Raffaele Belviso voleva spodestare Vincenzo Cesarano (alias ‘o mussone) dal vertice della cosca del rione “Ponte Persica” tra Castellammare di Stabia e Pompei, favorendo la scalata del fratello Luigi. È quanto hanno stabilito i magistrati della quinta sezione penale della Corte di Cassazione, che hanno respinto la richiesta di scarcerazione avanzata dai legali di Belviso. Il 43enne ritenuto elemento di spicco del clan Cesarano resta così in carcere e presto dovrà affrontare anche il processo che lo vede imputato insieme ad altre 12 persone, legate alla cosca di Ponte Persica.
Castellammare, respinta la richiesta di scarcerazione per Raffaele Belviso
Secondo i magistrati durante il periodo della pandemia Belviso avrebbe messo in campo il piano (poi fallito) di cambiare le gerarchie del clan. A causa delle difficoltà economiche dovute proprio all’emergenza sanitaria, dal carcere Belviso avrebbe allacciato nuovi contatti. In particolare, il suo obiettivo sarebbe stato quello di piazzare il fratello Luigi a capo della cosca. Quest’ultimo, dall’esterno (sempre secondo la ricostruzione fatta dagli investigatori) avrebbe stilato un patto con il gruppo malavitoso del rione Moscarella, guidato da Raffaele Polito e Silverio Onorato.
Nello stesso tempo, avrebbe stretto nuovi contatti con i colonnelli dei Cesarano del rione Cmi. Oltre a promuovere vari reati e ad intrattenere rapporti con esponenti di altri sodalizi dell’area napoletana, nel 2021 Luigi Belviso avrebbe dunque tentato invano di separarsi da Vincenzo Cesarano e di assumere la guida del clan, in forza dell’avallo dei boss fondatori, acquisito per il tramite di Giovanni Cafiero.
Voleva spodestare il boss del clan Cesarano
Nel corso delle indagini sono stati poi acquisiti gravi indizi di reità in ordine alla commissione di numerose estorsioni nell’area stabiese, perpetrate ai danni di attività imprenditoriali, attività ricettive, attività commerciali e negozi. Nella morsa del clan sarebbe finito anche un familiare di Raffaele Imperiale, oggi collaboratore di giustizia, titolare di un’impresa edile, che, di fronte alla richiesta di 50mila euro da parte di un affiliato del clan, avrebbe invocato l’intervento del noto narcotrafficante, all’epoca latitante. Allora il super narcos stabiese, per il tramite di vari emissari riconducibili ad alcuni sodalizi criminali campani, avrebbe contattato Vincenzo Cesarano che avrebbe preso le distanze dal suo affiliato.