Torre Annunziata: picchiato perché gay, perse un occhio. Condannato a 6 anni e mezzo l’aggressore

L'aggressione avvenne dopo che la vittima fu introdotto all'interno di un cartone simile a quello di imballaggio per frigoriferi e pestato a sangue

Picchiato perché gay, condannato aggressore, si tratta di un 30enne di Torre Annunziata, G. O. il quale dovrà scontare 6 anni e mezzo di reclusione per lesioni gravissime. A deciderlo, ieri, il giudice Francesco Todisco. I fatti si verificarono nella notte tra il 31 agosto e il 1 settembre 2017 e furono denunciati dalla vittima, un 50enne oplontino, solo due mesi dopo, quando gli fu asportato definitivamente il bulbo oculare perforato da un calcio in pieno volto subito durante la terribile aggressione.

Durante il processo è emerso che la vittima era omosessuale e per questo oggetto di un’ulteriore discriminazione. Ieri pomeriggio, il giudice ha emesso la sentenza di condanna nei confronti dell’aggressore, assolvendo un altro imputato, F.M, di 41 anni, per non aver commesso il fatto. Durante la sua requisitoria il PM Ugo Spagna aveva chiesto una condanna a quattro anni e dieci mesi.

Aggredito dal branco perse l’occhio destro per le violente percosse ricevute

La vittima fu prima accerchiata da un branco di circa dieci ragazzini e, subito dopo, pestata quasi a sangue, rinchiusa in un cartone simile a quelli usati per l’imballaggio dei frigoriferi.

Molto probabilmente, la sua “colpa” era solo quella di aver manifestato dei palesi atteggiamenti omosessuali. Sergio (nome di fantasia per tutelare la privacy) dopo l’aggressione a sfondo omofobo ha per sempre perso la vista all’occhio destro. Tutto per effetto dello “scoppio del bulbo oculare” causato “dall’azione traumatizzante del gruppo di giovani consistita in una gragnuola di colpi” così come si legge nella perizia firmata dal dottore Antonio Sorrentino, lo specialista in medicina legale nominato sul caso dalla Procura di Torre Annunziata.

La perizia sottolineava ancora come l’aggressione si realizzò dopo che Sergio, forse solo perché gay, venne perciò punito e “introdotto all’interno di un cartone simile a quello di imballaggio per frigoriferi”.

Picchiato perché gay, condannato aggressore. Il commento della vittima dopo 6 anni di processo

Strazianti, le parole della vittima, intercettata dalla nostra redazione immediatamente dopo l’ultima udienza di un processo durato circa 6 anni. “Sono contento che, finalmente, dopo tutti questi anni, giustizia è stata fatta. Da quella tragica notte la mia vita è cambiata per sempre. Ho vissuto momenti di sconforto e di forte depressione, ritrovandomi senza un occhio e con grosse difficoltà economiche”.

Soddisfatta del verdetto il legale della vittima: “Fu un’aggressione choc”

“Si è trattato di un episodio gravissimo, che meritava giustizia, arrivata, finalmente, pur se a rilento dopo un lungo e articolato processo. Il mio assistito è stato il passatempo di una serata per dieci scellerati ragazzi che hanno approfittato della debolezza di un uomo facile preda di derisione anche per il suo orientamento sessuale e per la sua posizione sociale”. E’ soddisfatta del verdetto di primo grado, ma non nasconde la profonda amarezza per quanto accaduto l’avvocato Simonetta Vitiello, il legale di Torre Annunziata che ha difeso in aula la vittima del branco che passò all’attacco in via Sepolcri. Fu un’aggressione choc, probabilmente a sfondo omofobo.

Pride Vesuvio Rainbow: “denunciare ogni forma di violenza, discriminazione, bullismo e prevaricazione”

“La nostra associazione si è subito messa in contatto con l’avvocato della vittima di questa tremenda aggressione per offrire pieno supporto alla persona che ha vissuto, dopo quella terribile notte, momenti di sconforto e di forte depressione anche economica”, dichiara Danilo Di Leo, presidente di Pride Vesuvio Rainbow. “Condanniamo l’ennesimo episodio di violenza e omofobia e invitiamo a non abbassare mai la guardia e a denunciare ogni forma di violenza, discriminazione, bullismo e prevaricazione, anche rivolgendosi ai nostri sportelli, come quello del Centro antidiscriminazionePride Center” di San Giorgio a Cremano”.

La stessa associazione presieduta da Di Leo ha avviato una raccolta fondi per testimoniare concreta vicinanza alla vittima della brutale aggressione.

Salvatore Piro

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