Castellammare, omicidio Carolei: confermato l’ergastolo

Secondo l’Antimafia, Carolei è stato vittima di “lupara bianca”. Una tesi che è stata fornita dai collaboratori di giustizia

Castellammare, omicidio di Raffaele Carolei: slitta a giugno la sentenza per Giovanni Savarese e Gaetano Vitale

Carcere a vita per Gaetano Vitale e Giovanni Savarese: la Corte d’Appello di Napoli ha confermato l’ergastolo per i due colonnelli del clan D’Alessandro di Castellammare di Stabia, accusati di avere ucciso un uomo per vendetta durante la guerra di camorra tra la cosca di Scanzano e gli scissionisti degli Omobono – Scarpa. Ieri pomeriggio si è concluso il processo d’Appello per l’omicidio di Raffaele Carolei, un pregiudicato di Castellammare scomparso nel nulla a settembre 2012.

Castellammare, omicidio di Raffaele Carolei

Il suo corpo sarebbe stato gettato nel fiume Sarno. Secondo l’Antimafia, Carolei è stato vittima di “lupara bianca”. Una tesi che è stata fornita dai collaboratori di giustizia Pasaquale e Catello Rapicano, che ha avuto riscontri fino alla conferma dell’ergastolo. I fratelli Rapicano all’epoca del delitto erano affiliati al clan D’Alessandro, prima di diventare pentiti. I magistrati della Corte d’Appello di Napoli hanno respinto dunque la tesi dei legali difensivi di Vitale e Savarese, secondo i quali le versioni dei Rapicano non corrispondevano alla verità. I due imputati sono stati condannati anche a pagare le spese legali.

Confermato l’ergastolo per Gaetano Vitale e Giovanni Savarese

Mentre i collaboratori di giustizia hanno raccontato agli inquirenti anche la macabra scena di come sarebbe stato ucciso Carolei. Preso di spalle mentre era seduto in una cucina di un appartamento a Scanzano. I due Rapicano si sono autoaccusati del delitto, incassando una condanna definitiva a tredici anni di carcere e chiamando in causa Gaetano Vitale e Giovanni Savarese, due pregiudicati del centro antico, legati agli ambienti del traffico di droga. Vitale e Savarese sono stati condannati così condannati all’ergastolo anche in secondo grado, confermando così la pena del primo grado di giudizio.

Fu una vendetta durante la guerra di camorra

Un omicidio che fu consumato in pieno giorno, all’interno di un appartamento che proprio Catello Rapicano aveva occupato abusivamente. Lì è la ricostruzione dell’Antimafia, indagini dei carabinieri della compagnia di Castellammare e del nucleo investigativo di Torre Annunziata. Carolei fu attirato in trappola per parlare di affari di droga. Sedutosi in cucina, però, fu circondato dai quattro assassini e strangolato con una corda. Il cadavere fu caricato in auto e consegnato ad alcune persone che lo fecero sparire gettandolo nel Sarno. Un giallo durato quasi dieci anni e che si è concluso ieri con la sentenza d’Appello. La versione dei pentiti è stata dunque ritenuta attendibile dai magistrati, che hanno fatto piena luce su uno degli omicidi più cruenti della faida di camorra stabiese.

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