Rischia una nuova frenata il processo Tsunami, che vede alla sbarra 23 tra presunti capi e gregari del clan D’Alessandro, egemone nella città di Castellammare di Stabia. Nell’ultima udienza infatti, svoltasi presso il tribunale di Torre Annunziata, i magistrati hanno deciso che saranno trascritte e lette in aula migliaia di intercettazioni presenti nel fascicolo d’indagine. Tutto ciò, rischia di frenare ulteriormente il procedimento che punta a fare luce su anni di estorsione ed episodi di spaccio di stupefacenti, perpetrati dalla cosca egemone stabiese.
Castellammare, camorra: rischia una nuova frenata il processo Tsunami
Nell’ultima udienza sono riemerse le difficoltà di trascrivere le migliaia di intercettazioni. E così il processo rischia ulteriori intralci, dato che le stesse intercettazioni dovranno prima essere trascritte e, successivamente, lette in aula durante le udienza.
Tutto ciò allungherà inevitabilmente i tempi del processo. Tra gli imputati ci sono anche Vincenzo D’Alessandro e Paolo Carolei, ritenuti dagli inquirenti esponenti di spicco dell’organizzazione criminale di Scanzano. Per tutti le accuse sono (a vario titolo) racket, usura e spaccio di stupefacenti, reati aggravati dal metodo mafioso. Il processo Tsunami mira a riscrivere anni di storia criminale della città stabiese.
Alla sbarra 23 tra presunti capi e gregari del clan D’Alessandro
I fatti contestati nelle oltre 1500 pagine dell’inchiesta risalgono al lontano 2006 e terminano a ridosso dell’omicidio Tommasino, avvenuto nel febbraio del 2009. si sono serviti di intercettazioni telefoniche e ambientali per incastrare soprattutto i principali esponenti dei D’Alessandro. Tutto ruota soprattutto intorno a ‘Enzuccio’ (ora in libertà) figlio del capoclan Michele D’Alessandro, che per gli inquirenti avrebbe gestito per anni l’organizzazione criminale.
Alla sbarra ci sono, tra gli altri, anche altri esponenti storici dell’organizzazione malavitosa egemone a Castellammare, come Antonio Occidente, Ferdinando Gargiulo e Vincenzo Ingenito, già detenuti per altri reati. Dai rapporti con la politica (grazie alla quale la cosca si assicurava gli appalti) fino al racket e alle estorsioni nel comprensorio stabiese: l’inchiesta Tsunami potrebbe svelare nuovi segreti dei D’Alessandro. L’inizio dell’indagine è datata 2009, quando i carabinieri di Castellammare speravano di decapitare la cosca di Scanzano che in quegli anni aveva esteso il proprio dominio anche all’esterno della città delle acque.