Home CATEGORIE Attualità Piano di Sorrento, oltre 1 milione di euro per il rilancio del monte Vico Alvano. Il WWF chiede un incontro con il sindaco

Piano di Sorrento, oltre 1 milione di euro per il rilancio del monte Vico Alvano. Il WWF chiede un incontro con il sindaco

Piano di Sorrento, oltre 1 milione di euro per il rilancio del monte Vico Alvano. Il WWF chiede un incontro con il sindaco

Dalla zona dei Colli di San Pietro a Piano di Sorrento, all’inizio della Costiera amalfitana, si erge il monte Vico Alvano conosciuto come “la montagna del Principe”. La vetta è tra le più alte nell’ambito della zona urbanizzata della costiera con un paesaggio mozzafiato.

Il WWF Terre del Tirreno avendo appreso da notizie di cronaca di un finanziamento di 1,1 milioni concesso al Comune di Piano di Sorrento relativo ad un “progetto per il rilancio del monte Vico Alvano”, ha scritto al primo cittadino e all’assessore ai lavori pubblici chiedendo un incontro.

“Il WWF si prefigge, tra gli altri obiettivi, di monitorare – dichiara Claudio d’Esposito presidente dell’associazione locale del panda – e, laddove ne ricorrano i presupposti, di impedire interventi che finiscano per stravolgere o incidere negativamente sull’ambiente, sulla flora e sulla fauna del sito. Purtroppo per esperienza documentiamo come, ogni qualvolta arrivano soldi pubblici per “riqualificare, rilanciare, valorizzare, far crescere” siti di pregio, boschi e monti (es: viale degli Ippocastani alla reggia Quisisana di Castellammare di Stabia, Le Tore a Sorrento, Monte Faito a Vico Equense) questi vengono puntualmente violentati nel loro aspetto naturale!

Apprendiamo che per il Monte Vico Alvano si tratta di un progetto di riforestazione, con la piantumazione di alberi e realizzazione di barriere tagliafuoco, nell’ottica di “rimediare alla noncuranza dei proprietari” essendo la montagna, di fatto, una proprietà privata. Eppure è stata proprio la “noncuranza” degli eredi della famiglia Colonna, ovvero la volontà di non speculare e lasciare in pace la Natura, a fare la differenza, evitando che oltre il confine, delimitato da un cancello in legno all’inizio del camminamento che conduce alla croce, non proseguisse l’opera devastante di urbanizzazione e stravolgimento operata a valle dalla società, che ha trasformato nel corso degli anni, senza soluzione di continuità, un vecchio castello nobiliare e le terre limitrofe in un mega parco/condominiale con annessi e connessi (villette, strade, parcheggi, ristorante, bar, piscina, campi sportivi, discoteca, ecc…), cementificando, tagliando alberi e distruggendo ecosistemi unici.

Piano di Sorrento, oltre 1 milione di euro per il rilancio del monte Vico Alvano. Il WWF chiede un incontro con il sindaco

Il WWF si è da sempre interessato alle sorti del Monte Vico Alvano, un sito dall’altissima valenza paesaggistica ed ambientale, oltre che con studi sulla flora e sulla fauna anche con segnalazioni e denunce di ogni attentato o manomissione all’ambiente, violentato dall’uomo con costruzioni abusive, cementificazione, realizzazione di strade carrabili, deposito di rifiuti, tagli e capitozzature di alberi secolari, furto di legname, bracconaggio, ecc… in nome di una discutibile, quanto superata e devastante visione antropocentrica di sviluppo, nella convinzione di poter disporre a piacimento di un bene che appartiene all’intera collettività. Le molteplici devastazioni operate, anche con danni irreversibili, sono state segnalate e documentate negli anni passati e recenti dal WWF.

A peggiorare la situazione i diversi incendi che negli anni (gli ultimi nel 2007, 2011 e 2015) fanno flagellato la montagna, in particolare la parte ancora naturale non toccata dalla speculazione edilizia, al di fuori della proprietà del “Castello del Principe” (La Lisca s.r.l.) ed appartenente alla Contessa Colonna ed eredi.

Tuttavia, nonostante la distruzione operata dal fuoco, da un sopralluogo effettuato con i nostri esperti ad inizio gennaio abbiamo documentato come la Natura lasciata in pace, a distanza di oltre otto anni dall’ultimo incendio, si sia ripresa in un modo incredibile!

Come accaduto già in passato, oltre agli arbusti della macchia mediterranea (mirti, cisti, ginestre, eriche, ginepri, lentischi, euforbie, alaterni, ecc.), gli alberi sono rinati dalle radici sviluppando grossi polloni: ornielli, corbezzoli, roverelle, olivastri e soprattutto lecci… una vera foresta di “cespuglioni” di lecci alti fino a tre metri e più che, forse, necessitano di essere “spollonati” per favorire l’accrescimento arboreo. Più in alto dal pianoro, dove sopravvivono gli ultimi quattro faggi secolari, la strada per la croce è immersa in un bosco di pioppi, roverelle e castagni di discrete e dimensioni.

“In tale contesto sarebbe auspicabile riuscire a lasciare in pace la Natura ancora per un po’ -aggiunge Claudio d’Esposito – Ma dubitiamo che ciò accada e il timore è che, con interventi non appropriati, si possa danneggiare il delicato e prezioso ecosistema, ad esempio con l’allargamento del sentiero per realizzarvi una strada come qualcuno vorrebbe tentare di fare da decenni, l’impianto errato di nuove essenze e l’allocazione di elementi antropici estranei al contesto naturale per favorire la fruizione del sito.”

Il “piantare alberi dopo l’incendio” dovrebbe assumere il significato di post-fire restoration, in parole semplici si tratta di una azione complessa letta in chiave ecosistemica di restauro forestale appunto, e nello specifico di restauro “attivo” o anche di restauro “passivo” in altre situazioni. L’obiettivo è quello di ripristinare la funzionalità di un sistema degradato, scegliendo le metodologie più efficaci per accelerare le dinamiche naturali, paradossalmente non di “piantare solo alberi”.

“Piantare alberi” quindi come inizio di un processo verso un bosco in “equilibrio dinamico” sul piano ecologico, come riavvio di relazioni tra pianta, suolo, microrganismi, uccelli, ecc. Questo comporta, oltre ad una base conoscitiva avanzata, nuove tecniche applicative, se si vuole che questa operazione sia sostenibile anche sul piano economico. “Piantare alberi” non significa “rimboschire” ovunque e comunque, secondo una vecchia logica non più percorribile, ma scegliere secondo una visione più moderna e fattibile i luoghi dove creare centri di ri-diffusione delle specie, per mezzo di meccanismi naturali.

Il monte Vico Alvano è all’interno del Parco Regionale di Monti Lattari (zona A e B) e nel perimetro della Zona Speciale di Conservazione denominata “Costiera amalfitana tra Nerano e Positano” IT8030006 della Rete Natura 2000 (ai sensi della Direttiva 2009/147/CE “Uccelli” concernente la conservazione degli uccelli selvatici) dove per qualsiasi intervento è richiesta una Valutazione di Incidenza Ambientale, finalizzata a garantire il mantenimento a lungo termine della biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali e della flora e fauna selvatiche. Inoltre sul sito vigono i vincoli paesaggistici del PUT – L.R. 35/87 e quelli del D.L.vo 42/2004.

Nel ricordare che la salvaguardia, la protezione e il miglioramento della qualità dell’ambiente, compresa la conservazione degli habitat naturali e della flora e della fauna selvatiche, costituiscono un obiettivo essenziale di interesse generale, il WWF Terre del Tirreno ha chiesto un incontro con l’Amministrazione di Piano di Sorrento per un confronto sulla tematica e condividere una visione di tutela e ripristino degli habitat, nonché di fruizione consapevole e rispettosa della Natura del Monte Vico Alvano.

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