Step by step. Il Napoli torna alla vittoria dopo una sconfitta e due pareggi in campionato, e lo fa con una prestazione solida, massiccia, degna di una squadra campione d’Italia. Si rivede qualche sorriso in più, ancora troppo presto forse, fatto sta che stasera si è visto un grandissimo Napoli.
Non solo il pubblico, ma anche Osimhen, che però, con la rabbia e la grinta di un giocatore che ha voglia di riscatto, ha saputo trovare un mezzo perdono dopo le ore difficilissime che hanno coinvolto il nigeriano. Gol e un’ora di gioco fatta come lui sa.
Udinese praticamente non pervenuta, a parte nel momento del gol di Samardzic, e in qualche piccolo strappo di Lovric, l’unico che ha provato a dare un risvolto diverso ad una serata che però non poteva che sorridere ai partenopei.
Il Napoli gioca a calcio, diverte e si diverte, con un gioco che, senza esagerare, ricorda quello che ha fatto sognare tutti fino a pochi mesi fa. Al Maradona stasera è andato in scena un Napoli veloce, con una grande qualità di palleggio e anche con un’ottima propensione al tiro. Gli azzurri impensieriscono Silvestri ben 23 volte, di cui 10 con un tiro in porta.
Da lì in poi in campo ci saranno solo i partenopei, che minuto dopo minuto alzano sempre di più i giri: l’Udinese è nel pallone e rischia di subire più volte la seconda pugnalata della sera. Prima però c’è spazio per i passaggi di Lobotka, la corsa di Di Lorenzo, la tecnica di Kvaratskhelia, la capacità di gioco del Napoli che da un po’ era arrugginita.
Il Napoli crea tanto, specialmente sulla fascia destra, dove DiLo e Politano viaggiano sulle ali della propria intesa: arrivano tanti palloni indirizzati ad Osimhen, che ha tanta fame di gol. Così come Kvara, che ogni volta che ha palla cerca la porta.
Segneranno entrambi, prima il nigeriano, che al 39’ conclude un’azione corale con un gol semplice semplice, che un centravanti come lui non sbaglierebbe neanche volendo. Tocco geniale di Politano per il suo numero 9, che segna ma non viene osannato come sempre. C’è tensione, inutile nasconderlo, ma questo gol potrebbe alleggerire una situazione molto spigolosa.
Nella ripresa il canovaccio non cambia: si inizia con un attimo di ansia per una testata a tre che coinvolge Anguissa ed Osimhen, problema rientrato dopo un paio di minuti. Il Napoli non molla la presa e continua a ringhiare contro un’Udinese ormai spenta e priva di idee.
Il danese non dispiace affatto, già dopo pochi minuti riesce a farsi apprezzare a suon di giocate e con una velocità che stupisce. Neanche Simeone delude le aspettative: il gol del 4-1 è suo. Rapporto gol-minutaggio: eccellente.
Ma in primis gli occhi sono puntati tutti su Kvaratskhelia, che non segnava dal 19 marzo: ci prova in tutti i modi, gioca solo per quello. Colpisce due pali, uno con un piattone di sinistro dopo un taglio alla Insigne-Callejon, l’altro con un tiro furioso dal limite dell’area. I due pali tremano, ma la rete ancora no.
Il momento giusto però è il 74’: i bianconeri pasticciano in difesa, apparsa veramente morbida di fronte agli attacchi azzurri. Kvara ne approfitta, scavalca Silvestri con un tocchetto dolce e appoggia la palla in porta, per poi sfogarsi in un’esultanza liberatoria sotto la curva. Il fenomeno georgiano era solo in letargo: ma eccolo qui, dopo 192 giorni si è risvegliato.
L’Udinese prova a reagire comunque dopo una partita senza storia, e lo fa con un’improvvisa percussione di Samardzic, che lascia di stucco tutta la retroguardia del Napoli e anche Meret, che prova a immolarsi ma non ci riesce. 3-1.
Neanche il tempo di rimettere la palla al centro che il Napoli è di nuovo avanti, per la precisione Kvaratskhelia. Il georgiano ne ha due addosso, li salta con nonchalance, ma stavolta non tira, apparecchia la tavola per Simeone, che trafigge Silvestri e cala il poker.
Finisce quindi 4-1 una partita che ha trasformato una serata tesa in una serata di festa. E se proprio festa non può essere, beh, almeno ha rallegrato gli animi. Ma non è successo ancora niente: sabato i partenopei sono attesi al Via del Mare da un Lecce tutt’altro che simpatico da affrontare.
Giuseppe Garofalo