Ha raccolto 5.085 firme e oltre 450 commenti la petizione in cui si chiede alle istituzioni che Simone Isaia, il clochard 32enne accusato di aver incendiato lo scorso 12 luglio la Venere degli stracci in piazza Municipio, venga curato e lasci il carcere. A promuovere l’iniziativa Iod Edizioni e l’associazione Liberi di volare della Pastorale carceraria della Chiesa di Napoli.

5mila firme per chiedere cure per Simone

“La petizione nasce dalla volontà di volere ristabilire un equilibrio tra quanto accaduto, che è grave, e il disagio mentale e sociale di Simone e di tanti giovani – ha spiegato Pasquale Testa, di Iod Edizioni – Abbiamo notato che nell’immediato, nei primi quindici giorni dopo l’incendio, l’opinione pubblica era molto arrabbiata rispetto alla figuraccia fatta dalla città di Napoli davanti al mondo intero, ma questo ha fatto dimenticare la persona che c’era dietro al dramma, la sua condizione di vita, di povertà, di disagio mentale”.

Secondo i numeri forniti, a Napoli ci sono ben 2mila persone, “soprattutto giovani”, che vivono per strada, senza dimora, senza avere da mangiare, senza i bisogni primari. “Vogliamo porre – ha concluso Testa – il tema dei senza tetto, dei giovani che in questa città, come in tutte le grandi città, possono trovarsi all’improvviso nel mondo degli invisibili e Simone è esempio di questa realtà”.

Oggi un sit-in per chiedere che Simone lasci il carcere

Per chiedere che il giovane lasci il carcere di Poggioreale per essere curato in strutture adatte, a un mese esatto dal rogo, si è tenuto oggi un sit-in proprio davanti allo scheletro dell’opera. La manifestazione è stata organizzata da Iod edizioni, Pastorale carceraria della Chiesa di Napoli, associazione Liberi di volare, Chiesa evangelica libera di Casalnuovo, United Colors of Naples, Tribunale 138.

Don Franco Esposito, direttore della Pastorale carceraria della Chiesa di Napoli, ha detto: “Simone è un ragazzo intelligente, capace, ma il suo disadattamento è dovuto all’emarginazione e all’essere messo da parte da questa società. L’unica vera opera d’arte da restaurare è la persona”

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