Si è chiusa ieri pomeriggio, sabato 22 luglio, la prima fase del lavoro predisposto dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata per risalire alle possibili cause del crollo alla palazzina di corso Umberto I avvenuto nella mattinata di domenica scorsa.
Dopo i sopralluoghi del professor Nicola Augenti, il consulente tecnico incaricato di svolgere i rilievi irripetibili nella zona interessata dal sinistro, la Procura con ogni probabilità disporrà il sequestro della palazzina posta al civico 59 di corso Umberto I (quella interessata dal cedimento di un’ala) e una porzione di area circostante, zona nella quale il Comune ha provveduto nelle scorse ore a sistemare appositi new jersey e cancellate.
Rimosse intanto buona parte delle macerie prodotte dal crollo: in parte smaltite, nella restante parte, come disposto dagli organi inquirenti, sottoposta a sequestro in una zona messa a disposizione dall’ente, a disposizione del consulente tecnico.
Per ora restano confermate tutte le interdizioni già stabilite nelle ore immediatamente successive al crollo, con lo sgombero in via cautelativo, di circa 120 persone residenti in una quindicina di immobili tra corso Umberto I e vico Pizza.
Da lunedì 24 luglio tecnici comunali, coadiuvati da esperti esterni individuati dall’ente, provvederanno a controllare tutte le palazzine non interessate dal sequestro disposto dalla Procura, al fine di assicurarsi che non vi siano rischi per la staticità degli stessi e, se ciò dovesse essere confermato, predisporre il progressivo rientro nelle loro abitazioni di parte degli sfollati.
A tale riguardo, il sindaco Luigi Mennella, insieme al dirigente Antonio Sarnello e al responsabile del procedimento Antonio Demasi, ha firmato un’ordinanza nella quale, confermando lo sgombero cautelativo, si evidenzia che “a tutela della pubblica e privata incolumità, si rende indispensabile far effettuare ulteriori ed approfonditi accertamenti tecnici nonché adeguati lavori finalizzati al ripristino delle condizioni di sicurezza dei luoghi interessati dai dissesti”.