“Non so perché l’ho fatto”: la confessione del vigilante che ha ucciso Domenico Esposito a Nola. Continuano le indagini

Domenico, a sette anni con il fucile del nonno uccise il fratellino di quattro anni mentre giocava con l’arma incosciente del pericolo. Sabato, il giovane era accorso insieme al padre in aiuto della sorella

Antonio Emanuele De Luca, l’addetto alla sorveglianza del centro commerciale Vulcano Buono di Nola, ha confessato dell’assassinio del 28enne Domenico Esposito: “Sì, l’ho ucciso. Gli ho fatto del male. Non so dirvi perché” ha risposto il 20enne agli investigatori che lo hanno incalzato per ricostruire i dettagli d di una tragedia ancora per molti versi da inquadrare. Un omicidio assurdo senza nessuna spiegazione e senza nessun tentativo di scagionarsi da parte del 20enne dall’accusa di omicidio aggravato dai futili motivi e dall’utilizzo di un coltello estratto dalla tasca e usato per sferrare i fendenti mortali contro il giovane di 28 anni originario di Acerra. Una lite finita nel sangue che sabato sera ha portato alla morte, dopo un’agonia di alcune ore per le ferite riportate Domenico Esposito.

Il tragico destino di Mimmo, corso in aiuto della sorella e accoltellato sabato sera

Domenico, a sette anni con il fucile del nonno uccise il fratellino di quattro anni mentre giocava con l’arma incosciente del pericolo. Sabato, il giovane era accorso insieme al padre nel parcheggio del centro commerciale dopo che sua sorella, addetta alle vendite in un importante store di abbigliamento, gli aveva chiesto una mano per cambiare la ruota della Fiat Punto bianca ferma, e impossibilitata a marciare con la ruota bucata, nel parcheggio “Ischia” del megastore. Per evitare di allertare i familiari, la donna aveva chiesto aiuto all’operatore della società di portierato, ma lui si era rifiutato.

Arrestato il vigilante reo confesso mentre proseguono le indagini

Il giovanissimo reo confesso vigilante di Secondigliano, difeso dall’avvocato Mario Griffo, si é avvalso della facoltà di non rispondere rispetto alle accuse che gli sono state mosse. E’ apparso visibilmente sotto choc, non ha risposto alle domande del pm della Procura di Nola Anna Musso che coordina le indagini condotte dal commissariato di pubblica sicurezza di Nola, guidato dal primo dirigente Giovanna Salerno.

Per il ventenne assassino si sono aperte le porte di una cella del carcere di Poggioreale, dove nei prossimi giorni, forse già martedì, si terrà l’interrogatorio di garanzia. Intanto gli investigatori stanno attentamente visionando le immagini delle telecamere di video sorveglianza che sono installate in tutta l’area, messe subito a disposizione della polizia di Nola dai vertici del centro commerciale. Immagini che potranno essere decisive così come fondamentali sono le testimonianze delle persone presenti, a cominciare dalla sorella della vittima e da una sua collega che si trovava con lei al momento della lite e dell’omicidio. Ascoltato come testimone anche il papà di Domenico, anche lui accorso alla richiesta di aiuto della figlia in difficoltà e testimone dell’aggressione armata del figlio.

Il vigilante si sarebbe rifiutato di dare una mano alle due addette alle vendite perché, secondo quanto sta faticosamente emergendo, in auto non ci sarebbe stato il cric, necessario per sollevare il veicolo prima di procedere alla sostituzione dello pneumatico. Cosa sia accaduto dal momento del rifiuto alla richiesta di aiuto fino all’accoltellamento è tutto da definire.

Ancora tante domande senza risposta per un omicidio assurdo

Tra le domande che non hanno ancora risposta c’è anche il perché il vigilante fosse in possesso di quel coltello che ha utilizzato per ridurre in fin di vita Esposito. Al ragazzo di Acerra, verso le 17,30 di sabato, sono state sferrati numerosi fendenti, tra i quali quello mortale al petto. Una reazione spropositata quella del 20enne che non ha esitato a colpire mortalmente una persona poco più grande di lui. La vittima é morta intorno alle 19 all’ospedale di Nola dove era stato trasportato da un’ambulanza del 118 al pronto soccorso. I medici non hanno potuto fare nulla per salvargli la vita.

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