È dotata di un’importante capacità ospedaliera e sanitaria Vulcano, la nave della Marina Militare italiana ormeggiata da venti giorni nel porto egiziano di Al Arish, una cinquantina di chilometri a sud della Striscia di Gaza. Vulcano è stata costruita (per metà) presso lo stabilimento Fincantieri di Castellammare di Stabia.
Vulcano, la nave orgoglio di Castellammare che cura i feriti della Striscia di Gaza
Varata il 22 giugno 2018, la nave è stata realizzata in due blocchi principali. Uno poppiero, costruito presso il cantiere di Riva Trigoso, in provincia di Genova. Ed uno prodiero predisposto presso il cantiere di Castellammare, uniti da un anello centrale di circa 11 metri, realizzato sempre presso il cantiere di Riva Trigoso.
Lunga 193 metri, con un dislocamento di 27.200 tonnellate, l’unità raggiunge i 20 nodi di velocità con un basso impatto ambientale, attraverso l’utilizzo di biocombustibili e avanzati sistemi di propulsione ausiliari elettrici a bassa emissione inquinante. Vulcano è dotata di un’area completamente attrezzata con due sale operatorie, una zona degenza che comprende 8 posti di terapia intensiva, un’area per il trattamento di grandi ustionati e laboratori di radiologia e analisi.
Ieri a bordo è nata Italia
Nelle scorse ore a bordo dell’unità costruita a Castellammare è nata Italia. Ridana, giovane 23enne proveniente dalla Striscia di Gaza, si era presentata sulla Vulcano perché una delle sue due figlie aveva bisogno di cure a causa di una lesione. Una volta a bordo della nave della Marina Militare, i medici si sono però resi conto che la donna era in stato di avanzata gravidanza. L’hanno ricoverata ed è quindi iniziato il travaglio; poi il parto. Tutto bene: è nata un’altra bimba. E l’ha chiamata Ilin Italia. Da un luogo di morte come è il martoriato territorio palestinese sotto assedio, arriva dunque una speranza.
Vulcano è stata inviata proprio per prestare assistenza ai palestinesi feriti, dando così respiro agli ospedali egiziani sottoposti a forte pressione. Finora 35 pazienti sono stati trattati a bordo, tra cui 13 minori. Con i sanitari italiani – di Marina, Esercito e Aeronautica, oltre a quattro della Fondazione Rava – lavorano anche medici qatarini. La prima persona operata sulla nave è stata una donna di 38 anni vittima di un’esplosione.