Napoli è sempre stata una città molto folkloristica e legata alle sue tradizioni. Molti degli elementi della cultura locale hanno raggiunto facilmente la dimensione nazionale nel corso della storia, dall’arte alla cucina, passando anche per il semplice intrattenimento. Si pensi ad esempio alla “smorfia”, termine che oggi viene impiegato praticamente come sinonimo di “tombola”. Le origini della smorfia non sono mai state chiare, anche se alcuni studiosi le riconducono ad Artemidoro di Daldi; più facile ritenere che la smorfia abbia mutuato la Cabala ebraica, formando una nuova associazione tra nomi e numeri. La smorfia cerca di spiegare i significati dei sogni e non a caso i numeri legati ad eventi particolarmente importanti vengono ancora oggi giocati dai napoletani per tentare la fortuna, magari in occasione di lotterie e concorsi.

L’etimologia del termine non dovrebbe essere oggetto di mistero. La parola “smorfia” deriva con tutta probabilità dal nome di Morfeo, la divinità greca legata al sonno e, per l’appunto, ai sogni. I numeri della smorfia sono in totale 90, così come i membri dei Serenissimi Collegi tra i quali bisognava scegliere in fase di elezione. I significati dei vari numeri sono stati tramandati alle ultime generazioni soprattutto attraverso la tombola e alcuni sono entrati a far parte del linguaggio popolare, come la “paura” relativa al 90. Nella tombola, comunque, i significati dei numeri fungono perlopiù da elemento di contorno e non sono strettamente funzionali al gioco, nel quale non esistono peraltro delle vere e proprie opzioni ed è tutto legato alla casualità delle estrazioni.

Il rapporto dei napoletani con i numeri, comunque, va ben oltre la smorfia e la tombola. Le credenze e la scaramanzia non hanno mai abbandonato il popolo e specialmente tra i vicoli del centro storico è possibile imbattersi in testimonianze concrete della filosofia partenopea sotto questo punto di vista, tra cornetti rossi, amuleti e oggettistica varia appesa in ogni dove. Tra i numeri quello ad avere una valenza più nefasta è evidentemente il 17, sebbene non tutti sappiano perché. In molti si limitano infatti a seguire le superstizioni solo per sentito dire.

La ragione va individuata nella lingua latina, dove il 17 veniva trascritto come “XVII”, vale a dire l’anagramma di “vixi”, cioè “ho vissuto”, interpretabile anche come “sono morto”. Il 13, invece, viene associato al numero di commensali dell’Ultima Cena di Gesù Cristo. Gli smisurati timori nei confronti del 17 e del 13 sono stati studiati nel tempo anche in psicologia, tanto da assumere i contorni di fenomeni veri e propri, noti rispettivamente come eptacaidecafobia e triscaidecafobia.

Oggi buona parte delle conoscenze in merito a questi temi così mistici e quasi esoterici si è un po’ dispersa. Molti dei giochi e dei passatempi caratteristici hanno conosciuto una loro controparte digitale e vengono praticati di meno dal vivo: alle numerose slot online disponibili al momento e ai popolari giochi di carte vengono affiancate infatti le versioni virtuali della tombola o di giochi simili come il bingo. L’offerta del gioco sul web ha inevitabilmente rivoluzionato la concezione dell’intrattenimento stesso e influenzato l’attenzione verso gli elementi culturali che si celavano dietro ai più antichi passatempi. Ciononostante, soprattutto in occasione delle festività natalizie, sono ancora migliaia le famiglie napoletane che preferiscono divertirsi con amici e parenti con una partita a tombola intorno ad un tavolo.

 

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