A Sant’Antonio Abate c’è una magica fucina che produce l’ormai famosissimo “Oscar del Cinema Abatese” conclusosi il 4 gennaio con la vittoria dei “Lendas” per la categoria “Miglior film”. La tredicesima edizione ha contato la partecipazione di oltre trecento ragazzi, di fascia d’età compresa fra i 14 e i 18 anni, impegnati a produrre corti cinematografici amatoriali da candidare alla vittoria della statuetta.
Oscar del Cinema Abatese, vince il gruppo “Lendas” con il corto “Riflessi Inaspettati”
Quest’anno, il tema selezionato è stato “lo specchio”, con un’interpretazione ricca di significati metaforici: affrontare il proprio riflesso come sfida, per fare i conti con le nostre paure e imperfezioni, che lo specchio mostra senza alcun filtro, in modo oggettivo e imparziale. Imparare a utilizzare il nostro “specchio interiore” con la stessa onestà, sarebbe importante per scrutare i nostri pensieri e le nostre azioni. Ma questo, i Lendas, lo hanno compreso bene, quando hanno scelto di portare sul grande schermo un corto dal titolo “Riflessi Inaspettati”, che ha guadagnato il primo posto sul podio delle premiazioni.
Oltre 300 ragazzi alla XIII edizione a Sant’Antonio Abate
Nel loro progetto, lo specchio non rappresenta solo un riflesso di se stessi, ma una finestra su un mondo alternativo, simile alla realtà ma con sfumature diverse. Hanno creato una storia in cui la vita della protagonista, una ladra con comportamenti anti-sociali, ha un momento di svolta quando inizia a guardare una serie targata Netflix, in cui rivede la sua stessa storia, riflessa.
“Il breve racconto cinematografico – spiegano i Lendas – mostra la vita quotidiana di una giovane donna che lavora in un bar e intrattiene una relazione amorosa. Durante una cena come tante, in compagnia del suo fidanzato, la donna si accorge che sulla piattaforma di streaming Netflix è presente una serie tv ispirata in maniera evidente alla sua vita. Incuriosita, e allo stesso tempo intimorita, inizia a guardare la serie, scoprendo che tutti i suoi segreti, dal furto dei soldi sul posto di lavoro al tradimento, sono stati ora resi pubblici.
“La verità, è che abbiamo le nostre colpe”
In preda al panico – continuano i vincitori – cerca chiarimenti, ma viene a conoscenza del fatto che è stata lei stessa l’artefice di tale disastro. Incurante delle conseguenze, scopre di aver accettato, al momento della creazione dell’account, le condizioni che permettevano che ciò avvenisse, così che i dispositivi tecnologici potessero fungere da ‘specchio’ e spiarla costantemente. Perderà tutto, tra lavoro e relazione, e sarà costretta a scappare, gettando ogni dispositivo da cui era ancora controllata, in cerca di una vita finalmente libera”.
Alla visione del corto, la domanda sorge spontanea: siamo realmente spiati? Spoiler: sì, e ne siamo (forse) inconsapevolmente d’accordo. La verità, è che abbiamo le nostre colpe. Condividiamo con perfetti sconosciuti un sacco di informazioni sulla nostra vita, rendendole pubbliche e autorizzando i social network a raccogliere e catalogare le informazioni che noi stessi diamo di noi: dati anagrafici, gusti nel cibo, preferenze negli acquisti. Ed ecco che il nostro profilo viene definito a tavolino e proposto al venditore a noi più affine.
Mostrare situazioni estreme che sembrano lontane dalla realtà
Difatti, quello che colpisce di “Riflessi Inaspettati” è proprio come la realtà descritta negli episodi della serie siano esatte repliche della realtà attuale: non mondi lontani, ma situazioni che la protagonista vive quotidianamente e che, solo nel momento della visione, ovvero nella presa di consapevolezza, la inorridiscono. Una scelta che ricorda in modo evidente il concetto chiave ripreso anche nella distopica serie Black Mirror: mostrare situazioni estreme che sembrano lontane dalla realtà, solo per rivelare in seguito che sono incredibilmente realistiche e ci riguardano da vicino.
Il personaggio penetra così nella psicologia dello spettatore e vi instaura un legame, facendo entrare in gioco due meccanismi psicodinamici fondamentali, che permettono allo spettatore di partecipare emotivamente alla vicenda filmica: l’identificazione e la proiezione. Finalmente ci vediamo al di fuori di noi stessi, riflessi, appunto. Iniziamo a riflettere su come il mondo agisca come uno specchio, rivelando i nostri contenuti più nascosti e intimi. Capiamo di poter ottenere la libertà, soltanto liberandoci dalle attitudini che ci fanno sentire schiavi di noi stessi.
La realtà del Centro Pastorale
L’idea di fondare gli “Oscar del Cinema Abatese” nasce nel 2010 dalla volontà del Parroco, don Salvatore Branca, di avvicinare al cinema gli oltre mille adolescenti impegnati in attività quotidiane presso il Centro Parrocchiale Santa Maria Rosa Nova. Attraverso il grandissimo lavoro degli animatori (ex allievi dei gruppi Acg che, cresciuti, non hanno voluto abbandonare questa realtà sociale importante, ndr) don Salvatore coinvolge i giovani in un viaggio alla scoperta della settima arte – valorizzando sia l’aspetto didattico e istruttivo del mezzo cinematografico, sia la sua componente ludica e di svago – che, ad oggi, ha reso gli questo evento l’appuntamento fisso più atteso dalla platea giovanile.
“Gli Oscar Abatesi – dichiara Emanuele Russo, animatore dei Lendas – sono un momento molto atteso in generale ma lo è particolarmente per i Lendas che, come in ogni attività che gli proponiamo, ci mettono costantemente molto impegno. Fin da piccoli – continua – io e la mia coanimatrice Anna Caterina Alfano abbiamo sempre cercato di trasmettergli i valori dell’amicizia e del rispetto verso il prossimo, che si traducono in una capacità di collaborazione e un volersi ascoltare dando valore alle opinioni di tutti, che difficilmente si trova nella vita di tutti i giorni. Credo – conclude – che la bellezza dei loro rapporti umani risponda particolarmente in questo progetto. Sono molto contento che si siano aggiudicati il premio di “Miglior cortometraggio” perché negli anni ci sono sempre andati vicini, ma questa volta ce l’hanno fatta e se lo meritavano”.
Vincitori degli “Oscar del Cinema Abatese” anche: Nunzia Esposito, come miglior attrice; Giovanni Amendola, come miglior attore; il gruppo “Thunders” per la miglior Opera Prima di questa edizione. Possiamo per certo affermare che lo “specchio” della società riflette una crescente necessità educativa per i giovani, i quali assorbono enormi quantità di materiale audiovisivo. Per cui, ben vengano iniziative come queste, che invitano a non essere meri consumatori passivi, ma interpreti attivi e critici della realtà che ci circonda.
Sofia Comentale