Il presidente emerito Giorgio Napolitano si è spento all’età di 98 anni presso la clinica Salvator Mundi al Gianicolo in Roma.
Giorgio Napolitano, morto alle 19.45 di oggi: è stato l’11° Presidente della Repubblica, dal maggio 2006 al gennaio 2015, rieletto al Quirinale nel 2013, il primo in Italia ad essere stato eletto per un secondo mandato. Altro primato di “re Giorgio” è stato quello di essere stato anche il primo presidente della Repubblica ad essere stato membro del Pci.
Bandiere a mezz’asta a palazzo Madama
La camera ardente verrà allestita a Palazzo Madama. A darne l’annuncio è stato il presidente del Senato Ignazio La Russa.
Ci lascia l’uomo delle riforme a tutti i costi, napoletano di gran classe, elegante e “pignolo”, come egli stesso si è definito. Attento ad ogni dettaglio, lavoratore instancabile, profondo conoscitore della vita parlamentare e delle dinamiche politiche dell’intera storia repubblicana. Sempre accompagnato con discrezione dalla moglie Clio, Giorgio Napolitano ha concluso i quasi due anni del secondo mandato con qualche rimpianto per non essere riuscito a vedere del tutto compiuti quei cambiamenti istituzionali per i quali tanto si è speso.
Ma soprattutto Napolitano ha dovuto affrontare quello che in molti considerano il periodo più buio degli ultimi 50 anni, navigando a vista tra gli scogli di una durissima crisi economica. E lo ha fatto con una convinzione incrollabile: che l’Italia avesse bisogno di stabilità politica.
Quella di Napolitano non è stata infatti una presidenza leggera, né facile
Certamente il momento peggiore, che ha coniugato amarezza personale e preoccupazione istituzionale, è stato il suo coinvolgimento indiretto nel processo sulla presunta trattativa Stato-mafia con l’eccezionale deposizione alla Corte di Palermo salita in trasferta al Quirinale.
Quella di Napolitano non è stata infatti una presidenza leggera, né facile. Ma ha mantenuto sempre l’impegno preso il 15 maggio del 2006 quando da neo-presidente promise solennemente davanti alle Camere che non sarebbe mai stato il capo dello Stato della maggioranza che lo aveva eletto, ma che avrebbe sempre guardato all’interesse generale del Paese.
Europeista convinto è stato sempre considerato tra gli interlocutori più autorevoli e affidabili
Le sue capacità di tenuta psicologica e mediazione gli sono state unanimemente riconosciute negli anni. Lasciata con dispiacere l’amatissima casa nel rione Monti, ha dedicato grande attenzione alle relazioni internazionali. Indubitabile è stata infatti la stima che ha goduto all’estero: Washington, ad esempio, lo ha sempre considerato uno fra gli interlocutori più autorevoli e affidabili.
Europeista convinto, Napolitano ha sempre sostenuto l’indispensabilità dell’Unione europea convincendosi via via che, così come in Italia, solo decise riforme dell’euroburocrazia potevano frenare il distacco dei cittadini e raffreddare il populismo crescente. Affabile e cortese, dai toni sempre misurati, si è trovato a dover affrontare un muro contro muro solo con Grillo e il suo movimento, visto dal capo dello Stato, almeno nelle sue componenti più estreme, come il germe dell’antipolitica.
Da Giorgio Napolitano a “re Giorgio” nel novembre 2011
Ma il passaggio che lo consegnerà alla storia come “re Giorgio” (così lo incoronò il New York Times) è quello che nel novembre 2011 porta Mario Monti a palazzo Chigi. I critici parleranno di Repubblica presidenziale, di interpretazione estensiva delle sue prerogative. I sostenitori la giudicheranno una mossa determinante per evitare che il Paese, spinto sull’orlo del baratro dalla crisi del debito sovrano, precipiti. Evitato il default, l’Italia non riesce però a schivare la recessione. L’immagine del governo ‘tecnico’ del presidente risulta danneggiata. E con essa anche il sostegno politico all’inquilino del Colle.
Napolitano ha rassegnato le dimissioni il 14 gennaio 2015. È divenuto poi Senatore di diritto e a vita quale Presidente Emerito della Repubblica.
Un presidente della Repubblica napoletano e legato alla sua città
Giorgio Napolitano era nato a Napoli il 29 giugno del 1925 da Giovanni Napolitano, avvocato liberale, poeta e saggista, originario della frazione Gallo di Comiziano, in provincia di Napoli, e dalla madre Carolina Bobbio, figlia di nobili napoletani di origine piemontese.
Ha studiato al liceo classico Umberto I di Napoli, a parte l’ultimo anno, che ha trascorso a Padova dove si era trasferita la famiglia. Si diploma nel 1942 al liceo “Tito Livio” e si iscrive poi alla facoltà di giurisprudenza della Federico II di Napoli. Durante quegli anni entra a far parte del Guf (Gruppi universitari fascisti) locale, e collabora con il settimanale IX Maggio dove tiene una rubrica di critica cinematografica e teatrale. Nel 1945, dopo essere entrato a contatto con il gruppo di comunisti napoletani, entra ufficialmente nel Pci. Due anni dopo, nel 1947, si laurea in giurisprudenza con una tesi di economia politica dal titolo: Il mancato sviluppo industriale del Mezzogiorno dopo l’Unità.
Tra i suoi amici di gioventù si ricordano i registi Francesco Rosi e Giuseppe Patroni Griffi, lo scrittore Raffaele La Capria, i giornalisti Antonio Ghirelli e Luigi Compagnone.
Alcuni anni dopo la Liberazione, nel 1953, viene eletto per la prima volta deputato. Da allora ha ricoperto diversi incarichi, tra cui presidente della Camera, ministro dell’Interno. Fu anche senatore ed eurodeputato.
Il saluto di Napoli nelle parole del sindaco Manfredi
Oggi la sua città lo ricorda nelle prole del sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi che ha espresso a nome dell’Amministrazione comunale e di tutta la città, grande cordoglio per la morte del Presidente Giorgio Napolitano. “Ha sempre difeso i principi fondamentali della Costituzione ed ha rappresentato Napoli ai massimi livelli con uno straordinario senso delle Istituzioni. In segno di lutto, ho subito disposto le bandiere a mezz’asta al Comune”.
Per ricordare e onorare Napolitano, la Figc ha disposto un minuto di raccoglimento da osservare prima dell’inizio delle gare di tutte le competizioni del weekend, da stasera fino ai posticipi di lunedì.