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Nel cuore di San Valentino: un week-end a Bruxelles

Non solo fiori e cioccolatini. Un modo originale e alternativo per festeggiare la ricorrenza sentimentale più famosa al mondo può essere quello di concedersi un week-end lungo (in questo anno bisestile in cui San Valentino cade di mercoledì) a Bruxelles.

Perché è qui che, insospettabilmente, si nasconde un luogo del tutto particolare, capace di “sciogliere” anche il più duro dei cuori e di fare da cornice a un amore speciale. O, comunque, a qualsiasi sentimento che muova dal cuore.

All’interno del Museo di Arte e di Storia immerso nel Parco del Cinquantenario, il secondo più grande di Bruxelles raggiungibile in metropolitana dalla Stazione Centrale della capitale belga, è custodito un piccolo gioiello: il Museo del Cuore.

Più di 500 oggetti riempiono senza soluzione di continuità gli spazi ad esso dedicati, evocando la simbologia dell’organo muscolare cavo, che costituisce il motore dell’apparato circolatorio, considerato tradizionalmente il centro della vita spirituale e affettiva dell’uomo” (cit. Treccani).

Ex voto, reliquiari, crismi, lampade votive, sculture e dipinti, per citarne solo alcuni, sono di gran lunga i più numerosi e i più pregevoli e antichi, a evidenziare il ruolo assunto nei secoli, nella simbologia cristiana, dal cuore attraverso l’unione del Sacro Cuore di Gesù e Maria.

Impossibile non rimanere senza parole di fronte alla quantità smisurata di molti altri oggetti a forma di cuore, o impreziositi da decorazioni che ne richiamano l’effigie. Tra i più diffusi, piccole scatole, flaconi di profumo, stoviglie, bicchieri, stampi per dolci, calamai, portacenere, fibbie di cinture, cuscini ricamati di perle e, neanche a dirlo, cartoline di San Valentino.

Per non parlare dei gioielli – spille, ciondoli, anelli, collane, fibbie e molto altro ancora – che hanno conosciuto una grande diffusione già dal Seicento e che, in ogni epoca e Paese del mondo, sono diventati veri e propri simboli d’amore.

Ad accompagnare la visita, estratti sonori di citazioni, di poesie e di brani musicali contribuiscono a farsi rapire dalla suggestione di un’atmosfera quasi onirica.

La collezione di questo vero e proprio museo nel museo copre un arco temporale compreso tra il Sedicesimo e il Ventesimo secolo, e nasce dall’iniziativa del medico di origine armena Noubar Boyadjian, che la custodiva in ogni stanza della sua abitazione privata, e che decise di farne dono al museo nel 1990, per renderla visibile a più persone possibile. Un uomo, prima ancora che un cardiologo di professione, che ha consacrato la sua vita privata e professionale al cuore, indagandone le malattie, ma anche la storia, il simbolismo e l’iconografia, lasciando ai posteri un’eredità sentimentale senza tempo.

Viviana Rossi

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