Castellammare, infermiera brutalmente picchiata al pronto soccorso

La situazione è sfuggita di mano a causa dell'affollamento nella sala d'attesa, spingendo l'infermiera a chiedere ai familiari di una paziente di lasciare lo spazio del pronto soccorso

Castellammare, infermiere brutalmente picchiate da un uomo al pronto soccorso. Aggressore in fuga, indagini in corso. L'Asl:

Un atroce episodio di violenza è avvenuto al pronto soccorso dell’ospedale “San Leonardo” di Castellammare di Stabia, dove un’infermiera è stata brutalmente picchiata da un uomo ancora in fuga. La situazione è sfuggita di mano a causa dell’affollamento nella sala d’attesa, spingendo l’infermiera a chiedere ai familiari di una paziente di lasciare lo spazio del pronto soccorso. Purtroppo, la richiesta è stata accolta con un’aggressione fisica, con l’infermiera vittima di spintonamenti e pugni.

Castellammare, infermiera brutalmente picchiata da un uomo al pronto soccorso

La donna hanno riportato traumi a seguito dell’attacco, che ha scosso la comunità sanitaria locale. I poliziotti del commissariato di Castellammare di Stabia stanno conducendo indagini approfondite sul caso. Hanno già acquisito i filmati del sistema di videosorveglianza interno all’ospedale per raccogliere prove cruciali. Nel frattempo, in attesa della denuncia formale, procedono d’ufficio all’identificazione dell’aggressore.

La Procura di Torre Annunziata coordina le indagini, cercando di gettare luce su questo episodio scioccante di violenza contro il personale sanitario. Non è l’unico caso recente di aggressione al personale medico nella regione. L’associazione Nessuno Tocchi Ippocrate ha segnalato altre due aggressioni: una a un equipaggio del 118 a Casoria e l’altra al personale del pronto soccorso dell’ospedale San Paolo di Napoli. Questi eventi sollevano preoccupazioni sulla sicurezza del personale sanitario e sottolineano la necessità di misure preventive e sanzioni più severe per chi attacca coloro che lavorano per la salute pubblica.

Aggressore in fuga, indagini in corso

Si chiama Anna Procida, infermiera in servizio al pronto soccorso dell’ospedale San Leonardo di Castellammare, l’ennesima vittima di violenza perpetrata contro operatori sanitari impegnati a fare il proprio dovere. Strattonata, trascinata per i capelli, sbattuta a terra e, infine, colpita con un violentissimo pugno al viso. È il film, purtroppo già visto tante altre volte, di una violenza senza senso, ingiustificata, frutto di una rabbia senza controllo riversata su chi lavora tutti i giorni per curare il prossimo.

L’aggressione è avvenuta ieri sera (03 gennaio 2024) alle ore 20.30 circa, nel pronto soccorso dell’ospedale stabiese ad opera dei parenti di un paziente assistito nella sala dei codici gialli/rossi per problemi respiratori. È bastato un semplice invito rivolto ai numerosi familiari presenti a spostarsi in sala d’attesa per consentire al personale di assistere gli ammalati per far scattare la furiosa reazione. Conseguenze dell’aggressione, la frattura dell’incisivo superiore destro mediale, l’infrazione delle ossa nasali, una ferita lacero contusa al labbro superiore, suturata con un punto riassorbibile, una vistosa tumefazione al lato destro del volto, una lombalgia post traumatica e un severo stato di agitazione psicomotoria.

L’Asl: “Stanchi delle violenze”

La prognosi è di 25 giorni salvo complicazioni. Sul posto sono accorse immediatamente le forze dell’ordine, allertate dal personale di direzione medica prontamente intervenuto sul posto in seguito alla comunicazione. Sono al momento al vaglio degli inquirenti le immagini del sistema di videosorveglianza per risalire agli autori dell’aggressione.

Il direttore generale dell’Asl Napoli 3 Sud Giuseppe Russo e il direttore di presidio Massimo Maiolo esprimono tutta la propria solidarietà e vicinanza alla vittima dell’aggressione.
“Siamo stanchi delle violenze – dice il direttore generale Russo – chiediamo l’immediata attivazione del drappello di polizia all’interno del presidio. Arrivati a questo punto la militarizzazione degli ospedali è l’unica strada percorribile. Ogni giorno gli operatori sanitari raggiungo il posto di lavoro per curare e non certo per rischiare la vita. Naturalmente, nel percorso giudiziario che seguirà questo atto di violenza, come azienda ci costituiremo parte civile”.

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