La voce che, da stamattina, gira sul quel modello di società scalcagnata e nullafacente che va per la maggiore è che nella città degli scavi per eccellenza è emerso “il presepe dell’antica Pompei”. Ovviamente a lanciare la notizia con tanto di immagini è stata l’Agenzia nazionale che l’ha avuta direttamente dal Parco Archeologico. E, ancora più ovviamente, non c’è studioso di archeologia che si definisca tale che da stamattina non si stia scompisciando dalle risate.
Quelle statuette si “buttano”, per dirla con parole povere, altro che “presepio pompeiano”
Le tredici statuine o resti di statuette di terracotta, che dir si voglia, non sono altro che elementi votivi per “grazia richiesta” o per “grazia ricevuta” emersi durante uno scavo archeologico.
Ce ne stanno migliaia, come quelle. I depositi delle soprintendenze, dei parchi archeologici, dei musei ne sono pieni. Schiattano. Quelle statuette si “buttano”, per dirla con parole povere.
Comunicazione ad effetto per il periodo natalizio, e poi, nel caso, è sempre colpa dei giornalisti
Ora, da qua a voler far passare anche solo per un esempio di devozione verso gli dei o verso i defunti morti, come un antico presepio ce ne corre. Certo, va considerata l’abilità, la vogliamo chiamare così oppure preferiamo indicarla con il più napoletano “cazzimma”, a far viaggiare una notizia che, una volta messa sotto tiro da media pensanti e da Archeologi di peso per il paradosso proposto, può sempre essere riqualificata con un ma chi l’ha detto mai… sono le agenzie che hanno capito male.
E in effetti sull’E-jurnal del Parco non compare mai nemmeno un minuscolo riferimento al presepio. Infatti, sempre sull’E-jurnal sta scritto così “13 statuine in terracotta, di circa 15-20 cm, realizzate con matrici bivalve e caratterizzate da una vivace policromia. Esse sono state ritrovate schierate su un asse orizzontale in posizione eretta, all’interno di un vano definito da blocchi di travertino, dove presumibilmente si trovava un mobile scaffale. In realtà, il recupero di molti altri frammenti denota la presenza di una teoria di sculture senz’altro più copiosa . Oltre figure antropomorfe, si riconoscono una noce, una mandorla, la testa di un gallo in argilla, una pigna in vetro. Il rinvenimento coroplastico è oggetto di interventi di pulizia e di restauro, etcetera etcetera”.
E allora? Come è venuto in mente a chi ha lanciato il comunicato di “titolare sul presepe”? e quando è stato lanciato il comunicato, non è stato forse visionato dal Parco? Ne sapremo di più tra qualche giorno?
A fare salti di gioia a i pastorari di San Gregorio Armeno
Certo è che oggi, ed è pur vero che stiamo sotto Natale, la storia del presepio antico pompeiano, prima di quello bello, vero e autentico, che Francesco, il poverello di Assisi, mise in scena a Greccio, avrà fatto fare salti di gioia a i pastorari di San Gregorio Armeno: artigiani abilissimi i maestri napoletani, sempre pronti a cavalcare notizie e personaggi proponendone in un amen la statuina bella e dipinta. E ora forse gli toccherà mettere in cantiere per “un presepe pompeiano” tutto da realizzare, anche le statuine di Attis (visto come Gesù in antico) e di Cibele (madre di tutti gli dei)… Resta da capire chi farà la parte di Endimione, il pastore della meraviglia che guarda cielo e creato con la bocca aperta.
Filippo Raiola