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Sfregiavano i faraglioni di Capri, condannati dieci datterai: dovranno anche risarcire in separata sede le parti civili

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Sfregiavano i faraglioni di Capri per portare avanti la loro attività illecita di datterai. Arrivano le condanne durissime del Tribunale di Napoli nei confronti di 10 persone, che operavano tra il territorio caprese e la penisola sorrentina, fino a Castellammare di Stabia. Sono stati così condannati Pasquale Amato (classe ‘64) sei anni e cinque mesi, qualche mese in meno per il cugino omonimo classe ‘65. Sei anni anche per Vincenzo Amato (classe ‘70), quattro anni di reclusione per Mario Amato e gli altri due Vincenzo Amato (classe 1990 e 1998).

Sfregiavano i faraglioni di Capri, condannati dieci datterai

Quattro mesi in più per Giuseppe ed Elpidio Viola, ritenuti i capi del gruppo stabiese, insieme a Catello Viola e Luciano Donnarumma (tre anni e otto mesi ciascuno). Per tutti l’accusa è disastro ambientale. La decisione è stata presa dai giudici della terza sezione penale del tribunale di Napoli, dopo che anche la seconda perizia richiesta dagli imputati ha confermato i danni all’ecosistema marino del golfo di Napoli, fino ai faraglioni di Capri, prodotti dall’estrazione dei datteri dalla roccia. È così arrivata la sentenza di primo grado, gli imputati potranno adesso ricorrere in Corte d’Appello per far valere le proprie ragioni.

Dovranno anche risarcire in separata sede le parti civili

Tutti i condannati dovranno anche risarcire in separata sede le parti civili: dal ministero dell’Ambiente ai Comuni di Capri, Anacapri e Napoli, fino all’Area marina protetta di Punta Campanella, Regione e Città Metropolitana, e le associazioni Marevivo, Wwf e Legambiente. L’inchiesta è stata coordinata dalla Procura della Repubblica di Napoli, con le indagini affidate alla Guardia di Finanza. Nelle varie fasi delle indagini, è stata ricostruita l’intera rete di raccolta e vendita dei datteri di mare che ruotava intorno all’organizzazione, che si serviva della complicità di un gruppo di datterari.

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