“Nel 2019 l’1% della popolazione mondiale più ricco per reddito è stato responsabile di una quota di emissioni di CO2 pari a quella prodotta da 5 miliardi di persone, ossia due terzi dell’umanità (il 66% più povero, ndr.)”, scrive Oxfam Italia onlus annunciando l’ultimo rapporto sul clima.
Il documento, in collaborazione con lo Stockholm Environment Institute, è stato prodotto dalla Oxfam International proprio in questo mese ed è pubblicato dalla Oxfam Gran Bretagna in vista della Cop28 che si terrà a Dubai tra pochi giorni (programmata quest’anno dal 30 novembre al 12 dicembre).
L’organizzazione internazionale, propone inoltre di imporre un’imposta progressiva sui grandi patrimoni che servirà a finanziare la transizione green e ad affrontare i crescenti bisogni sociali che derivano dall’aumento del divario economico tra la popolazione. La tassa sarebbe destinata allo 0,1% dei cittadini più ricchi. L’iniziativa si chiama “La Grande Ricchezza” ed è sostenuta dal quotidiano il Fatto Quotidiano e da Radio Popolare.
Oxfam nel frattempo avvisa che “le emissioni di cui è responsabile l’1% più ricco del pianeta rischiano di causare 1,3 milioni di vittime a causa degli effetti del riscaldamento globale, la maggior parte entro il 2030″. Poi spiega che queste potenziali vittime si potrebbero evitare se si stabilisse “un radicale e immediato cambio di rotta”, contenendo l’aumento della temperatura media globale “entro 1,5 gradi, rispetto al periodo preindustriale”.
L’iniqua distribuzione delle emissioni tra diversi gruppi di reddito
Il rapporto pubblicato si pone, tra gli altri, l’obiettivo di quantificare la distribuzione non equa delle emissioni di CO2 tra le diverse fasce della popolazione mondiale (gruppi di reddito). Ad esempio Greenpeace ha scoperto che i jet privati europei hanno emesso un totale di 5,3 milioni di tonnellate di CO2 tra il 2020 e il 2023 (il numero di voli si è moltiplicato per cinque durante quel periodo temporale, raggiungendo addirittura le 573.000 partenze nel 2022).
Altri dati diffusi dal documento riguardano i profitti straordinari delle più grandi aziende del mondo (sono 722), le quali hanno raccolto oltre 1.000 miliardi di dollari, per ogni anno negli ultimi due anni (dal 2022 al 2023). Di queste, 45 società energetiche hanno guadagnato in media 237 miliardi di dollari all’anno. L’analisi di Oxfam e Action Aid mostra che una tassa del 50-90% sui profitti straordinari di 722 mega-corporazioni avrebbero potuto generare fino a 941 miliardi di dollari.
Oxfam International stima anche che circa 675 milioni di persone non abbiano ancora accesso all’elettricità, inoltre che fino a 2,3 miliardi di persone utilizzano ancora combustibili e tecnologie inquinanti per cucinare, soprattutto nell’Africa sub-sahariana e Asia.
Nell’anno 2022 Oxfam ha condotto poi un’analisi su 125 miliardari: è stato riscontrato che questi emettevano in media 3 milioni di tonnellate di CO2 in un solo anno (attraverso i loro investimenti). Si tratterebbe di un numero pari ad oltre 1 milione di volte in più della media per i soggetti che appartengono alla parte più povera dell’umanità (il 90%).
La fotografia di Oxfam riguardo la situazione attuale
Scrive Oxfam Italia: “Nel 2019, l’1% più ricco del pianeta (77 milioni di persone) è stato responsabile del 16% delle emissioni globali di CO2 derivanti dai consumi, una quota superiore a quella prodotta da tutte le automobili in circolazione e degli altri mezzi di trasporto su strada; a sua volta il 10% più ricco della popolazione mondiale è responsabile della metà delle emissioni globali; in Italia, lo stesso anno, il top-10% emetteva il 36% in più rispetto al 50% più povero della popolazione; chi fa parte dell’1% più ricco per reddito inquina in media in 1 anno quanto inquinerebbe in 1.500 anni una persona appartenente al restante 99% dell’umanità; ogni anno, le emissioni di questi super-ricchi annullano di fatto la riduzione di emissioni di CO2 derivanti dall’impiego di quasi un milione di turbine eoliche; nel 2030 le emissioni di carbonio dell’1% più ricco saranno 22 volte superiori al livello compatibile con l’obiettivo di contenere l’aumento delle temperature entro 1,5°C, stabilito con l’Accordo di Parigi sul clima”.
Le dichiarazioni del portavoce e del policy advisor giustizia fiscale di Oxfam Italia
“Per anni abbiamo lottato – afferma Francesco Petrelli, portavoce di Oxfam Italia – per creare le condizioni di una transizione giusta che ponga fine all’era dei combustibili fossili, salvare milioni di vite e il pianeta. Ma raggiungere quest’obiettivo cruciale sarà impossibile se non porremo fine alla crescente concentrazione di reddito e ricchezza che si riflette in disuguaglianze economiche sempre più marcate e contribuisce all’accelerazione del cambiamento climatico”.
Mikhail Maslennikov, policy advisor su giustizia fiscale di Oxfam Italia, afferma: “Abbiamo bisogno di garantire che la transizione verso un’economia climaticamente neutra avvenga in modo equo, senza lasciare indietro nessuno e senza produrre ulteriori divari nelle società. Senza pretesa di rappresentare una panacea, un’imposta progressiva sui grandi patrimoni può generare risorse considerevoli per la decarbonizzazione dell’economia e per affrontare al contempo i crescenti bisogni sociali – salute, istruzione, contrasto all’esclusione sociale – che stentano a trovare oggi una risposta adeguata. Un tributo in grado di garantire maggiore equità del prelievo fiscale e una prospettiva di futuro dignitoso per chi ne è oggi privato”.