Castellammare, omicidio De Maria: “Il pentito è inattendibile”

È quanto ha sostenuto la difesa degli imputati Antonio Occidente e Luigi Vitale, i due ras del clan D’Alessandro di Castellammare

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“Il pentito Massimiliano Rapicano è inattendibile, la sua ricostruzione sull’omicidio di Vincenzo De Maria è stata costruita a tavolino”: è quanto ha sostenuto la difesa degli imputati Antonio Occidente e Luigi Vitale, i due ras del clan D’Alessandro di Castellammare di Stabia accusati di aver eseguito l’omicidio di ‘o bob, avvenuto la sera dell’8 maggio 2005 in piazza Giovanni XXIII.

Castellammare, omicidio di Vincenzo De Maria

Secondo gli avvocati Francesco Romano e Antonio Di Martino, difensori dei due imputati, la registrazione fatta dal collaboratore di giustizia alla coppia che avrebbe offerto riparo a presunti killer di De Maria non è utilizzabile. Massimiliano Rapicano è fratello di Pasquale (alias lino ‘o minorenne) ex killer del clan di Scanzano passato a collaborare anch’egli con la giustizia. Tuttavia, secondo gli inquirenti o’ minorenne aveva già deciso di pentirsi e così, per essere più credibile davanti ai magistrati, avrebbe cominciato a raccogliere prove già durante la sua militanza tra le fila della cosca stabiese.

Al punto, proprio nel caso dell’omicidio De Maria, aveva coinvolto il fratello Massimiliano, che lo aiutò registrando una conversazione con una coppia che (secondo la ricostruzione dell’Antimafia) aveva offerto riparo ai killer dopo l’agguato. Una registrazione che è stata ascoltata nell’aula di tribunale e che è stata definita “illegittima” dai legali di Occidente e Vitale. Secondo i quali invece, l’obiettivo di Pasquale Rapicano sarebbe soltanto vendicarsi contro alcuni vecchi esponenti del clan D’Alessandro.

“Il pentito Massimiliano Rapicano è inattendibile”

Nella requisitoria dello scorso dicembre, il pm dell’Antimafia ha chiesto l’ergastolo per Occidente e Vitale. Quello di De Maria è uno dei più efferati delitti di camorra avvenuti nella città stabiese, risalente al 2005. Un omicidio che, secondo gli inquirenti, sarebbe maturato nella guerra tra il clan D’Alessandro (al quale sarebbero legati Occidente e Vitale) e gli scissionisti del gruppo Omobono – Scarpa. Teatro della faida per il controllo dei traffici illeciti, la città stabiese.

L’accusa per Occidente e Vitale è quella di aver pianificato e portato a termine quell’agguato per ribadire il dominio della cosca in un territorio conteso agli Scarpa – Omobono. In particolare De Maria era considerato uomo di fiducia di Massimiliano Scarpa (alias Massimino ‘o napulitan), uno dei vertici del gruppo scissionista. Un ennesimo tassello del mosaico della faida stabiese, ricostruito grazie anche alle testimonianze dei collaboratori di giustizia. I killer entrarono in azione tra la folla, nei pressi della Cattedrale, mentre i due partecipavano ai festeggiando il patrono San Catello.

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