La Pistis Sophia e la dignità della donna angelicata

Come altri vangeli gnostici contiene una rivelazione segreta di Gesù risorto ai discepoli in assemblea (inclusa Maria Maddalena, la Madonna, e Marta), durante gli undici anni successivi alla sua resurrezione

La Pistis Sophia e la dignità della donna angelicata: il vangelo gnostico, la rivelazione segreta del

Pistis Sophia, o anche “Libro del Salvatore”, è un vangelo gnostico, composto di quattro libri, scritto in lingua copta e redatto in Egitto forse nella seconda metà del III secolo ma derivante probabilmente da un precedente testo greco. Come altri vangeli gnostici contiene una rivelazione segreta di Gesù risorto ai discepoli in assemblea (inclusa Maria Maddalena, la Madonna, e Marta), durante gli undici anni successivi alla sua resurrezione.

La Pistis Sophia e la dignità della donna angelicata

Per quanto riguarda l’autore dell’opera, inizialmente si ipotizzò l’attribuzione a Valentino che, però, morì verso la metà del II secolo, oppure ad un suo seguace. Successivamente, a metà dell’Ottocento, si optò per una provenienza da ambienti vicini alla setta gnostica degli Ofiti. Il contenuto del manoscritto è incentrato sui dialoghi tra il Salvatore risorto, Maria, le pie donne e i discepoli sui misteri della dottrina gnostica e sulla sua complessa cosmologia. Gesù, nel testo, risulta risorto e ancora presente sulla terra per ben 11 anni. In tale periodo egli avrebbe insegnato ai discepoli i fondamenti della conoscenza.

Il testo proclama che Gesù rimase sulla terra dopo la resurrezione per altri 11 anni, numero che cabalisticamente rappresenta i peccati dell’uomo per condurli al 12 che è il numero della Grazia Divina Esso inizia con un’allegoria che compara la morte e resurrezione di Gesù alla discesa ed ascesa dell’anima. Anche per i Cattolici Cristo per tre giorni discese agli inferi e dopo la Resurrezione stette sulla Terra apparendo ai discepoli sino all’Ascensione, ma per un periodo molto più breve.

Il vangelo gnostico, la rivelazione segreta del “Libro del Salvatore”

Dopo questo procede nella descrizione di importanti figure della cosmologia gnostica, e poi, infine, elenca 32 desideri carnali da superare prima che sia possibile la salvezza; proprio il superarli costituiva la salvezza. In esso vengono esposte le complesse strutture e gerarchie dei cieli contenute negli insegnamenti gnostici. Il Pistis Sophia allude anche a riferimenti temporali copti e a nomi di demoni o divinità contenuti nei testi magici egiziani
Divisa, dunque, in quattro parti, la Pistis Sophia narra, innanzitutto, il racconto di Gesù alle pie donne e ai discepoli su quanto vide e fece fra le entità ultraterrene degli Arconti e degli Eoni, nonché sulla caduta di Sophia e sui suoi 13 inni penitenziali.

La seconda parte tratta della liberazione di Sophia dal Caos e il ritorno nella sede celeste, dei misteri e delle forze superiori. Oggetto della terza parte è, invece, l’esposizione, da parte di Gesù, degli insegnamenti indispensabili per gli apostoli. Si parla, altresì, dei defunti, delle pena, della purificazione, di condanna e gloria eterna, della composizione dell’uomo, della predestinazione al bene o al male. La quarta parte, infine, tratta del giudizio dopo la morte, delle purificazioni, di peccatori e pene. Su tali temi sia gli apostoli che le donne pongono a Gesù molteplici domande. Gran parte degli interventi sono espletati da Maria Maddalena.

Un Dio “ineffabile, infinito, inaccessibile”

La cosmologia presente nel testo è quella propria delle sette gnostiche degli Ofiti. Alla sommità dell’Universo vi è un Dio «ineffabile, infinito, inaccessibile» dal quale emana ogni cosa. Sotto di lui si aprono le tre regioni intermedie: quella del «tesoro della luce», celato dietro tre porte vegliate da nove custodi; quella «di destra», con sei grandi principi incaricati di estrarre la luce dagli eoni delle regioni sottostanti e ricondurla al «tesoro»; e quella «di mezzo», dove la vergine luce giudica le anime degne di risalita e quelle condannate all’eterno tormento. Ancora più in basso vi è «il mondo degli eoni», la realtà terrena dove si scontrano la luce e la materia , a sua volta comprendente la regione «di sinistra» (con gli arconti), quella «degli uomini» e il caos.

Certo una cosmogonia complessa, ma veniamo al ruolo delle donne ed alla loro valenza salvifica nonché al fatto che con tutta probabilità la setta sia rimasta come eco per altre eresie, tra tutti i Fedeli d’Amore, cui avrebbe partecipato anche il Sommo Poeta ed altri stilnovisti, della Scuola Siciliana, Provenzali etc. Dante definisce «Fedeli d’Amore» nella Vita Nova coloro ai quali sono destinati i suoi versi e gli unici in grado di comprenderne il significato. Il linguaggio dei Fedeli d’Amore e le allegorie che usano sarebbero analoghe a quelle delle confraternite iniziatiche dei Sufi e dei mistici ebraici, nonché con una concezione gnostica che si rifarebbe alla Pistis Sophia.

Vuole ardentemente tornare nella luce del Padre

Tornando alla struttura cosmica quivi è collocata la storia di Pistis Sophia. Ella, allocata nel penultimo gradino del sistema, quello del dodicesimo eone, vuole ardentemente tornare nella luce del Padre ma commette l’errore di confondere la luce perfetta e suprema con quella dell’arconte più malvagio, l’Arrogante. Così quest’ultimo finisce con farla cadere nel tredicesimo e ultimo eone. Anche Pistis Sophia dovrà, dunque, cercare di risollevarsi rivolgendosi, come tutti gli uomini, al Cristo, l’unico che può risvegliare in ciascuno la scintilla divina di cui è composto.

Di qui la similitudine con la donna angelo che è terrena ma è al tempo stesso un essere di luce caduto sulla terra a miracolo mostrare, sino a che la fantasia dei poeti del due e trecento le conferiscono il trono di luce. Il manoscritto copto, in definitiva, ci presenta un Gesù, impegnato a restare sulla terra per 11 anni al fine di insegnare agli apostoli il primo livello di conoscenza, per poi portarli a gradi di conoscenza superiori. Proprio la trasmissione di una conoscenza superiore porta Gesù all’ascesa al cielo e alla sua trasfigurazione.

Chi ha orecchie da intendere, intenda!

Il capitolo di riferimento è il 17 che mostra una donna che si erge a protagonista all’interno dell’opera. «Detto questo ai suoi discepoli, soggiunse: – Chi ha orecchie da intendere, intenda! Udite queste parole del salvatore, Maria rimase un’ora (con gli occhi) fissi nell’aria; poi disse: – Signore, comandami di parlare apertamente. Gesù, misericordioso, rispose a Maria: – Tu beata, Maria. Ti renderò perfetta in tutti i misteri di quelli dell’alto. Parla apertamente tu il cui cuore è rivolto al regno dei cieli più di tutti i tuoi fratelli» (capitolo 17).

Nei capitoli precedenti si trovano solo due riferimenti, indiretti, a figure femminili: nel capitolo 7, quando viene citata Elisabetta, a cui venne deposto in grembo lo spirito di Elia per permettere la nascita di Giovanni Battista, e nel capitolo 8, quando Gesù racconta come, sotto le spoglie dell’Arcangelo Gabriele, infuse nel grembo di sua madre terrena la prima forza, cioè il Padre. Da questo passo può iniziare un’analisi più approfondita del ruolo delle donne sia nell’economia del Pistis Sophia sia all’interno dello gnosticismo cristiano dell’epoca. L’autorità e la dignità qui riconosciute alla donna non si trovano in nessun altro scritto così antico.

Un’aperta contrapposizione dell’ambiente da cui proviene il Pistis Sophia

Per questo motivo, si può anche ipotizzare un’aperta contrapposizione dell’ambiente da cui proviene il Pistis Sophia alla Chiesa di Roma sul ruolo della donna all’interno della comunità e del culto cristiano che, all’epoca, erano retti dal monito di San Paolo: mulieres in ecclesia taceant (le donne tacciano durante l’assemblea). All’interno dell’opera, in tutti e quattro i libri gli interlocutori di Gesù sono i suoi discepoli, accompagnati da quattro discepole: Maria, madre di Gesù, Salomè, Marta e Maria Maddalena.

La Madre di Gesù interviene tre volte (capitoli 59, 61, 62), Salomè altre tre volte (capitoli 54, 58 e 145) e Marta quattro (capitoli 38, 57, 73 e 80). Tuttavia, Maria Maddalena interviene, in contesti sempre molto importanti, sessantasette volte. Gesù arriva a lodarla varie volte e lei arriva persino ad intercedere presso di lui quando i discepoli non capiscono qualche passaggio (capitolo 94). All’interno del Pistis Sophia, Maria Maddalena è sposa e sacerdotessa di Gesù, e come tale simboleggia la conoscenza (gnosi).

“Tu beata, Maria. Ti renderò perfetta in tutti i misteri di quelli dell’alto”

A Maria Maddalena, ricordiamo, Gesù si rivolge con queste parole «Tu beata, Maria. Ti renderò perfetta in tutti i misteri di quelli dell’alto. Parla apertamente tu il cui cuore è rivolto al regno dei cieli più di tutti i tuoi fratelli» (sempre capitolo 17). Il Pistis Sophia, insieme all’altro vangelo gnostico di Maria Maddalena, sono il sintomo dell’esistenza di un diverso ruolo della donna nel Cristianesimo delle origini, ruolo poi venuto meno con la formalizzazione delle istituzioni ecclesiali. Del resto, all’interno del manoscritto, la presenza delle donne è segnalata in più parti.

In tutti e quattro i libri gli interlocutori di Gesù sono i suoi discepoli, accompagnati da quattro discepole: Maria, madre di Gesù, Salomè, Marta e Maria Maddalena. La Madre di Gesù interviene tre volte (capitoli 59, 61, 62), Salomè altre tre volte (capitoli 54, 58 e 145) e Marta quattro (capitoli 38, 57, 73 e 80). Solo Maria Maddalena interviene, in contesti sempre molto importanti, ben 67 volte. Gesù arriva a lodarla varie volte e lei arriva persino ad intercedere presso di lui quando i discepoli non capiscono qualche passaggio (capitolo 94). All’interno del Pistis Sophia, Maria Maddalena è sposa e sacerdotessa di Gesù, e come tale simboleggia la conoscenza (gnosi).

Giovanni Di Rubba

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