Mentre in strada leggevo dal telefonino alcuni aggiornamenti sulla visita della premier Meloni all’inferno del Parco Verde di Caivano, ho notato alcuni bambini felici di raccogliere fili d’erbaccia e foglie secche con le proprie mani nude immerse in un pezzo di terreno di un giardino privato.

Ad indirizzare il mio sguardo le urla disperate di due mamme. “Che fate, vi sporcate!” è stata la loro minacciosa imprecazione, seguita dalla risoluta iniziativa di strappare dalle mani dei bambini quanto gioiosamente avevano già raccolto.

Continuo la lettura per capire quali soluzioni concrete la donna a capo del Governo italiano aveva concretamente promesso per salvare dalla violenza, dagli abusi su donne e minori, dalla miseria e dal degrado galoppante, quel pezzo di umanità disperata, povera e oppressa dalla camorra che controlla, con la cultura della sopraffazione e della illegalità straripante, quel pezzo di periferia degradata di Napoli, da troppo tempo trasformata in un grande supermarket della droga all’interno di un vasto cimitero sociale e culturale.

Ritorno ad essere richiamato da nuove urla, questa volta dei bambini, che reagiscono alla brusca interruzione della loro felicità di giocare in giardino, forse raramente in compagnia di altri bambini, in un insolito ambiente naturale che, a tutti, lascia quasi sempre assaporare un altro insolito e istintivo piacere: la libertà!

Lo stop alle proteste le mamme lo ottengono sfoderando dalle loro borse gli smartphone, l’arma sedativa (dagli inesplorati e forse dannosi effetti collaterali sui “minori”) più diffusa tra i bambini.

Poi penso: se Meloni oggi è a Caivano accompagnata da diversi ministri e da un gruppo numeroso di alti dirigenti dello Stato, è per cambiare soprattutto la vita dei bambini e il futuro di Caivano, per evitare che altri possano essere ancora abusati e violentati come recentemente avvenuto con le cuginette di 12 e 10 anni. Allora, speranzoso, riapro lo smartphone per leggere le iniziative “di riscatto” che, è indubbio, non sono semplici da attuare in aree, come queste, collocate al confine del mondo.

Inizio a leggere e ad ascoltare un audio della premier. Alcune proposte e il linguaggio usato per spiegarle non mi hanno razionalmente entusiasmato. Però, di fronte alla disperazione è giusto non accantonare lo strumento virtuoso della speranza. Soprattutto per il Governo è “pratica virtuosa” non ingannare l’umanità (in particolare la gioventù) povera, disperata e oppressa che sopravvive da queste parti.

L’inganno si può concretizzare, come hanno fatto quelle mamme nel giardino con i loro figli, dando loro solo risposte dal sapore di “strumenti sedativi”. Anche qui occorrono massicce dosi di “libertà” che si alimentano di lavoro, legalità, dignità e cultura, ingredienti di una città rigenerata che accoglie pienamente emarginati e sopraffatti dalle illegalità e dalle ingiustizie e – senza esitazioni e ammiccamenti – respinge interessi e comportamenti mortali della camorra e di talune parti di istituzioni che sembrano ad essa contigui.

Antonio Irlando

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