Il 25 novembre, come in molti sanno, è stata istituita la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Per questo evento anche il sindacato nazionale unitario dei giornalisti italiani (FNSI) ed il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti (CNOG) hanno promosso alcune iniziative sull’importanza della non violenza e sulla necessità della gestione di una comunicazione adeguata da utilizzare in merito al contrasto della violenza di genere.
La Giornata per l’eliminazione della contro la violenza sulle donne è stata istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite (UNGA dell’ONU), tramite la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999 vengono spinti i governi, le istituzioni, le organizzazioni internazionali, le organizzazioni non governative (ONG) ed altri enti ed associazioni ad impegnarsi nel predisporre attività utili a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della non violenza contro le donne.
L’iniziativa della Federazione Nazionale della Stampa Italiana
La Commissione pari opportunità della FNSI ha invitato a mettere in evidenza (all’interno delle redazioni, ma anche nei diversi luoghi di lavoro), attraverso una semplice locandina, il decalogo del Manifesto di Venezia. Questa iniziativa può essere presa in carico da giornaliste e giornalisti di ogni redazione in modo da – scrivono dalla Federazione – “ribadire l’impegno dei giornalisti e delle giornaliste in una narrazione corretta, attraverso l’uso di linguaggio e immagini appropriati”. In pratica si chiede di impegnarsi affinché il testo non passi inosservato, quindi incollando il Manifesto di Venezia sopra un cartoncino di colore nero, insieme ad un semplice nastro rosso.
La coordinatrice della CPO della FNSI Vanna Palumbo, la presidente Mara Pedrabissi e la segretaria generale della FNSI, Alessandra Costante, hanno dichiarato: “Questa iniziativa vuol essere il richiamo simbolico al mai abbastanza condannato e combattuto fenomeno della violenza maschile perpetrata sulle donne e del femminicidio. Al contempo, vuol essere un richiamo al dovere di chi fa informazione di trattare l’argomento con l’attenzione, la responsabilità e il rispetto che si debbono ad ogni vittima di violenza”. (La locandina con il Manifesto di Venezia).
La nascita dell’Osservatorio indipendente sui media contro la violenza nel linguaggio sulle donne
Va ricordato che all’associazione sindacale “Federazione Nazionale della Stampa Italiana” aderiscono le associazioni regionali dei giornalisti. Inoltre che il 26 ottobre, nell’Aula Magna dell’Edificio Marco Polo alla Sapienza (Roma), è stato presentato l’Osservatorio indipendente sui media contro la violenza nel linguaggio sulle donne. L’accordo è stato sottoscritto, presso l’Università La Sapienza di Roma, dalle Commissione pari opportunità della FNSI, del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, di Usigrai e dell’associazione Giulia Giornaliste.
L’iniziativa del CNOG – Consiglio nazionale ordine dei giornalisti
Il Coordinamento per le pari opportunità dell’Ordine nazionale dei giornalisti, convinto e consapevole che l’informazione può e deve avere un ruolo importante nel contrastare la violenza di genere, ha invitato tutti i giornalisti ad usare una corretta narrazione nel rispetto dell’articolo 5 bis Testo Unico deontologico.
“Il nostro appello – scrivono dal CPO del CNOG – nasce dalla profonda convinzione che l’informazione deve essere strumento di cultura che sviluppa la democrazia e il senso critico della società. Le parole sono i nostri strumenti, usiamole nel modo corretto, evitando stereotipi di genere, espressioni e immagini lesive della dignità della persona. Usiamo un linguaggio rispettoso, corretto e consapevole. Atteniamoci all’essenzialità della notizia e alla continenza. Prestiamo attenzione a non alimentare la spettacolarizzazione della violenza. Non usiamo espressioni, termini e immagini che sminuiscano la gravità del fatto commesso e assicuriamo una narrazione rispettosa anche dei familiari delle persone coinvolte. Poche semplici indicazioni contenute nell’articolo 5 bis del Testo Unico, nella convinzione che la violenza nei confronti delle donne è un fatto culturale che si può cambiare anche usando le parole giuste”.