Veramente vogliamo parlare della Coppa Italia e della partita del “Maradona” di questo 19 dicembre? Si era detto “Natale salvo per il Napoli” con il passaggio agli ottavi di Champions, poi il sorteggio non troppo benevolo e infine l’incubo Coppa Italia.

Natale tutto da rivedere… altro che salvo per gli azzurri di Mazzarri e del presidentissimo Aurelio De Laurentiis. Ma soprattutto un gioco e una rosa tutta da rivedere. Manca qualcosa, questa sera anche più di qualcosa, cosa? Forse manca il Napoli della scorsa stagione!

Mai, anche nelle previsioni più pessimistiche, si sarebbe potuto immaginare uno 0-4 in casa. Ad infliggere la vergognosa debacle ai partenopei nessuna delle grandi d’Europa, ma un attento e coriaceo Frosinone, matricola nella massima serie è per la prima volta promossa ai quarti di finale della Coppa nazionale. Il Napoli, non il Napoli Napoli, quello già altalenante in campionato, ma il Napoli due, forse tre, con tante terze linee in campo, risulta non pervenuto, ma non pervenuto male male.

A questo punto andrebbe la cronaca dell’incontro, ma penso sia veramente inutile infierire ulteriormente, del resto la partita era in chiaro sulla rete ammiraglia Mediaset, in tanti hanno potuto “intossicarsi la serata“, tantissimi altri, di fede giallo blù, ancora si stropicciano gli occhi per il poker calato dai ciociari in casa di quelli che furono campioni d’Italia, appena pochi mesi fa e poi svaniti nel nulla.

Si dirà che il turnover troppo eccessivo ed imprudente ha causato questa batosta prenatalizia. Napoli anche sfortunato nel non riuscire a concretizzare qualche buona occasione. A chi vogliano gettare la croce addosso? Troppi nomi da riportare, troppi quelli da cui proprio non te lo aspetti. Ma gli aspetti sono molteplici e si incastrano in maniera da confezionare una sonora figuraccia per i partenopei.

Il crollo definitivo proprio quando sono entrati i titolarissimi, compreso capitan Di Lorenzo, sulla fascia sbagliata, che quando ritorna al posto suo regala il rigore per il terzo gol del Frosinone. Troppo tardi per il 9 e il 77 che risultano innervositi e praticamente inutili alla causa azzurra.

Ecco, se proprio vogliamo trovare una scusa un po’ più plausibile per la sconfitta azzurra, dura sconfitta azzurra, e allora potemmo parlare dell’arbitro, nomen omen: “Abisso“, proprio quello in cui ha certamente contribuito a far sprofondare un Napoli già con grandi difficoltà a restare a galla. Nel primo tempo in maniera fortunosa il Napoli con Simeone era passato in vantaggio. Un gol che certamente avrebbe condizionato e cambiato tutto l’andamento della gara.

E invece no! Il Var chiama il buon Abisso, a cui non sembra vero di annullare il gol azzurro senza nemmeno assumersene la responsabilità. Ma responsabilità c’è, da una parte e dall’altra. Se fallo di mano c’è stato da parte dell’evanescente Lindstrom, bene, sarebbe dovuto semplicemente rientrare tra gli errori arbitrali, senza che il Var chiamasse l’arbitro.

L’azione in cui viene registrato il fallo del danese, non è la stessa di quella del gol. Infatti il Napoli aveva perso il pallone ed era iniziata una nuova azione sul retropassaggio sbagliato del Frosinone. Quindi Simeone riconquista la palla e sigla la rete. In pratica per dirla con chi ne capisce di “pallone”, era cambiata l’Attacking possession Phase a cui si deve limitare il Var. Le eventuali irregolarità a cui i cervelloni al monitor sarebbero dovuti attenersi sarebbero stati quelle accadute dal momento in cui Okoli fa iniziare un’altra azione, quella del gol. Ma in quella azione di falli non ce ne sono. Il fallo di mano del napoletano, in pratica era accaduto nell’azione precedente e il Var non può intervenire su tutti gli errori arbitrali. Quindi gol regolare, ma evidentemente stasera a Napoli è andato in vigore un protocollo diverso.

Gennaro Cirillo

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Da sempre abituato a vivere con il Gazzettino vesuviano in casa, giornale fondato pochi anni dopo la sua nascita dal padre Pasquale Cirillo. Iscritto all'ordine dei giornalisti dal 1990, ricorda come suo primo articolo di politica un consiglio comunale di Boscotrecase, aveva 16 anni. Non sa perchè gli piace continuare a fare il giornalista, sa solo che gli piace, e alle passioni non si può che soccombere. "Il mestiere più bello del mondo".