiero vittorioso. Ma questa sera è comunque festa.