Povere Creature: una storia di femminismo o di pedofilia?

Lanthimos tocca le corde dell’ambiguità. Bella Baxter è una Barbie di carne viva, spogliata dal rosa cangiante e vestita di una sregolatezza che divide il pubblico. Risposta alla domanda, è che questa è una storia che parla di una libertà “inaccettabile”

Povere Creature: una storia di femminismo o di pedofilia?

Dal giorno in cui Povere Creature!, la pellicola di Yorgos Lanthimos, è stata presentata in concorso all’80esima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia il 1 settembre 2023, non ha smesso di ottenere dal pubblico opinioni di alto gradimento o di disgusto. Ciò che ben si è compreso finora, è che Povere Creature! (dal titolo originale Poor Things!) o lo si ama o lo si odia, addirittura da lasciare la sala dopo i primi 20 minuti di proiezione.

Povere Creature: una storia di femminismo o di pedofilia? Chi è Bella Baxter?

Chiaro a tutti, è che sia (o meglio, fosse) una donna incinta che ha tentato il suicidio gettandosi fra le fredde acque del Clyde nella Glasgow tardovittoriana per sfuggire ad un marito violento. Il corpo, ancor conteso fra la vita e la morte, viene trascinato dalle onde, fino ad essere ritrovato da uno scagnozzo e venduto al laboratorio del tormentato genio della chirurgia, Godwin Baxter.

Qui, la donna perde la sua completa identità, dal nome (Victoria), ai ricordi (moglie di Alfie), alle capacità di comunicazione fisica e verbale, in nome di un oscuro esperimento che vuole riportarla in vita. Il cervello della bambina che aveva in grembo le viene impiantato al posto del suo: diventa la Bella e la Bestia creata in laboratorio da uno scienziato per cui è stata accorta la scelta di chiamarlo God (Dio), per gli amici. Tutto quanto appena riportato, è altamente riduttivo di ciò che promette di essere un personaggio molto più profondo di così, ed è per questo che chiediamo ancora: chi è, realmente, Bella Baxter?

Suscita scandalo per l’oltraggio più grave: vive liberamente

Sarà arduo, quasi impossibile, dare una risposta, perché Bella è molto più della donna che è stata: oggetto di folli passioni amorose, la vedremo attraversare la sua epoca passando per salotti austeri, casinò decadenti e bordelli parigini, con lo stupore di chi per la prima volta vede il mondo nella sua prodigiosa follia, incarnando – con il medesimo desiderio che desta al suo passaggio – i più alti ideali umani, senza mai smettere di suscitare scandalo per l’oltraggio più grave di tutti: vivere un’esistenza radicalmente libera. Genio e sregolatezza è un’espressione che ben si addice alla genialità e alle abitudini di vita stravaganti della protagonista, ma perché questo suo savoir-faire ha suscitato nel pubblico così tanta ambiguità di interpretazione?

Sulla chimica dell’attrazione sessuale, si punta il dito

Siamo (non tutti) concordi nel definire Bella Baxter sana, forte, allegra, con un atteggiamento assai indipendente nei confronti della vita, anche se l’amnesia ha cancellato ogni ricordo precedente al suo arrivo qui. La sua vitalità è dovuta al suo cervello infantile, che la rende naturalmente curiosa e priva di preconcetti o rigidi giudizi, tanto da farle esplorare liberamente ogni aspetto del mondo che la circonda.

Impara velocemente a camminare, a parlare, a creare mondi fantastici nella propria mente solo osservando i Paesi di una cartina geografica, perché non le è concesso uscire. Vive in una campana di vetro, finché un giorno, complice una mela, scopre la sessualità. Il suo corpo s’infonde di noradrenalina, cerca in un uomo il godimento entusiastico. Max, l’allievo dottore di Godwin, che l’ha seguita in ogni fase della sua crescita repentina, la chiede in moglie ma non osa toccarla: “solo dopo il matrimonio”, dice. Ma a Bella, l’attesa, non aggrada, vuole sperimentare il desiderio. Ed è per questa chimica dell’attrazione sessuale che il pubblico si divide.

Inizia una storia di femminismo o di pedofilia?

Tutto parte da un dato di fatto: Bella ha l’età celebrale di una bambina di circa quattro anni, ma cresce in fretta. Gli uomini che incontra non lo sanno, ma sono affascinati da ciò che vedono (o meglio, credono di vedere): una “bella ritardata”. Primo fra tutti, Duncan, l’avvocato di famiglia. Piuttosto che tutelarla dal mondo oltre le porte di casa – dalla quale è categoricamente tenuta fuori per non inquinare i suoi progressi da esperimento con influenze esterne – resta incantato dall’ingenuità, dal suo strano modo di comunicare e di percepire entusiasmo per qualsiasi cosa le venga insegnato.

Da casanova qual è, le offre ciò che lei più desidera: sesso e fuga. Da qui in poi, avviene l’oltraggio a cui il pubblico assiste con sgomento, dividendosi fra chi applaude la libertà di Bella, rendendola icona del femminismo (per molto altro che approfondiremo dopo), e chi, invece, resta disgustato dalle immagini sessuali riproposte numerosamente da lì in avanti con diversi uomini adulti, perché vi vede un’accettazione e una romanticizzazione della pedofilia.

Povere Creature! è assolutamente femminista

Mi spiace dirlo per chi si riduca alla superficialità della considerazione del suo cervello, ma l’equilibrio di Bella, il suo discernimento sensoriale, la capacità di ricordare, capire e ragionare sono eccezionalmente acuti. Non mostra segni di mania, isteria, fobia o demenza, non sono gli uomini a servirsi di Bella, ma è l’esatto opposto.

Non mostra insana reticenza e non è saffica in modo ossessivo, semplicemente è una donna che vive senza saper di essere intrappolata in schemi sociali, che non conosce leggi e per questo vive i suoi primi anni di nuova vita nella piena libertà di espressione, fisica e verbale. Il film diviene una satira sociale in cui, attraverso lo sguardo di una “bambina ingenua” nel corpo di un’adulta, siamo feriti da una realtà mostruosa che tenta di imprigionare il libero arbitrio delle donne sin dalla tenera età.

A Bella, interessa solo conoscere il mondo

Agli uomini figli dell’ancora tanto radicato patriarcato, avere una donna da ‘crescere’ e plasmare a proprio piacimento affinché ne incarni i desideri, e fondamentalmente sciocca, come la protagonista appare (e sottolineo appare) essere, è molto più semplice. Difatti, dopo la prima famelica passione consumata a letto, Duncan con saccenteria chiede a Bella di “far attenzione a non innamorarsi di lui”. Ovvio, altrimenti che libertino sarebbe? La verità, è che Duncan è per Bella non altro che un mero strumento di cui si serve per accedere e conoscere il mondo. Un mondo che le è stato nascosto e del quale non ne conosce gli abitanti né i comportamenti.

Si lascia trasportare da esso, come una nave in balia delle onde, fa amicizia con chi le mostra la realtà che la circonda e, di conseguenza, il dolore, la sofferenza, il litigio, ricchezza e povertà, la stessa morte. Legge libri, impara la storia, rende il suo linguaggio forbito, ruba tutti i soldi di Duncan per donarli ai poveri, diventando povera lei stessa. Per assicurarsi un tetto sotto cui dormire, si prostituisce in un bordello parigino, trovando un primario divertimento nel piacere, lo stesso che poi l’annoia e la induce ad iscriversi agli studi di medicina, per seguire le orme di suo ‘padre’. Bella è, in fin dei conti, semplicemente una donna che ha cercato l’esperienza e l’ha usata per controllare gli uomini (ne trasformerà uno in una capra, ma chi e perché lascio che lo scopriate durante la visione del film).

Se fosse stata una storia di pedofilia, lo avremmo intuito sin da subito

Gli unici due uomini a conoscere l’età mentale di Bella, non se ne sono serviti. Piuttosto, l’hanno aiutata a crescere, spronandola ad esser libera di fare ciò che avesse voluto. Il personaggio assai elusivo chiamato proprio God, che appare inizialmente come uno strano Dr. Frankenstein, un medico scientista più che uno scienziato, ignoto per l’oscura operazione che consapevolmente compie, è in realtà fragilissimo sotto tanti punti di vista.

Diverrà oggetto di amore e persino in grado di farci provare compassione, perché se letto a fondo, il suo personaggio impersonifica una figura paterna, a tratti un professore, che la lascia libera di scoprire il mondo. Quando lei torna dal suo viaggio di scoperta, lui è in fin di vita, prova una riconciliazione, una redenzione da un passato orrido, e la rassicura dicendole che le avrebbe dato tutto ciò di cui necessitasse. Difatti, ispirata e riconoscente, Bella intraprende gli studi di medicina per onorare il suo ‘creatore’ e diventa una studentessa di prim’ordine.

Fortunatamente, ci sono uomini che non limitano le donne

Se il film vuole mostrare l’assoluta follia di tanti uomini che cercano di intrappolare uno spirito selvaggio e crudo che non ha alcun interesse per la società educata, che vivrà la vita alle sue condizioni contro ogni avversità, contro controllo, condizionamento e manipolazione, c’è anche la parte buona dell’emisfero maschile: quella di Max McCandles (Ramy Youssef), suo futuro marito e allievo dello stesso Godwin, che la prende in sposa senza giudicare le sue scelte del passato, lasciandole tutta la libertà che ancora non ha conquistato.

Le Povere Creature! siamo noi, agli occhi di Bella

“Dobbiamo sperimentare ogni cosa – suggerisce a Bella la proprietaria del bordello francese – non solo il bene, ma anche il degrado, l’orrore, la tristezza. Così possiamo conoscere il mondo. E quando conosciamo il mondo, allora il mondo è nostro”. Ciò che infastidisce del personaggio femminile della protagonista, è che quando ci sembra di sapere tantissimo di lei, ci sfugge e ci accorgiamo non solo di non sapere in realtà molto, ma che non potremo mai venirne a capo del tutto. Perché il suo personaggio complica le nostre ipotesi sul mondo che ci circonda, miscelando un senso di mistero all’insita ambiguità, lasciando il pubblico con più domande che risposte.

Sogniamo tutti una libertà incondizionata

La verità, è che Bella Baxter ci fa innamorare di una libertà considerata ai molti come inaccettabile, ma che potrebbe esistere. Sputa un boccone di cibo nel piatto e allo sguardo indignato dei commensali risponde: “Perché dovrei continuare a tenerlo in bocca se è disgustoso?”, come inno a rivoltarsi contro quello che non piace ma che accettiamo per buon costume.

Purtroppo, cara Bella, noi semplici esseri umani non riusciremmo mai a mettere in discussione ogni certezza, perché non riusciremmo a vivere con il corollario del desiderio egotistico tipico del bambino che siamo stati, né a vivere avventure che non sappiamo nemmeno immaginare e per cui è impossibile non quel che non si può fare, ma quel che non è ancora stato fatto.

In questo caso, le Povere Creature! siamo noi, agli occhi di Bella, che viviamo nel rarefatto imponderabile dell’essere, nel nostro stare sempre, volenti o nolenti, sulla soglia dell’abisso, come anche della relazionalità di quel che ci circonda. Se solo ci spingessimo più in là del nostro naso, sapremmo quanto c’è di infinito e infinibile nel nostro essere umani, impareremmo a non accontentarci di versioni semplificatorie del reale ma a vivere l’unica vita che abbiamo in tutta la sua irrefrenabile bellezza, con i giusti limiti.

Un film che ci fa uscire dalla sala con il sorriso sul volto, pensando a Bella come una su mille (o un milione) che ce l’ha fatta, a vivere davvero.

Sofia Comentale

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