Un’ombra di terrore si è abbattuta su tutta Caivano in seguito alle raccapriccianti rivelazioni degli abusi perpetrati dal branco di giovanissimi sulle due bambine di 10 e 12 anni. Le vittime sarebbero state sottoposte a stupri ripetuti, alcuni dei quali addirittura filmati tramite telefoni cellulari, mentre i responsabili minacciavano di diffondere le immagini se le bambine avessero osato ribellarsi. Le indagini, caratterizzate da un riserbo estremo, stanno rivelando dettagli sempre più scioccanti su quanto avvenuto.
Le procure che indagano mantengono il più stretto riserbo
Dallo strettissimo riserbo mantenuto sulla vicenda, trapelano nuovi dettagli sull’orrore che vede nel mirino degli investigatori almeno una quindicina di ragazzi, quasi tutti minorenni, coinvolti a vario titolo nelle violenze ai danni delle due cuginette. Tra loro, sembra, almeno un paio di figli dei boss del Parco Verde, i ras della droga in quella che è ritenuta la più grande piazza di spaccio d’Europa. Ragazzi pieni di soldi e abiti firmati e pose da camorristi fatti e cresciuti.
Le autorità stanno affrontando la complessità del caso con grande cautela, evitando di confermare qualsiasi dettaglio ufficiale, inclusa la notizia del fermo dell’unico indagato maggiorenne. Sia la Procura per i Minorenni di Napoli che quella di Napoli Nord sono al lavoro per far luce su questa bruttissima vicenda. A causa delle informazioni comunque parzialmente trapelate, è stato anche aperto un fascicolo sulla fuga di notizie.
Sequestrati i cellulari si cercano i video delle violenze
Al centro dell’inchiesta vi sono una decina di telefoni cellulari sequestrati agli indagati subito dopo la denuncia fatta ai Carabinieri dai familiari delle vittime. Gli inquirenti concentrano i loro sforzi nella ricerca di video e altre prove che possano ricostruire nel dettaglio quanto accaduto e soprattutto se qualche video molto “ forte” possa essere stato venduto nel dark web, dove è elevata la richiesta di materiale molto più forte di quanto si possa immaginare da parte di chi è disposto a sborsare anche cifre importanti per entrarne in possesso.
Sorprendentemente, alcune di queste immagini, attraverso varie chat, avrebbero finito per giungere sul telefono del fratello di una delle vittime, spingendo i genitori a rivolgersi alle forze dell’ordine.
Il branco avrebbe abusato delle cuginette almeno dallo scorso gennaio
Secondo quanto emerso finora, le due cugine sembrano essere state preda di un gruppo di violenti a partire almeno da gennaio. Tra i responsabili vi è addirittura un sedicenne che si autodefiniva “fidanzato” della bambina di 10 anni. Questo gruppo avrebbe commesso ripetuti abusi di gruppo nei luoghi più isolati e degradati del quartiere, tra cui il centro sportivo Delphinia, un tempo un luogo di aggregazione ora abbandonato e trasformato in un simbolo della disperazione che affligge la zona.
La madre di una delle vittime respinge le accuse di incuria e dice “Qui c’è un inferno”
La rabbia e l’indignazione della comunità sono palpabili, e le famiglie delle vittime esprimono la loro sfiducia nelle istituzioni, colpevoli a loro dire di non essere intervenute in modo adeguato nel quartiere Parco Verde. La madre di una delle vittime dichiara con fermezza: “Non riesco più a sopportare l’idea di dover continuare a vivere in questo posto. Qui c’è un inferno”.
A chi ha abusato della figlia direbbe: “Guardatevi allo specchio, accorgetevi di quanto fate schifo e quanto siete vigliacchi”. La donna respinge le accuse di “grave incuria”, avanzate dagli assistenti sociali e avallate dal tribunale minorile, che hanno fatto collocare la figlia e la cuginetta in una comunità protetta, sottraendole alle famiglie. “Non abbiamo colpe. In questo degrado umano e sociale abbiamo fatto sempre il possibile per il bene di mia figlia, sono accuse che non meritiamo. Io devo andare via, per il bene di mia figlia e per la nostra famiglia”.
Don Patriciello invita la premier Meloni per affrontare “insieme” i problemi del Parco Verde
Don Maurizio Patriciello, parroco che da tempo denuncia l’attività della camorra e la mancanza di intervento delle istituzioni, si unisce al coro di voci che chiedono giustizia e afferma: oggi c’è un clima “di morte e di deserto”.
Don Patriciello invita persino la premier Meloni a visitare Caivano, al fine di riflettere sul futuro dei bambini che vivono in quella realtà difficile: “Nessuno ha la bacchetta magica, ma la parola chiave per riuscire a fare qualcosa è ‘insieme'”, afferma con forza.