Castello delle Cerimonie: si teme per il futuro di 200 famiglie

L'hotel-ristorante confiscato rappresenta un importante pilastro economico per la comunità locale, offrendo lavoro a circa un centinaio di dipendenti tra stagionali e fissi, oltre a coinvolgere tra i 100 e i 150 lavoratori dell'indotto

Sant'Antonio Abate, confisca del Castello delle Cerimonia: si teme per il futuro di oltre 200 famiglie. La sindaca:

La confisca del “Castello delle Cerimonie” ha scosso oltre 200 famiglie a Sant’Antonio Abate, mettendo a rischio il futuro occupazionale di molti lavoratori che dipendono direttamente o indirettamente dalla struttura. Conosciuto anche come “La Sonrisa” e reso celebre dalle trasmissioni televisive di RealTime, l’hotel-ristorante rappresenta un importante pilastro economico per la comunità locale, offrendo lavoro a circa un centinaio di dipendenti tra stagionali e fissi, oltre a coinvolgere tra i 100 e i 150 lavoratori dell’indotto.

Sant’Antonio Abate, confisca del Castello delle Cerimonie

La decisione di affidare l’immobile al Comune, secondo la legge, impone due sole destinazioni possibili: la demolizione totale o l’utilizzo a scopi di pubblica utilità. Questo lascia il sindaco Ilaria Abagnale di fronte a un duro dilemma, poiché entrambe le opzioni comportano conseguenze significative per la comunità.

Il sindaco Abagnale ha commentato la decisione della confisca come un “verdetto inatteso” che colpisce profondamente la città, vista l’importanza economica e occupazionale della struttura. Al momento, nonostante non sia ancora stata notificata ufficialmente la sentenza, si prevede un dialogo con le autorità competenti per trovare la migliore soluzione possibile per gestire la situazione.

Si teme per il futuro di oltre 200 famiglie

Il prossimo passo sarà un incontro tra il sindaco di Sant’Antonio Abate, il prefetto di Napoli e i vertici della Procura, al fine di discutere le opzioni disponibili per il futuro del “Castello delle Cerimonie”. L’obiettivo sembra essere quello di evitare la chiusura della struttura e garantire la continuità occupazionale, ma questo potrebbe richiedere l’assegnazione della gestione a privati attraverso un bando pubblico, con l’esclusione di eventuali interessi o presenze dei precedenti titolari o gestori.

Ci si aspetta che il Comune possa ricavare un fitto dall’affitto della struttura, il quale sarà destinato a scopi di pubblica utilità, contribuendo così al mantenimento del tessuto sociale ed economico della comunità locale.

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