Napoli: 7 indagati per corruzione, anche il presidente della Salernitana Danilo Iervolino

L'iscrizione nel registro degli indagati risale a oltre un anno fa. Ora i magistrati hanno chiesto il rinvio a giudizio per tutti gli indagati. L'udienza preliminare il prossimo 24 novembre

Vacanze, barche e auto a noleggio, borse griffate: la procura di Napoli ha chiuso l’inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza su una presunta corruzione che coinvolge alcuni personaggi di spicco dell’imprenditoria, del sindacato e della pubblica amministrazione. Concorso in corruzione aggravata, è l’ipotesi su cui lavora la Procura di Napoli.

Tra i sette indagati figurano, infatti, Danilo Iervolino, ex proprietario dell’università telematica Pegaso e presidente della Salernitana, il segretario generale del sindacato Cisal Francesco Cavallaro, il segretario generale del ministero del Lavoro Concetta Ferrari e Fabia D’Andrea, all’epoca dei fatti vice capo di Gabinetto del ministro del Lavoro. Gli altri tre indagati sono Mario Miele, 57 anni, di Casamarciano, presidente del consiglio di amministrazione del “Centro autorizzato di assistenza fiscale Cisal srl”, ex consigliere di amministrazione dell’Università Mercatorum e attuale dirigente della Salernitana calcio; Francesco Fimmanò, 55 anni, di Frattamaggiore, che avrebbe svolto il ruolo di mediatore; Antonio Rossi, 38 anni, di Marsala (Tp), figlio del segretario generale del ministero del Lavoro, Concetta Ferrari.

Secondo l’accusa, gli episodi di corruzione ruoterebbero attorno alla scissione del patronato Encal-Inpal in patronato Encal-Cisal e patronato Inpal. Una scissione che avrebbe permesso ad entrambi i patronati di mantenere sovvenzioni pubbliche, vantaggi economico-finanziari, sedi e patrimonio.

Il 18 gennaio 2018 l’ufficio legislativo del ministero diede parere negativo alla forma di scissione proposta dal segretario della Cisal Cavallaro, ma il 24 giugno 2019 il ministero cambia orientamento e dà parere favorevole, secondo la Procura di Napoli grazie ai favori riservati, in particolare, alla Ferrari.

Per ottenere questa scissione dal Ministero del Lavoro, Cavallaro e Miele avrebbero offerto favori alla Ferrari e alla D’Andrea. Figura chiave sarebbe proprio Iervolino che avrebbe assunto Rossi (figlio della Ferrari) come professore alla Pegaso.

Sempre Cavallaro, invece, avrebbe offerto alla stessa segretaria del Ministero regali come una vacanza in Calabria, una costosa borsa, il noleggio di una barca e di varie auto. Dal canto suo, Cavallaro avrebbe procurato incarichi a persone vicine alla D’Andrea e per la stessa Ferrari.

Miele, uno degli indagati, è attualmente dirigente della Salernitana e ha ricoperto incarichi presso l’Università Mercatorum, sempre riconducibile a Iervolino.

La Procura di Napoli ha individuato come parti offese nell’inchiesta il Ministero del Lavoro, il Patronato Inpal e l’Università telematica Pegaso, che dunque potranno costituirsi parte civile nell’eventuale processo. Al momento, Danilo Iervolino – di recente incluso nella classifica dei miliardari Forbes – ha dichiarato: “Non so assolutamente niente degli episodi che mi vengono contestati. Non sono mai stato al ministero del Lavoro. Sono ossessionato dal rispetto della legge”.

Il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Gdf di Napoli ha già eseguito un sequestro preventivo nei confronti del figlio della Ferrari per un importo di oltre 68 mila euro, pari ai compensi netti percepiti come professore dalla Pegaso dal primo aprile 2019 al 10 giugno 2022.

L’iscrizione nel registro degli indagati risale a oltre un anno fa. Ora i magistrati (procuratore aggiunto Sergio Ferrigno e sostituto procuratore Henry John Woodcock) hanno chiesto il rinvio a giudizio per tutti gli indagati. L’udienza preliminare è stata fissata per il prossimo 24 novembre.

“Prediamo atto della diffusione, tardiva e non casuale, di questa notizia”, commenta l’avvocato Alessandro Diddi, legale di Concetta Ferrari. “Peccato – aggiunge – che siano già state chieste delle misure cautelari per gli indagati, tutte rigettate dal giudice per le indagini preliminari sia dal Tribunale delle Libertà di Napoli“.

Dello stesso tenore il commento dell’avvocato Domenico Colaci, difensore di Cavallaro, secondo cui “colpisce il fatto che chi ha divulgato la notizia si sia guardato bene dal dire che il competente Tribunale della Libertà, con venti pagine di motivazione, ha ritenuto insufficienti finanche i semplici indizi di colpevolezza a carico del mio assistito”.

Dal canto suo Università Pegaso precisa che “si tratta di una vicenda precedente all’attuale gestione, per la quale è stata fornita piena collaborazione alla Procura, che ha qualificato Università Pegaso come parte lesa e si riserva di ricorrere in tutte le sedi a propria tutela”.

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